“Accordi di famiglia” il libro tecnico ad uso guida per la coppia secondo Laura Vasselli

Abbiamo intervistato l’autrice di “Accordi di famiglia“, un libro editato poche settimane fa da Giappichelli Editore. Un testo dove l’autrice ha cercato di rendere fruibile a tutti le complesse dinamiche giuridiche del matrimonio, delle unioni civili e della convivenza.

Laura Vasselli scrive da tempo su InLibertà e – come avvocato – è impegnata in prima linea sul fronte della tutela giuridica delle relazioni interpersonali in campo affettivo e sportivo, insomma nelle aree più “calde” del corpo sociale.

Questo titolo evoca musicalità perché quando ho letto “accordi”, ho pensato alla tastiera di un pianoforte, ci può stare?

Direi di si, il mio passato da pianista in adolescenza mi ha permesso di imparare presto la grammatica della musica; così l’equilibrio delle note e dei suoni è da sempre – e continua ad essere – una parte fondamentale della mia vita; quindi anche a me è piaciuta subito l’idea di un effetto immediato di questo tipo. D’altronde le dissonanze nelle relazioni familiari sono una vera fonte di drammi e tragedie, come spesso siamo purtroppo costretti anche a leggere (e scrivere) sulle testate giornalistiche e a veder raccontate nella maggior parte delle commedie televisive.

Tutto dipende dagli accordi iniziali, quindi?

In parte sì. Se è vero infatti che l’amore non conosce regole, è altrettanto vero che la condivisione dei problemi della vita in forma di coppia ne impone moltissime; non piace pensarlo, né tantomeno dirlo, ma la realtà della vita materiale nel quotidiano è ricca di privilegi a cui però si affiancano anche molte seccature. Sono quindi convinta del fatto che saper concordare preventivamente le modalità di esercizio della vita di coppia aiuta l’amore a durare di più.

Quindi si dovrebbe consultare un avvocato prima di sposarsi o andare a convivere? O addirittura prima di fidanzarsi?

Se si riuscisse a superare l’impatto emotivo che vorrebbe l’amore esente da inquinamenti giuridici, finalmente si potrebbe cominciare sul serio a fare uso sensato della consulenza prematrimoniale preventiva, oggi più che mai, perché la legge istitutiva delle convivenze e delle unioni civili ha talmente ampliato l’area del diritti della coppia che lasciare tutto al caso è diventato troppo pericoloso.

Pericoloso è un aggettivo “pesante”…

E lo so bene, ma dove si profilano problemi economici, la lite è quasi certa. Nel mondo delle formazioni famigliari ci sono molte norme che operano automaticamente per il solo fatto di sposarsi, unirsi civilmente o convivere; per esempio, non tutti sanno che il regime di comunione degli acquisti opera di diritto e che la semplice convivenza può produrre effetti giuridici sul piano alimentare. Nel primo caso la legge impone di dichiarare espressamente all’atto del matrimonio che si vuole adottare un regime diverso da quello legale mentre nel secondo caso, qualora uno dei due – a seguito dell’interruzione della vita in comune – dovesse trovarsi in condizione di indigenza economica, potrà pretendere dal proprio ex convivente un assegno di mantenimento per una durata corrispondente al periodo della convivenza stessa, anche se i due non sono mai stati sposati.

Ma allora se la vita di coppia è diventata così rischiosa, come si può mantenere intatta la fiducia personale e inalterato l’amore quando l’amato bene ti vuole trascinare dall’avvocato?

Basta guardarsi negli occhi e chiedersi l’un l’altro: “Vuoi davvero che ciò che è tuo diventi mio?” La risposta sarà sempre sorprendente. Visto che noi avvocati siamo dappertutto, non sarà difficile reperirne almeno uno al momento giusto, purché esperto nella materia famigliare ed ereditaria che sono complesse e sofisticate. A parte gli scherzi, ho dedicato il secondo capitolo della prima parte del libro ai poteri di disposizione reciproca sui beni di entrambi perché la coppia deve essere consapevole dei diritti e dei doveri economici e patrimoniali nel corso dell’esercizio della vita in comune.

E che mi dici a proposito degli assegni di mantenimento milionari che alcuni mariti sono costretti a pagare in favore delle loro mogli anche dopo il divorzio?

Si tratta di situazioni particolari, da valutare caso per caso. Ovviamente il marito eccezionalmente ricco che magari a suo tempo ha chiesto alla moglie di smettere di lavorare per occuparsi della casa e dei figli dovrà ricompensarle l’impegno profuso e il risparmio indiretto in aiuti extradomestici che lo ha favorito negli anni; tuttavia, se nel corso della vita matrimoniale, detta moglie è stata destinataria di ricchezza in misura tale da poter avere garantita ampiamente l’autosufficienza economica, non ci saranno i presupposti per ottenere ulteriori assegni perché il “tenore di vita” condotto al tempo del matrimonio non è più l’unico parametro di riferimento per garantire i nuovi equilibri personali di due ex componenti di una coppia. Ma si tratta di casi rari, nella normalità dei casi, le perequazioni economiche tra futuri ex coniugi si assestano su parametri legati ai loro redditi e alle proprietà private individuali, spesso insufficienti per poter consentire una vita appena dignitosa. Come ricorderai, lo scorso anno scrissi un pezzo sulla nostra rivista proprio su questo delicato tema.

Vero. Invece nella prima parte del libro affronti il delicato tema della sessualità nella coppia; ma esiste ancora la separazione per colpa in caso di tradimento?

Sì ma si definisce “addebito” e non più “colpa”. Oltretutto viene applicato come “punizione” sempre più raramente al fine di esortare le persone in crisi matrimoniale a scegliere la strada più dignitosa delle alternative in tema di recupero della vita personale piuttosto che accanirsi verso la persona che ha tradito in modo irrimediabile e che vorrebbe invece a sua volta rivendicare la propria libertà. Del resto, l’esercizio delle libertà individuali, compresa quella sessuale, ha preso il sopravvento sul sacrificio e la sopportazione che connotavano le famiglie di un tempo. Per stare insieme bisogna amarsi davvero e la sessualità è una componente imprescindibile dell’amore e forse oggi, grazie agli strumenti di cui stiamo parlando, c’è meno ipocrisia rispetto ad un tempo in favore di una dignità più autentica.

Ma un coniuge può rifiutare la separazione e poi il divorzio?

No, perché comunque, essendo un diritto in entrambi i casi, esso potrà essere esercitato e comunque ottenuto in sede di giudizio. Nel secondo caso è possibile recuperare lo stato civile libero per poter passare a nuove nozze anche in tempi ormai abbastanza brevi. Il coniuge che si oppone potrà soltanto rallentare il processo, ma la sentenza parziale che pronuncerà prima la separazione e poi il divorzio sarà ottenibile in prima istanza, nel senso che poi eventualmente la causa potrà continuare per discutere su altri aspetti (mantenimento coniuge e figli, modalità della loro frequentazione, assegnazione della casa coniugale).

Ma i figli delle coppie “scoppiate” come reagiscono allo sgretolamento della loro famiglia?

L’esperienza mi dimostra da sempre che i figli soffrono soltanto quando vedono i genitori che lasciano travolgere dalle liti violente e che li utilizzano come armi di ricatto reciproco; ai figli, soprattutto minori di età, non interessa il tipo di relazione interpersonale tra il padre e la madre, bensì la coerenza genitoriale di entrambi nelle manifestazioni di affetto verso di loro. Ma nel mio libro non mi occupo di figli, se non per necessaria eventualità; la loro nascita è infatti un (lieto) evento possibile e facoltativo della coppia. E comunque a loro è dedicata una disciplina specifica nel corpo del codice civile, appunto denominata “filiazione”.

Grazie, Laura. Ti auguro, anche a nome della redazione, un grande successo per questo tuo importante libro, denso di argomenti, molto tecnico ma anche leggibile dai “non addetti ai lavori” che potranno trarre da esso informazioni molto utili in una materia che ci interessa proprio tutti.

Il libro si può acquistare direttamente dal sito dell’editore cliccando qui

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