Vacanze italiane con bebè? “In casa”, stanziali e preferibilmente all inclusive

ostia mare e trafficoOgni anno, con l’arrivo delle ferie estive, le coppie italiane devono affrontare, non senza una certa dose di stress dell’ultimo minuto, l’organizzazione delle proprie vacanze. Ansia che sale sensibilmente se al gruppo “coppia” si aggiunge un terzo elemento, cioè un bambino, magari nato da pochi mesi. Esigenze nuove, difficoltà logistiche, orari completamente capovolti e (come se non bastassero) un pizzico di tensione e stanchezza condizionano la scelta della meta estiva.

Ma quali sono le mete di vacanza preferite dalle famiglie italiane? Quelle incluse nei confini nazionali, tanto per cominciare. Un’indagine Istat del 2012 rivela infatti che il 79,4% dei connazionali sceglie proprio l’Italia come luogo per trascorrere le vacanze. Solo il 31,4% si dirige verso mete europee o extra europee. Inoltre, molto spesso ci si affida a strutture sul mare più vicino o agriturismi in collina che prevedano la formula della pensione completa, per una vacanza senza troppi spostamenti e stress per i neo genitori, e soprattutto per il bebè. Eppure, al momento di chiedere il preventivo ci si rende conto che la vacanza in terra nostra non sarà tanto più economica di quella in terra straniera.

Infatti, a titolo di esempio, una settimana in un hotel 3 stelle sulla riviera marchigiana in pieno agosto a pensione completa può arrivare a costare 1600€. La stessa settimana, nella Costa Brava spagnola, almeno la metà. Considerando che le spese per un volo aereo possono essere ammortizzate risparmiando in benzina e pedaggio autostradale, viene da chiedersi come mai, anche in periodi di crisi, le famiglie italiane preferiscano comunque la scelta costosa e sicura del mare dietro casa, a quella di una nuova località balneare estera, magari da abbinare a una puntatina di due giorni nella più vicina capitale europea. Sembra una tendenza tutta italiana, quella di fermarsi a lungo al mare col proprio bebè: infatti le famiglie straniere portano al seguito figli grandi e piccini nei loro spostamenti in città d’arte e viaggi culturali, spesso in veri e propri tour de force itineranti, armandosi di valigie leggere, passeggini in alluminio, thermos per la pappa, kit da viaggio per il cambio del pannolino e tanta, tanta pazienza e volontà di adattarsi.

Un viaggio itinerante con un bebè è senza dubbio sfiancante e faticoso; i tempi degli spostamenti si dilatano, quelli di adattamento si sconvolgono, e per evitare pianti da noia e capricci da stanchezza bisogna rispettare il più possibile i loro ritmi, partendo dal presupposto che la vacanza che si sta per affrontare sarà diversa da tutte quelle vissute fino a quel momento. Forse non sarà possibile entrare in quel museo tanto sognato perché in quel momento lui o lei ha deciso di lasciarsi andare a un pianto interminabile, forse quella cena nel ristorantino abbarbicato sul bairro alto segnalato dalla guida dovrà saltare perché nel ristorante non ci sono seggioloni, e forse la notte si dormirà ancora di meno perché il piccolo avrà fatto fatica ad abituarsi al nuovo lettino.

Ma quindi, perché le famiglie italiane d’estate non partono all’avventura con fascia porta-bebè al seguito? Complice forse la teoria pediatrica secondo cui “ogni giorno trascorso al mare in estate è un raffreddore in meno in inverno” o complice anche la sciocca convinzione che “tanto lui cosa potrà ricordare di un viaggio fatto a un anno?”. O forse perché, riflettendo sul sistema del welfare familiare nazionale, ci si rende conto che sono famiglie poco assistite nei servizi essenziali, che arrivano molto stanche e provate alla fine dell’anno, e tutto quello di cui hanno bisogno è una vacanza di assoluto riposo: eppure, se riuscissero a osare un poco di più intraprendendo quel viaggio tanto diverso e stancante in terra straniera, si ritroverebbero centinaia di foto, sensazioni, colori ed emozioni indelebili nell’album dei ricordi di famiglia.

di Laura Celani

foto: Ostia News

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