Bobby Solo: Il mio secondo tempo

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Abbiamo incontrato Bobby Solo nella ultramoderna sala d’incisione della casa discografica Sifare Edizioni Musicali Publishing di Roma dove Roberto Satti, vero nome del cantante, sta registrando insieme al produttore Francesco Digilio il suo nuovo disco di Natale “Bobby Christmas”.

L’artista, legato al produttore da “un bel rapporto di amicizia, dalla passione per gli stessi generi musicali, dalle similitudini caratteriali come la bonaria incoscienza di lanciarsi in avventure, nonché dallo stesso segno zodiacale, quello dei pesci”, ha deciso di iniziare in questo modo “il secondo tempo” della sua carriera artistica. Il disco natalizio è il primo di un maxi progetto internazionale che prevede la diffusione on-line attraverso la Revenge Music – una società che lo stesso interprete sta costituendo insieme al patron della Sifare Publishing – di centinaia di brani tra cover e originali dell’artista.

Il noto cantante romano, sulla cresta dell’onda della musica internazionale da quasi 50anni, conquistò l’apice del successo nel 1964 con “Una lacrima sul viso”, presentata al Festival di Sanremo in coppia con Frankie Laine. Il brano del giovanissimo Bobby appassionò critica e pubblico dell’Ariston ma non vinse quell’edizione del festival a causa di un abbassamento di voce, dovuto probabilmente all’emozione data dalla sua giovanissima età (19anni). Quella sera il giovane interprete romano fu costretto a cantare in playback esibizione che, secondo il regolamento del Festival di Sanremo, esclude automaticamente il brano dalla gara. Proposto fuori concorso “Una lacrima sul viso” divenne un successo mondiale e con i suoi oltre 9milioni di copie vendute rese il giovane Bobby popolarissimo in Europa, Giappone e Sud America.

Ma veniamo all’attualità. Arriviamo all’appuntamento mentre Bobby Solo è impegnato in sala di registrazione insieme al maestro Marco Quagliozzi suo indispensabile collaboratore da 12 anni, tra le tastiere e la sua Ovation Legend, la chitarra che porta sempre al suo seguito. Rimaniamo piacevolmente sorpresi dalla tonalità della sua voce eterogenea, diffusa in tutto lo studio, che lo contraddistingue dalla gran parte dei giovani interpreti attuali e che gli permette di esprimersi musicalmente in diversi generi che spaziano dal blues, al pop, al country. Durante una pausa tra la registrazione di un brano e l’altro, chiediamo all’Elvis Presley italiano di farci conoscere questo suo nuovo progetto.

Allora, come nasce l’idea di questo progetto internazionale?

Questo nuovo progetto internazionale nasce dall’idea di una società che sto costituendo insieme a Francesco Digilio, si chiama Revenge Music e significa vendetta musicale. Ogni riferimento al mio passato è però puramente casuale. Il programma prevede l’incisione di oltre 200 brani musicali che spazieranno dalla canzone napoletana, agli anni 60 di Gino Paoli e Luigi Tenco, al country, al blues, al folk, al jazz, ecc. Faremo un catalogo, “The Bobby Solo Hit Diamond Collection” “ la cui distribuzione avverrà attraverso  piattaforme digitali on-line, le più competitive a livello mondiale. Ho scoperto che grazie a internet noi siamo finalmente liberi e non più dipendenti di certi padroni o di padri padroni e di una certa discografia. Siccome io le mie esperienze le ho passate, ora sono molto felice di volare libero come un uccelletto a cavallo di Francesco Digilio.

Lei è un appassionato di musica country-rock , tanto che qualche anno fa dedicò un tributo a Johnny Cash. Come nasce la sua passione per questo genere musicale?

Ho conosciuto Johnny Cash nel ‘67 a Francoforte, eravamo entrambi della CBS e nella base aerea di Ramstein ho assistito ad un concerto indimenticabile, gli ho stretto la mano, che era grande come una bistecca fiorentina. E’ stato un concerto memorabile. Da lì ho conosciuto la sua musica che mi ha profondamente colpito positivamente.

Lei, in qualche modo, si rifaceva allo stile di Elvis, tanto che a quei tempi le coniarono il famoso soprannome di Elvis Presley italiano. Come nacque questo trasporto verso il mito?

Al di là del fatto che attraverso Elvis Presley ho conosciuto la musica americana, io del re del Rock non sono mai stato un imitatore, infatti non ho mai indossato giacche e frange nemmeno quando avevo 22 anni. Indossavo sempre vestiti fatti a Roma, in Via Veneto, perché sono orgoglioso dell’eleganza italiana. Mi piace la musica americana ma non mi piacciono certe forme un po’ pacchiane.

Sembrerebbe una critica all’abbigliamento di Little Tony?

Assolutamente no. Però non amo l’immagine caricaturale. Elvis nasce nel Mississipi, uno stato nel quale convergono il country, il blues e ogni genere di musica, infatti è chiamato the melting pot, la pentola in cui bolle tutto. Quindi il country, il blues e il rhythm and blues mi hanno fatto innamorare di Elvis e della sua musica.

Se avesse la possibilità di reincarnarsi quale corpo sceglierebbe?

Senza dubbio Elvis Presley, in questo modo non dovrei faticare ad imitare la sua voce.

Immagino che durante ogni suo concerto le chiedano di cantare Una lacrima sul viso, non si è stancato di interpretarla?

Assolutamente no perché oltre al fatto che è mia, l’ho composta io e quindi è una mia figlia musicale, ho la consapevolezza che attraverso questa canzone io riesca a comunicare quelle emozioni che sono riuscito a svegliare nella gente nel ’64, quando destò tante emozioni. Tant’è vero che quasi diecimila persone conosciute nella mia vita mi hanno detto che si sono innamorate, sposate e hanno fatto figli, oltre che con brani dei miei colleghi, con la colonna sonora di Una lacrima sul viso.

Perché ancora oggi si ascoltano i pezzi degli anni 60/70/80 e non ci sono più quel genere di artisti come lei, Battisti, Mina e Baglioni?

La ragione non posso essere in grado di conoscerla però la mia opinione è che le note sono sette e che la musica pop ha avuto inizio presumibilmente negli anni ‘40. Secondo me queste sette note, compreso il diesis, utilizzate fino al ‘90 si possono combinare come il superenalotto ma inevitabilmente le combinazioni finiscono per ripetersi. In più avendo avuto nella storia della musica tanti personaggi eccezionali come Bacharach, Paul Mc Cartney e Ray Charles, è inevitabile che un giovane possa essere influenzato dalle emozioni di quelle armonie e quindi le ripete non solo per plagio ma anche inconsciamente. Poi la musica leggera dei nostri tempi si faceva come un seduta spiritica: di solito eravamo sette/otto musicisti ai quali bastava guardarsi negli occhi per capire che era nata l’idea di un nuovo brano. Oggi con l’avvento del computer una persona può fare un disco per intero da solo, quindi un monologo. E quindi non avendo questa corrente di energia di sette, otto, dieci persone, la cosa diventa statica,ferma e quindi fredda.  

Cosa pensa dei giovani cantanti attuali?

Non sparerei mai sui giovani perché sono stato giovane anche io. E’ bello essere giovane ma è anche così pesante avere tante incertezze e tanti punti interrogativi. I giovani di oggi nascono in un momento nel quale la discografia sta avendo dei problemi. E secondo me negli ultimi 25 anni le fonti di informazione che hanno nutrito questi giovani sono sempre troppo recenti. Per rimodernare e riuscire a ricreare nuove armonie bisognerebbe risalire alle “piramidi”: ai primi decenni del 900 e da li ricostruire.

Dall’alto della sua esperienza musicale, cosa consiglierebbe ad un giovane che volesse intraprendere la carriera artistica ?

Ai giovani vorrei dare un consiglio che proviene dal buddismo: nel buddismo e nello zen si dice che quando una persona desidera profondamente una cosa emana una energia purtroppo negativa che l’allontana da lui. Quindi non bisogna desiderare soldi, successo e fama, bisogna amare la musica per quello che la musica è attraverso un enorme amore per questa arte. Se saranno rose fioriranno. Desiderare e puntare determinati obiettivi con caparbietà secondo me, ma posso sbagliare, allontana assolutamente questa fortuna, questo successo da chi lo desidera.

Dopo quasi 50 anni di attività, qual è il sogno nel cassetto?

Uno dei sogni più importanti nel mio cassetto lo sto realizzando con Francesco Digilio. Sto agendo libero, non ho nessuno che mi impone qualcosa, che mi consiglia male. Non ho nessuno che mi frena, non ho nessuno che cerca di tagliarmi le gambe ma al contrario mi mette le scarpe super per correre meglio.

Oggi la musica si scarica da internet, tutto o quasi si fa attraverso la rete, com’è il suo rapporto con il mondo virtuale?

Io dico che la rete è la libertà. La rete è la cosa più bella che sia accaduta nella mia vita. Perché io finalmente possa arrivare, con la collaborazione di Francesco, a 3 miliardi di persone. Che poi possono anche dire che faccio schifo ma perlomeno mi faccio sentire. Invece prima, senza fare polemica perché è inutile parlare del passato, è stato un periodo molto triste di enorme frustrazione e ho sempre dovuto accettare compromessi e imposizioni.

Cosa pensa della situazione politica attuale?

Io penso che la situazione politica attuale è comunque influenzata da una situazione planetaria. Al di la delle colpe che si possono dare a destra o a sinistra. Non voglio fare il giudice perché non mi sento all’altezza di giudicare. Noi siamo in una crisi planetaria ma, secondo me, la prima colpa di tutto è la globalizzazione. Io non riesco a capire come per interessi, mi scusino i 3miliardi di cinesi, si possano licenziare in Italia e in America 20, 30, 40 milioni di persone per il fatto che si possa spuntare uno stipendio più basso. Questo lo ritengo una cosa gravissima ma non dal punto di vista umanitario alla San Francesco d’Assisi ma per un semplice motivo economico. Perché quei 20/30 milioni di persone che sono in difficoltà non vanno al ristorante e i ristoranti vanno in crisi, non comprano vestiti e i negozi di abbigliamento vanno in crisi, non prendono l’aereo e le compagnie aeree vanno in crisi. Praticamente è come il marito che per risolvere il problema delle corna ricevute dalla moglie si taglia da solo quello che ha. Quindi è una cosa stupidissima la globalizzazione. Poi ovviamente io non sono dalla parte delle persone che stanno ultrabene ma sono dalla parte delle persone che mi hanno mantenuto, cioè dal popolo. Quindi sono un cantante nazional popolare. Amo il popolo e vorrei che il popolo stia meglio. Non perché devo vendere i dischi perché a 67 anni adesso li vendiamo su internet ma perché me li hanno comprati per questi 40anni.

E della famiglia?

Penso che la famiglia sia una cosa importantissima, la prima forma di società primordiale. E nel mio caso da 16 anni la mia famiglia è mia moglie Tracy. Ovviamente anche i miei figli che ho avuto in passato. Mia moglie mi ha dato l’energia e la forza di andare avanti e di esprimermi musicalmente come sto facendo. Se fossi infelice non potrei esprimermi. Il fatto che sono molto contento mi da la possibilità di esprimermi musicalmente con dei buoni risultati.

Grazie Roberto.

Grazie a te

di Enzo Di Stasio

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Nella foto Bobby Solo, a sinistra, insieme al produttore Francesco Digilio

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