13 maggio 1981 Ali Agca spara a Papa Giovanni Paolo II

Ali AgcaE una giornata primaverile a Roma. Il papa dopo la consueta udienza generale attraversa sulla sua auto scoperta Piazza S. Pietro, attorniato da una folla festosa. Improvvisamente partono alcuni colpi di pistola e il Papa colpito si accascia. Immediata la corsa al Policlinico Gemelli di Roma, riportò gravi ferite e fu subito sottoposto a un delicato intervento chirurgico riuscendo a sopravvivere. Fu operato nuovamente pochi mesi dopo per complicazioni ma alla fine ce l’ha fatta e il suo pontificato è durato per ventisette anni.

L’attentatore verrà inseguito e arrestato a poche centinaia di metri. E’ un turco Ali Agca, collegato a una cellula terrorista turca i “Lupi Grigi” gruppo nazionalista, autore di altri omicidi politici.

Le indagini portarono alla “pista bulgara” facendo sospettare che dietro l’attentato al papa ci fosse la longa manus dei servizi segreti dell’Unione Sovietica, il KGB, che avesse operato in concorso con la Stasi della Germania dell’Est, e i Servizi Segreti Bulgari che avrebbero a loro volta utilizzato una cellula dei “lupi grigi”.

Un quadro investigativo che non ha mai convinto fino in fondo, anche se il ruolo di Papa Wojtyla, e del Vaticano, nel supporto al Sindacato Polacco Solidarnosc in Polonia, guidato da guidato inizialmente da Lech Walesa, era accertato, e quindi si ipotizzava una vendetta da parte dell’URSS che vedeva una forte ingerenza dell’Ovest negli affari dell’Est.

Qualcuno ha anche sospettato che i servizi segreti occidentali, ovviamente la solita CIA, ma anche quelli francesi, avessero delle informazioni, ma per ragioni “strategiche” non avvertirono il Vaticano.

Agca non ha mai spiegato le ragioni del suo gesto, ne chiarito definitivamente chi lo avesse coinvolto e perché. Karol Wojtyla lo incontrerà in carcere, in un colloquio riservato, ma cosa si siano detti è rimasto un segreto.

Una cosa sola è trapelata tramite il grande giornalista Indro Montanelli. In una sua intervista al Papa, parlando dell’attentato Montanelli chiese a Wojtyla cosa gli avesse detto Agca.

Il Papa rispose sorridendo che l’unica cosa che poteva raccontare era il fatto di come Agca fosse stupito di vedere il Papa ancora vivo dopo la ferita che aveva ricevuto. Il proiettile gli aveva trapassato l’intestino fuoriuscendo dalla schiena, ferita, in questi casi, quasi sempre mortale per le complicazioni infettive che determina.

Per Giovanni Paolo II il suo salvataggio era dovuto alla protezione della Madonna di Fatima. Curiosamente il giorno dell’attentato ricorre proprio la festività cristiana della Madonna di Fatima.

Al di fuori di tutto cade, in questa intervista, l’ipotesi, adombrata da qualcuno, che Agca volesse solo ferire il Papa e non ucciderlo.

In questa storia si inseriscono altri complessi eventi. La scomparsa di Manuela Orlandi, secondo alcuni legata all’attentato, come più volte ha detto Acga, in maniera poco convincente, oppure secondo altri legata a problemi interni al Vaticano riguardanti lo IOR, la famosa banca Vaticana che poi non è una banca ma un istituto finanziario, al suo presidente il Cardinale Paul Marcinkus, l’ombra di Sindona, della mafia, la Banda della Magliana, della P2 di Licio Gelli, fino alla morte del banchiere Roberto Calvi, a Londra sotto il ponte dei Blackfriars Bridge ( il Ponte dei Frati Neri) conseguente al fallimento del Banco Ambrosiano, che avrebbe aiutato il Vaticano nel finanziamento a Solidarnosc.

Curiosamente Agca ricompare a Roma nel 2014, come un semplice turista, senza visto di entrata, e si fa fotografare in Vaticano, dicendo che voleva solo depositare dei fiori sulla tomba del Papa. La cosa ha destato molte perplessità, anche perché Agca non racconta come sia riuscito ad entrare in Italia, ma soprattutto chi lo abbia aiutato.

Si potrebbe dire che l’assassino (in questo caso il feritore) torna sempre sul luogo del delitto. Un mistero che si aggiunge ad altri.

Ottimo pane per tutte le possibili teorie, su cui centinaia di articoli e libri continueranno ad essere scritti.

Questo è uno.

di Gianfranco Marullo 

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