Chiesa e famiglia

11-Sacra_FamigliaLa Chiesa universale gioisce ancora per il grande evento del Natale. La gioia che trabocca dai cuori contagia ogni anima, esprimendosi negli usi e nei costumi della tradizione, ma anche nel canto e nella cultura. “Cristo è nato per noi, venite adoriamo!”. La gioia del Natale propone oggi alla nostra meditazione l’icona amabile della Santa Famiglia di Nazaret.

Nel Vangelo non troviamo discorsi sulla famiglia; tra le sue pagine, però, si narra di un avvenimento che vale più di tante parole, e cioè, “Dio ha voluto nascere e crescere in una famiglia umana”, considerandola come primo strumento attraverso il quale incontrare l’umanità. Il cuore della Chiesa, quindi, contempla la Famiglia di Nazaret e vede in essa l’immagine della vicinanza di Dio ma anche il modello alto a cui tutti siamo esortati a guardare per tutelare la dignità e per salvaguardare l’istituzione della famiglia, attuando fedelmente il progetto che Dio le ha affidato al momento della creazione.

Sin dall’origine, la dignità della famiglia, sacra ed inviolabile, è solennemente sancita durante il matrimonio tra un uomo e una donna. Fissando lo sguardo della nostra fede sulla famiglia di Nazaret, la liturgia di questa domenica natalizia evidenzia in maniera particolare ciò che è determinante per la santità e per la dignità della famiglia. Le letture proclamate nella S. Messa sono un validissimo punto di orientamento. Nei testi della liturgia, infatti, è sottolineata la presenza di Dio all’interno della famiglia: questa presenza, che non è astratta ma percepibile, si manifesta soprattutto nella profonda comunione tra marito e moglie ed anche nell’unione coniugale che – non dimentichiamolo – deve sempre “servire” l’amore. Dio, infatti, è presente in essa come il solo ed unico Datore della vita e come la Sorgente di ogni benedizione. La famiglia non può conservare integra la sua dignità, nobiltà e bellezza se non attinge la sua forza dalla Parola di Dio; la Sacra Scrittura, infatti, custodisce tutte le indicazioni e gli orientamenti perché la famiglia si conservi salda e ferma nell’amore del Signore.

E così, la famiglia, oggi fortemente minacciata, potrà rappresentare ancora l’ambiente educativo, privilegiato ed assolutamente insostituibile nel quale formare convenientemente la “chiesa domestica” e incentivare, in essa, lo sviluppo normale ed integrale della singola persona. Questa realtà ci viene descritta sapientemente nel Vangelo, da S. Luca, la cui penna narra un singolare episodio di Gesù dodicenne: “Scese, dunque con loro, arrivò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua Madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2, 51-52). La testimonianza dell’evangelista sulla vita della santa Famiglia di Nazaret è molto scarna ma certamente ricca di contenuto. In questo contesto Gesù pronuncia alcune parole che rivelano chiaramente la sua unica missione: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 49). E sono proprio queste parole – che nel frattempo Maria e Giuseppe non comprendono – a rivelarci la santità della famiglia di Nazaret. Su questo esempio, ogni famiglia dovrebbe imparare a coltivare e a promuovere la specifica vocazione, ogni vocazione che i figli ricevono da Dio. Certamente la vocazione al sacerdozio è una particolare benedizione per quelle famiglie che con gioia accompagnano i propri figli ai piedi dell’altare.

Ma il primo e il più grande messaggio che oggi ci viene consegnato dalla S. Famiglia è quello della vocazione universale alla santità. Nell’episodio del ritrovamento di Gesù nel Tempio, la santità del Fanciullo si esprime nell’essere pieno di zelo per Dio e per il Tempio. Da chi imparò Gesù l’amore per le “cose” del Padre suo? Essendo realmente Figlio di Dio, Gesù ha certamente instaurato con il Signore un’intima relazione d’amore; se, invece, consideriamo la sua umanità, sicuramente Egli avrà imparato le preghiere ed appreso la “pietas” dall’opera educativa dei suoi genitori. Da Maria e Giuseppe Gesù è stato inserito nella comunità religiosa, frequentando la sinagoga a Nazaret; con loro ha compiuto anche il pellegrinaggio a Gerusalemme; Maria e Giuseppe hanno educato il loro figlio prima di tutto con l’esempio: dai genitori, il piccolo Gesù ha conosciuto la bellezza della fede, ha appreso l’amore per Dio e per la sua Legge; da loro ha imparato che prima di tutto bisogna compiere la volontà di Dio e che il legame di fede è molto più importante del legame di sangue.

Nell’educazione del piccolo Gesù, quindi, incidono felicemente la collaborazione umana dei suoi genitori e quella divina del Padre celeste. Perciò, la famiglia cristiana deve essere sempre più consapevole che i figli non sono una loro specifica proprietà ma un singolare dono di Dio. Pertanto, educare i figli alla libertà più grande significa inculcare loro la disponibilità a dire sempre “sì” a Dio per compiere la sua volontà. La Famiglia di Nazaret sia il modello di ogni famiglia cristiana che, unita nel matrimonio e fortificata dalla Parola e dall’Eucaristia, è chiamata ad essere cellula viva non solo di questa società, ma anche della Chiesa, “segno e strumento di unità per tutto il genere umano”. A Maria, perciò, affidiamo tutte le nostre famiglie, pregando per la loro preziosa missione educativa.

di Fra’ Frisina

foto: sacrafamigliact.it

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