SuperMario spinge Renzi ad accelerare sulle riforme

SuperMario-DraghiDopo sei anni dalla crisi innescata dal fallimento della Lemanh Brothers la Bce riesce a vincere le resistenze tedesche e varare una manovra di politica monetaria espansiva senza precedenti.

Lo scetticismo di chi pensava fosse una manovra tardiva e di dimensioni ridotte (il classico “troppo poco è troppo tardi”) è stato smentito da un Quantitative Easing da 1.100 miliardi di Euro (60 miliardi al mese di acquisti di Titoli di Stato emessi dai governi dell’Unione).

Di fronte ad una deflazione conclamata il Governatore della Bce Mario Draghi ha sfoderato il grande bazooka più volte evocato con la famosa frase “whatever it takes” che aveva tranquillizzato i mercati soltanto temporaneamente.

Ma vediamo di cosa si tratta. In una situazione di economia stagnante ed inflazione oramai negativa (deflazione) i prezzi dei beni reali (tipicamente dell’immobiliare) avevano intrapreso una discesa che sembra senza fine e porta noi consumatori a rinviare gli acquisti contribuendo alla stagnazione dell’economia di cui si è detto.

Una spirale in cui il Giappone si trova da un paio di decenni senza riuscire ad uscirne neanche con manovre espansive continuate e reiterate.

Quindi non possiamo essere sicuri che questa manovra produca i suoi effetti perché sicuramente tardiva rispetto a quanto ad esempio fatto dalla Fed negli Stati Uniti. Tuttavia la dimensione dell’intervento ha portato ad una immediata svalutazione della nostra moneta che consente di guardare con ottimismo alla ripresa delle esportazioni e porterà nel medio periodo ad una crescita dei prezzi dei beni reali che ci farà sentire tutti più ricchi e quindi pronti a tornare a spendere rigorosamente in Euro (perché siamo invece più poveri quando viaggiamo, essendoci svalutata la nostra valuta).

Il punto è capire come questi effetti si accompagneranno ad una ripresa economica in un contesto che strutturalmente è più rigido di quello americano non avendo i paesi europei come l’Italia, ma anche la Francia e gli altri dell’area mediterranea, fatto quelle riforme necessarie a rendere più flessibile il mercato del lavoro ed il contesto economico in generale.

La globalizzazione ha portato con se un benessere diffuso ma anche una allocazione degli investimenti che consente agli imprenditori di localizzare la produzione nei mercati che garantiscono maggiore flessibilità e dinamismo; l’Italia non è sicuramente uno di questi mercati.

Tuttavia non è dopo sei anni questo il momento per mostrare scetticismo e preoccupazione ma è il momento per cogliere l’opportunità di questa manovra espansiva per accelerare le riforme intraprese senza se e senza ma.

L’Italia riuscirà a fare questo se il governo deciderà di governare senza compromettersi con i conservatori che da destra a sinistra cercano disperatamente di conservare i loro privilegi in una situazione economica che è evidentemente insostenibile.

Il premier Matteo Renzi ha dalla sua parte il dato anagrafico che gli consente di proiettarsi in avanti con la forza della generazione che rappresenta. Gli facciamo un grosso in bocca al lupo.

di Renzo Moretti

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