Il potere bianco non fa respirare

Stati Uniti, Minneapolis, 26 maggio 2020. “I can’t breathe”. “Non riesco a respirare”. E’ morto così George Floyd, 46 anni, afroamericano, nero, disarmato al momento dell’arresto. George è immobile a terra, ammanettato, non può respirare perché un poliziotto, bianco, gli preme un ginocchio sul collo; nel frattempo un altro agente allontana i passanti che, impotenti, implorano di lasciar respirare l’uomo e filmano disgustati la scena. E se non ci fosse stata alcuna telecamera a riprendere?
Similmente morì Eric Garner, il 17 luglio del 2014, a Staten Island, quartiere neworkese. Anche Eric era afroamericano, nero e disarmato; anche lui morì per soffocamento, dopo essere stato arrestato da un ufficiale del Dipartimento di Polizia di New York City. “I can’t breathe”, ripeté Eric per circa 11 volte, mentre era a faccia in giù sul marciapiede.

I poliziotti che hanno ucciso e lasciato morire George sono stati licenziati. Le riprese dell’incidente hanno suscitato una diffusa attenzione nazionale e sollevato, ancora una volta, domande sull’uso appropriato della forza da parte dei corpi della polizia americana. Centinaia di persone sono scese in strada per protestare contro la violenza della polizia. George era solo un altro nero, afroamericano, in una società multietnica e separatista.

Uguali ma separati

Crescente diversità e tolleranza razziale o dilagante violenza e separazione delle razze? L’ultimo decennio ha lasciato ben sperare che gli Stati Uniti potessero finalmente muoversi verso una società post-razziale, libera da pregiudizi e discriminazioni. La verità è tuttavia un’altra. Il seme del potere bianco trova sempre del terreno fertile dove germogliare; movimenti ideologici di tipo neonazista, supremazia razziale e suprematismo bianco possono facilmente attecchirvi. La razza – priva di basi scientifiche – rimane un problema primario; il concetto di razza non esiste ma il razzismo uccide.

La società americana è tutt’oggi permeata da una visione distorta della razza, che alimenta diseguaglianze etniche e religiose. La pandemia ha riacceso i riflettori sulle disuguaglianze sociali e fatto riemergere l’amara realtà del paese: una società multiculturale, lontana tuttavia da una convivenza interculturale, in grado di riconoscere pari dignità e diritti a tutte le sue parti. Una nazione fondata dall’unione di ex-colonie di diverse origini, la cui effettiva fusione è tuttavia rimasta un ideale. Le disparità di trattamento, che possono per buona parte del tempo restare sopite negli anfratti sociali e nei vicoli delle grandi città, si fanno più marcate ed inevitabilmente evidenti durante una crisi.

Così vicini, così lontani

Una ricerca dell’Università di Harvard (2016) conferma differenze di trattamento riservate dalle forze di polizia americane (che al 90% sono composte da bianchi) ai cittadini. Nello specifico, lo studio rivela che i cittadini neri, siano questi uomini o donne, vengono trattati in modo diverso quando hanno a che fare con le forze dell’ordine: è molto più facile che i neri vengano perquisiti, ammanettati, intimiditi o spinti a terra rispetto ai bianchi, anche quando non sono armati o si dimostrano collaborativi.

Casi di scarsa rappresentanza da parte di avvocati difensori hanno inoltree portato l’attenzione sulla mancanza di un’adeguata consulenza per molti imputati criminali, un problema che affligge in particolare le persone di colore. Anche il braccio della morte (gli Stati Uniti d’America sono attualmente l’unico paese occidentale in cui è prevista l’applicazione della pena capitale) è testimone dell’ impatto discriminatorio-razziale nei confronti dei cittadini afroamericani: chi uccide un bianco ha più probabilità di essere condannato a morte rispetto a chi uccide un nero (Il Post).

Vogliamo parlare di razza?

George Floyd

Nel 2004 uno studio pubblicato dalla rivista Nature mostra che le classificazioni razziali sono descrittori inadeguati della distribuzione della variazione genetica nella nostra specie: le variazioni genetiche presenti all’interno della stessa popolazione sono più ampie di quelle riscontrate tra popolazioni di regioni geografiche diverse (The Vision). Ciò non deve lasciarci troppo sorpresi: la distribuzione delle variazioni genetiche osservata è principalmente il risultato della storia dell’espansione umana fuori dall’Africa, dei percorsi di espansione attraverso l’Eurasia e delle successive crescite demografiche in Oceania e nelle Americhe, così come delle migrazioni locali e a lungo raggio.

Craig Venter, un pioniere del sequenziamento del DNA, ha osservato: “Il concetto di razza non ha basi genetiche o scientifiche. Nelle scienze biologiche e sociali il consenso è chiaro: la razza è un costrutto sociale, non un attributo biologico”. Oggi, gli scienziati preferiscono usare il termine “antenati” per descrivere la diversità umana, non di certo quello di razza.

Negli ultimi decenni la ricerca genetica ha sostanzialmente rivelato due profonde verità sulle persone. Il primo è che tutti gli umani sono strettamente correlati, più strettamente collegati di tutti gli scimpanzé. Ogni individuo ha la stessa collezione di geni, ma ad eccezione dei gemelli identici, ciascuno di noi ha versioni leggermente diverse di alcuni di essi. Gli studi hanno permesso agli scienziati di ricostruire una specie di albero genealogico delle popolazioni umane, rivelando una seconda verità: in un certo senso, siamo tutti africani.

Il sogni di ieri è il sogno di oggi

I have a dream”. Iniziava con queste parole il discorso pubblico tenuto dall’attivista americano Martin Luther King durante la marcia su Washington per Jobs and Freedom (il lavoro e la libertà), in cui chiedeva diritti civili ed economici per tutti e la fine del razzismo. “Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!” Era il 28 agosto 1963.

Nel 1964 il Senato degli Stati Uniti d’America approvava il Civil Rights Act, sancendo la fine legale della discriminazione e della segregazione razziale in tutto il paese.

Fonte foto: thesun.co.uk

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