Il problema della libertà umana non è un problema psicologico. Sebbene esso si connetta con lo studio sulla volontà e la sua soluzione si richiami alla osservazione interiore, esso si interfaccia in modo indissolubile con le questioni più profonde. D’altra parte il problema della libertà umana è intimamente intrecciato con una serie di altri problemi, la cui soluzione dipende ugualmente da quella delle questioni fondamentali. L’attività volontaria dell’uomo è a sua volta il fondamento di una serie di attività che sono per la vita umana della più alta importanza: la morale, il diritto, la religione. La determinazione dei concetti di responsabilità, di pena, di libertà civile e religiosa, dipendono essenzialmente dal modo con cui è concepita la libertà del volere; e per contro non è possibile determinare il concetto della libertà senza tener conto del fatto morale e religioso per cui la libertà è e sembra essere un postulato necessario. Non è possibile trattare della libertà del volere senza presupporre una teoria della volontà. La volontà umana è libera da ogni stimolo o potenza esterna, ma anche dai movimenti interiori, mentali, anche i motivi stimolano, ma non necessitano la decisione, la quale dipende soltanto dal soggetto volente e inizia perciò in un certo modo una nuova serie del divenire. Il sentimento di libertà che noi proviamo, la coscienza che noi abbiamo di potere in un dato momento di fare o non fare, il senso di responsabilità che ciascuno prova dopo aver compiuto un’azione moralmente buona o cattiva, il fatto della legislazione civile sono argomenti che provano che l’uomo è realmente il principio della propria attività. L’uomo non è un essere isolato che ha posto da sé la propria esistenza, ma è la manifestazione, o la creazione, di un Principio Unico, al quale deve ricondursi ogni realtà ed ogni attività. Il desiderio mosso dall’intelligenza è la libera volontà. Dove il desiderio irrazionale si muove in una direzione unica, la libera volontà, per sua connessione con l’intelligenza, contiene in sé una possibilità di più determinazioni, di fronte alle quali è in sua facoltà decidere. La volontà dell’uomo è dotata della facoltà di decidere fra il bene e il male. L’azione libera non è senza causa: essa ha la sua causa nell’uomo, nella ragione, cui è inerente la facoltà fra più azioni possibili. Il negare all’uomo la libertà sconvolgerebbe il nostro modo di pensare e di agire: coloro che la negano agiscono come se la riconoscessero, senza la libertà la pena e la responsabilità non avrebbero più senso. La volontà umana tende verso il bene o l’apparenza di bene: se alla volontà si presentasse il bene assoluto, essa ne sarebbe attratta irresistibilmente. L’esperienza ci presenta solo dei beni limitati, nei quali la nostra ragione vede per un lato un riflesso del bene assoluto, per l’altro la loro non identità col bene assoluto: onde essa conclude che possono essere voluti perché sono un bene e possono non essere voluti perché non sono un bene. Dinanzi a questo doppio giudizio, la volontà resta indeterminata e libera di determinarsi a volere o non volere. La libertà è quindi lo stato della volontà di fronte a beni finiti che possono essere accettati o respinti secondo che siano considerati in ciò che hanno di bene o di imperfetto. La libertà non è quindi la facoltà di fare il bene o il male, ma facoltà di scegliere questo o quel bene, di fare questo o quello, di fare o di omettere se l’ammissione appare come maggior bene. Il bene scelto può essere un bene solo per il senso e così comparativamente un male. Il movimento della volontà dipende dall’intelligenza perché il bene non muove la volontà se non in quanto conosciuto ed apprezzato come bene; quindi all’atto libero precede sempre un giudizio di valore, la deliberazione è un atto dell’intelligenza, ma colorato di volontà; la decisione è un atto della volontà ma illuminato dall’intelligenza.
Leonardo Comple
Foto di Mario Vianelli: www.transfinito.eu
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