Albania: secondo l’ACER un cittadino su due sarebbe corrotto

corruzione.jpg.aspxIl Centro Albanese di Ricerca Economico (ACER) presenta i dati di ricerca su 1.000 intervistati in tutta l’Albania, per rilevare le pressioni di corruzione, il coinvolgimento dei cittadini nella corruzione e la loro percezione del livello di corruzione locale.

Questa ricerca, condotta dall’ACER, e presentata lo scorso 12 Maggio, è il quarto monitoraggio finanziato dalla UE per conoscere lo stato della corruzione albanese. I dati sono abbastanza significativi, tali da non lasciar fraintendimenti. Dall’ultimo monitoraggio 2014, c’è un peggioramento dello stato dei cittadini e delle istituzioni nei confrontati della corruzione, dimostrando che il 49% dei cittadini, direttamente o indirettamente, ha esercitato pressione sui decisori pubblici.

Il sondaggio rivela infatti un dato preoccupante. I 2/3 degli interpellati hanno dichiarato di essere disposti a ricevere una tangente (nel caso fossero funzionari pubblici), e di offrire soldi in cambio di un servizio pubblico (nel caso avessero seri problemi da risolvere). Solo il 3% ha dichiarato, invece, di non aver mai accettato una tangente. I dati dimostrano che il numero delle persone che hanno pagato tangenti è cresciuto dell’1%, mentre il 38,2% degli interpellati ha dichiarato di essere stato costretto ad offrire soldi sotto banco, e solo l’1,6%, invece, ha ammesso di aver pagato tangenti senza aver ricevuto alcuna pressione. Un comportamento quasi normale, prassi ovvia.

Zef Preci, Presidente dell’organizzazione che ha condotto il sondaggio, ha affermato che: “i risultati dimostrano che nel corso degli ultimi due anni, non è stato registrato alcun miglioramento della situazione”. Il 76% degli interpellati sostiene che la corruzione non potrà essere ridotta sensibilmente.

Gli autori del sondaggio sottolineano che: “il sistema giudiziario soffre di una serie di problemi, a partire dalla sua struttura organizzativa, allo status dei funzionari di giustizia, alla gestione ed in generale alla capacità dello stesso sistema di operare in rispetto degli standard europei. Il coinvolgimento di giudici, ufficiali delle dogane, procuratori, funzionari dell’amministrazione giudiziaria, partiti politici ed i loro leader in pratiche di corruzione, rimane agli occhi del pubblico, a livelli molto alti, mostrando una percezione verso queste categorie, come le più corrotte”.

La dilagante corruzione viene sottolineata, anche, in quasi tutti i documenti dell’Unione Europea sull’Albania, mentre gli imprenditori sia albanesi che stranieri, considerano il fenomeno quale principale ostacolo per la loro attività di business. Adesso sono in molti a sperare che ci sia un radicale cambiamento con l’approvazione della riforma giudiziaria, in via di discussione in parlamento.

A parere dell’Ambasciatore della delegazione Ue in Albania, Romana Vlahutin: “la riforma giudiziaria creerà un sistema pulito da chi ne ha approfittato e lo ha sfruttato, da chi ha tutelato e tollerato la criminalità invece di punirla, e costituirà un sistema disposto a punire e perseguire penalmente chiunque osi toccare i soldi e la fiducia pubblica”.

L’interesse a sperare nella realizzazione concreta delle parole di Vlahutin è totale.

Ma quali interessi sostanziali impediscono un intervento serio della materia? L’Albania deve correre ai ripari per sopperire a questi traffici illegittimi di ingiustizia sociale. Il vero traguardo, per il Paese delle Aquile, dovrebbe essere quello di condurre una politica seria basata su principi che si allontanino dal malaffare. Il vero business comincia quando circola legalità.

di Giovanni sacchitelli

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