Roma ricorda Primo Brown a modo suo: “cor veleno” nel cuore

12295504_1207748575919995_7892875724513476798_n“È impressa su una tomba questa cosa che non so spiegare che mi fa, fare tutto, uccide il lutto e dopo è IMMORTALE.”

Sembra una dedica e invece usciva dalla sua bocca quattro anni fa. Primo Brown canta, anzi rappa, insieme a Hyst e Squarta “Con la morte non si scherza”. E purtroppo questo titolo sembra profetico oggi, a quasi quattro mesi, dalla scomparsa prematura del rapper romano. Quattro anni fa forse non poteva immaginare che una brutta malattia lo avrebbe stroncato a soli 39 anni. Ma la musica forse sì, forse sapeva già tutto. Ed è proprio attraverso la musica che ieri sera Roma, all’Atlantico, ha ricordato il rapper.

primoDicono “oggi non siamo qui per piangere, ma per divertirci…così avrebbe voluto Primo”. E così inizia la festa con gli amici di sempre, quelli che 20 anni fa portavano con lui un genere nuovo tra le vie di Roma e d’Italia e quelli nuovi che grazie a lui hanno apprezzato e imparato “a stare sulla base”. E poi come dice Piotta “loro, immensamente loro, dai tredicenni ai quarantenni, old school, new school, padri, figli, Squarta e suo figlio, Torme e suo figlio.” C’erano proprio tutti ieri sera, sopra e sotto il palco. Una grande festa in cui in alcuni momenti sembrava dimenticarsi che Primo non fosse lì, quasi a sentirlo in mezzo a quel frastuono di cuori che urlavano all’unisono il suo nome. In altri  momenti, invece, il cuore non ha retto anche per chi nella vita “fa il duro solo per il fatto che fa rap”; e invece, il rap è tanto altro, il rap è vita e la vita è anche morte. Ed è così che Piotta e Tormento, non solo “colleghi”, ma amici di una vita si fanno prendere dall’emozione e scordano qualche parola, perché al di là di tutto il dolore è forte, Nitro non nasconde le lacrime e Squarta a tratti si sforza di nascondere la commozione. Ma forse Primo avrebbe voluto anche questo, perché si è percepita nell’aria l’autenticità di quell’evento, fatto con il cuore e anche un po’ “cor veleno” di chi se ne è andato troppo presto.

Gemitaiz scrive “Oggi ho visto tante persone abbracciarsi, piangere, commuoversi, cantare, ridere. Perchè questo faceva David con le canzoni, ci faceva abbracciare, piangere, commuovere, ridere. […] Questa magica serata dove l’amore per la musica ha regnato incontrastato, dove si è data prova che l’immortalità può esistere.”

E si è data prova che se credi in qualcosa e insisti quel qualcosa prima o poi paga, forse alcune volte troppo tardi, forse non abbastanza, ma quando lasci qualcosa che vale è lì che ti guadagni il tuo pezzetto di eternità.

Chiudiamo con una frase che Coez ha postato poco fa :”Forse non esisterà un paradiso ma alcuni di noi avranno sempre un posto dove poter tornare ogni tanto, quando ne abbiamo voglia, basta mettere in play e alzare il volume.”

di Arianna Orlando

foto: gemitaiztour Instagram

Vedi anche:

“E butto semi al vento magari fiorisce il cielo”: il saluto di Roma al rapper Primo Brown

 

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