Sergio Marchionne, con lui finisce un’epoca

Finisce un’epoca, finisce una storia. È un tardo sabato pomeriggio di luglio, quando viene annunciata l’uscita di scena del manager italo-canadese Sergio Marchionne da ogni incarico ricoperto nelle società di FCA e in quelle riconducibili al gruppo Exor della famiglia Agnelli.

Marchionne ha gravi problemi di salute che non gli consentono di esercitare a pieno e al meglio i suoi compiti. L’a.d. del gruppo FCA avrebbe lasciato il gruppo comunque a fine 2018, dopo 14 anni di impegno e dedizione, durante questi anni ha salvato l’azienda automobilistica italiana Fiat Auto S.p.A. da un fallimento che per molti era annunciato come imminente agli inizi del 2002. Ha trasformato un’azienda automobilistica nazionale in una di importanza internazionale, acquisendo solo da pochi anni il gruppo americano Chrysler, una scelta che per molti sembrava azzardata ma che invece era un tassello importante nelle strategie di crescita pianificate dall’ a.d. di Fiat Auto S.p.A; perché all’interno di Chrysler vi era un potenziale da tirare fuori, come il marchio Jeep, che è diventato il leader per produzione di Suv e delle vere 4×4 inarrestabili, tanto da poter far nascere fuori dagli Stati Uniti d’America la prima Jeep, la piccola Jeep Renegade, ispirata al mito della celebre Jeep Willys, costruita in Italia negli impianti di Melfi. L’acquisizione del marchio americano, porta in dote a Fiat il suo primo Suv: il Fiat Freemont, derivato dal Doge Journey, ma con motori diesel italiani ed interni disegnati dal centro stile Fiat di Torino.

Marchionne ha creduto in progetti importanti che hanno risollevato il marchio Fiat come la Fiat Grande Punto, costruita in Italia in versione 3 e 5 porte, amata in tutta Europa. Pioniere di innovazione la Fiat Bravo progettata in soli pochi mesi, è stata la segmento C che ha fatto concorrenza alla tedesca Volkswagen Golf, introducendo i nuovi motori multijet diesel 1.6 e 2.0, evoluzione di JTD.

Ha introdotto le mini-monovolume come la Lancia Musa e la Fiat Idea.

Geniale è stata la fiducia di fare rinascere la Fiat 500, icona automobilistica, nell’anniversario dei 50 anni dalla presentazione della prima Fiat 500 negli anni ’50; ora trazione delle vendite del marchio italiano, ma sinonimo di cura e qualità che la clientela ricerca.

La sua grande abilità senza dubbio è stata la politica delle relazioni, un abile giocatore, ottenendo prima dei soldi da General Motors, sfidando sii ndacati e la stessa Confindustria dalla quale usci.

L’uscita di scena dell’uomo con il maglioncino destabilizza il settore auto e nazionale, nel momento storico e di transizione che il settore mondiale dell’automobilismo attraversa adesso.

Mike Manley

Chi sostituisce Sergio Marchionne è Mike Manley, 54 anni, nato a Edenbridge nel Regno Unito, dall’anno 2009 presidente e amministratore delegato di Jeep, il principale protagonista della rinascita del marchio cresciuto in pochi anni del 160% circa per immatricolazioni.

Una delle principali qualità di Marchionne, come scrive Marco Ferrante nel proprio libro dal titolo “Marchionne”: “…è di trovarsi a proprio agio nelle situazioni di crisi – grazie anche all’attitudine caratteriale al movimento continuo – e di saper uscire dall’angolo nel momento più buio del match”, così da spiazzare i propri avversari.

Dispiace che un manager come Sergio Marchionne esca di scena, nel momento in cui la sfida è cruciale, dispiace ancora di più perdere un’icona italiana, ma ora vedremo le mosse e le strategie del nuovo a.d. Manley, forse riuscirà a migliorare e a completare i piani di sviluppo che Marchionne intendeva realizzare.

Nell’attesa speriamo che Sergio, l’italo – Canadese, possa guarire.

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