Sono passati 59 anni dall’ultima volta in cui Milano ospitò Picasso: era il 1953 e Guernica tornò per l’occasione in Europa dopo 15 anni passati in America per sfuggire alla guerra. L’esposizione milanese fece scalpore ed assunse allora forti connotati politici, “La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti, -diceva Picasso – è uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico”. Oggi Guernica è ospitata al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia e sembra sia inamovibile nonostante i baschi continuino a rivendicare il diritto di ospitarla a Bilbao.
Oggi Palazzo Reale a Milano riapre le porte all’artista spagnolo, orfana stavolta di Guernica la mostra sembra aver assunto connotati più intimistici e volersi porre come un vero e proprio viaggio nella vita del pittore attraverso i pezzi della sua collezione personale i quali, secondo la curatrice Anne Baldassarri, “costituiscono la trama di una singolare autobiografia, di un diario per immagini che intreccia storia ufficiale e storia privata”. Le 250 opere esposte provengono infatti tutte dal Musée National Picasso di Parigi, attualmente chiuso per restauri, e compongono un percorso cronologico inedito nella lunga vita dell’artista. Passando dal “periodo blu” al “periodo rosa”, dall’influsso di Cezanne e Gauguin agli studi cubisti, fino ad arrivare all’espressionismo ed al surrealismo degli ultimi anni: l’excursus nella vita di Picasso è anche un excursus in novant’anni di correnti artistiche europee.
Insieme ai dipinti veri e propri e è possibile trovare nelle stanze di Palazzo Reale in questi giorni anche gli studi realizzati dal pittore in preparazione di capolavori come Les Demoiselles d’Avignon, che furono fondamentali alla critica successiva a stabilire gli intenti del pittore e darne una lettura più approfondita collegandolo non soltanto al suo conflittuale rapporto con le donne ma in generale con l’atto sessuale. Sono inoltre presenti i papiers collées cui Picasso si dedicò negli anni tra il 1912 e il 1914, i lavori dell’ultimo periodo su Velasquez, Manet o Courbet., le sculture e le fotografie oltre ad una ricostruzione dell’esposizione del 1953.
D’altronde come afferma Evgenij Evtushenko “Ognuno di noi ha il suo personale Picasso e mai nessuno riuscirà a convincerci che quello di un altro possa essere, alla lunga, migliore del nostro”. Certo il rischio, in una mostra di questo tipo, è di non riuscire neppure a cogliere quale sia il proprio personale Picasso in mezzo a tanta varietà espressiva e non riuscire a comprendere, al di là dell’ ordine meramente cronologico, quale sia l’uomo e l’artista che sta dietro determinate scelte.
Claudia Durantini
Per chiunque volesse scoprire il proprio Picasso la mostra è aperta fino al 6 gennaio anche con orari notturni, tutte le informazioni sono disponibili sul sito ufficiale www.mostrapicasso.it.
In copertina: Scultura di Picasso, foto di Catta Kvarn da Pixabay
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