Social network, un’arma a doppio taglio

digitalfirecom_zps5b555af0Anche le coppie più felici scoppiano e spesso c’è di mezzo Facebook. Gli americani lo sanno bene: il 70% degli avvocati matrimonialisti statunitensi sostiene che Facebook sia la fonte primaria di prove di infedeltà. Anche molti italiani scelgono il famosissimo social network come strumento di indagine. E frutto delle ricerche spesso è il divorzio!

Si accusa il partner di tradimento, si esce di casa sbattendo forte la porta e… si entra in carcere! Capita più spesso di quanto immaginiamo: da vittime a imputati in un batter d’occhio. A Roma un uomo ha deciso di creare un account falso su Facebook sospettando l’infedeltà di sua moglie; è venuto così a conoscenza della ormai solida relazione della donna con un’altra donna e punta al divorzio. Lei però ha subito fatto causa al marito per aver violato la sua privacy.

La legge è dalla sua parte e l’uomo è responsabile altresì del reato di violazione della corrispondenza e del reato di sostituzione di persona. Spiega che adesso per lui il divorzio è l’ultimo dei problemi: “ho avuto la verità, ci vedo chiaro ma è stato controproducente! Sono in un guaio ancora più grande ora”. Non tutto ciò che per noi è una prova schiacciante e lecita, può esserlo anche per i giudici.

Non pochi italiani, negli ultimi anni, hanno risposto del reato di diffamazione (aggravata) per aver raccontato la loro esperienza, pubblicando nomi e cognomi, in gruppi pubblici sui vari social network per confrontarsi con altri “traditi”.  Sono tante le relazioni extraconiugali nate su Facebook o comunque uscite allo scoperto proprio tramite questo diffusissimo social network. Tanti i cuori infranti, forti le delusioni.

Oggi la tecnologia informatica facilita una continua e pluriquotidiana comunicazione di tutti con tutti, anche dei coniugi infedeli con i propri amanti. Se tradire è più facile, lo è anche fare “tana!”, ma è importante farla in modo adeguato per non passare dalla padella alla brace!

di Arianna Boni

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