Vivere con estrema fiducia nell’amore, senza lasciarsi intristire dalle difficoltà

fiducia_a_Diamo inizio, oggi, ad un nuovo anno liturgico celebrando la prima Domenica d’Avvento e l’annuncio che vogliamo subito accogliere dal nuovo anno ecclesiale che comincia è racchiuso in una singolare verità: Dio ci dona il ‘suo tempo’.

Sì, è cosi! Dio ci dona il suo tempo e noi, al contrario, abbiamo sempre poco tempo per il Signore perché il ritmo della vita ormai è diventato oltremodo frenetico. Dio, invece, ha tempo per noi e ce lo dimostra il fatto che Egli stesso è diventato tempo, volendo entrare nella storia per offrirci una dimensione nuova: l’eternità. Che grazia, che gioia soprattutto se consideriamo che il tempo è un dono inestimabile che scaturisce per tutti noi dall’amore del Padre, una dimensione teologale che l’uomo, assieme agli altri doni di Dio, è chiamato certamente a valorizzare e a non sciupare. Tutto è grazia, anche il tempo che ci è dato di trascorrere sulla terra. La storia della salvezza, inoltre, guarda a tre momenti, tutti da considerare non solo cronologicamente ma come legati in maniera inscindibile alla dimensione storico-temporale: in origine, infatti, è Dio ad operare la creazione; nella pienezza dei tempi è Dio ad operare l’Incarnazione di Cristo; infine, stando alle divine Scritture, sarà Dio ad inaugurare la “parusia” dei tempi nuovi, ossia la venuta finale del Figlio e il Giudizio universale. Ma ritorniamo all’Avvento: esso è un periodo di quattro settimane, che vogliamo vivere sin da ora all’insegna della gioia e che da subito vogliamo considerare nei suoi due momenti fondamentali: innanzitutto, la parola di Dio che sarà proclamata in questi giorni ci inviterà a risvegliare l’attesa dell’ultimo ritorno di Gesù e successivamente, avvicinandoci sempre più alla festa del Natale, essa ci chiamerà ad accogliere seriamente Gesù nella nostra vita e ad adorarLo nei panni di Dio-Uomo, venuto nella carne mortale per acquistarci la salvezza. Ma cosa significa Avvento? La parola ‘Avvento’ deriva dal latino ‘Adventus’, termine che in italiano possiamo tradurre con ‘arrivo’, ‘venuta’, ‘presenza’. Nel linguaggio del mondo antico il termine veniva utilizzato per indicare, nello specifico, la visita di un re o di un imperatore nelle province dell’epoca; tale terminologia, dunque, di chiare origini pagane, venne adottata anche dai cristiani per poter meglio esprimere il loro particolare rapporto con Gesù crocifisso e risorto: Egli, il Re dei re della terra, è entrato in questa povera provincia chiamata mondo per farci dono della ‘sua venuta’; dopo la sua risurrezione ed ascensione al cielo è rimasto ancora in mezzo a noi, dentro di noi attraverso l’Eucarestia, i Sacramenti, la Chiesa, espressione misteriosa del suo corpo mistico. Se da una parte ‘Avvento’ significa fare memoria della prima ed ultima venuta di Gesù, dall’altra vuol dire riconoscerLo presente tra noi nelle vesti di fiducioso compagno di viaggio. Una tale consapevolezza, irrobustita dall’ascolto costante della sua Parola, ci aiuta a considerare il mondo con occhi nuovi, ad interpretare le vicende della storia come prova del suo amore e come segni della sua vicinanza. Fondare il nostro credo su tali basi significa vivere questo Avvento come un tempo privilegiato di attesa e di speranza, di ascolto e di riflessione, guidati dalla liturgia che, fonte e culmine della vita cristiana, invita tutti ad andare incontro al Signore che viene. E Vieni, Signore Gesù! – in ebraico, ‘Marana tha’. Questa invocazione, propria della primitiva comunità cristiana, diventi anche la nostra più alta aspirazione, sia l’unico anelito della Chiesa che da oltre due millenni tende continuamente all’incontro definitivo con il Signore Gesù. Vieni oggi, Signore; illuminaci e donaci la vera pace. Con il profeta Isaia, che nella prima lettura (Is 63,16-19; 64,1-8) ha dipinto il volto del Signore come quello di un padre tenero e misericordioso, ringraziamo Dio per la sua sovrabbondante benevolenza usata nei confronti di tutti noi peccatori. Prepararci degnamente all’avvento di Gesù Cristo è il monito che ci viene anche dal Vangelo di oggi (Mc 13, 33-37): “Vegliate” – ci dice Gesù, narrandoci la parabola del padrone di casa che parte e lascia i servi senza comunicare loro il momento del suo ritorno. La nostra attenzione che nelle ultime settimane si era focalizzata sul giudizio e sulla fine del mondo, adesso si posa sul “come” accogliere Cristo: non con paura o tremore ma con speranza, fiducia e gioia, certi che il Signore tornerà presto. Il “come verrà”, ci sarà svelato attraverso la Parola del Vangelo di Domenica in Domenica. ‘Vegliare’ significa seguire Gesù ovunque Egli vada, scegliere con coraggio ciò che Lui ha scelto, amare, pure nella sofferenza, ciò che Lui ha amato, conformare liberamente la propria vita alla sua. E vegliare significa anche vivere nutrendo estrema fiducia nel suo amore, senza lasciarsi intristire dalle difficoltà e dai problemi della vita. Così hanno vissuto i Santi, così ci sforzeremo di vivere pure noi e ancora una volta chiediamo al Signore che ci doni la sua grazia perché il cammino di Avvento che oggi iniziamo a percorrere sia di stimolo per tutti a camminare spediti seguendo le sue coordinate. “In Lui – come ci dice Paolo nella seconda lettura (1Cor 1, 3-9) – siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. Egli – infine – vi renderà saldi fino alla fine”. Ci guidi e ci accompagni sempre in questo itinerario di fede la partecipazione all’Eucarestia che a noi pellegrini sulla terra rivela tutto il senso cristiano della vita; in questi sentieri che ci portano a Cristo, ci prenda per mano l’umile Vergine di Nazareth, Maria, la porta dell’Avvento, scelta da Dio tra tutte le donne della terra per divenire la Madre del Messia. Amen!

Frà Frisina

foto: aforisticamente.com

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.