Renzo Arbore: “L’Italia è piena di talenti”

arboreHa influenzato quattro generazioni e fa parte del tessuto collettivo italiano”. Nessuno meglio del giornalista Tonino Pinto poteva presentare e sintetizzare le tante sfaccettature dell’istrionico Renzo Arbore, ospite quest’oggi al Giffoni Experience. L’artista, stasera, sarà in concerto con l’Orchestra Italiana allo Stadio Comunale “Giuseppe Troisi” di Giffoni Valle Piana dove, sempre secondo Pinto, che ha moderato l’incontro stampa, “è già registrato il tutto esaurito”.  

Artista a tutto tondo, innovatore del linguaggio radiofonico (“Bandiera gialla”, “Per voi giovani”, “Alto gradimento”) e televisivo (“L’altra domenica”, “Quelli della notte”, “Indietro tutta!”) tra gli anni ’70 e i ’90, portavoce della tradizione della musica napoletana classica e dello swing dagli anni ’90 ai giorni nostri, Arbore è un personaggio unico, conosciuto in tutto il mondo. Lo testimoniano gli attestati di stima del suo “collega clarinettista” Woody Allen, la laurea ad honorem in “Goliardia”, consegnatali da Umberto Eco all’università di Bologna nel 1995, e il successo internazionale dei suoi concerti con l’Orchestra Italiana. Una popolarità che aveva varcato i nostri confini già anni prima che Arbore iniziasse a girare il mondo con la sua band. “In Brasile credono ancora che Cacao Meravigliao sia stata scritta da un brasiliano. Invece l’abbiamo scritta io e Claudio Mattone, e la canzone fa ormai parte a pieno titolo della cultura carioca”.

In oltre quarant’anni di carriera, Arbore ha scoperto e lanciato talenti d’eccezione: “Nino Frassica mi telefonò fingendosi una segreteria telefonica: dopo il messaggio, riattaccò. Marisa Laurito raccontava senza fermarsi un attimo fatti e fatterelli. Milly Carlucci parlava ininterrottamente. Quando ho incontrato Roberto Benigni nessuno faceva umorismo toscano. Una volta caduti nelle mie grinfie, non ho fatto altro che dare loro i ruoli più adeguati”.

Lo showman pugliese è convinto che “siamo abituati a parlare male delle cose di casa nostra. Ma la musica italiana è stata la musica più creativa del Novecento. Abbiamo avuto artisti di immenso valore: dai cantanti swing del dopoguerra ai cantautori, o ancora Battisti e Dalla, fino ai nuovi cantautori come Max Gazzè e Vinicio Capossela. Senza dimenticare che Stefano Bollani è forse il miglior pianista del mondo, Gianluca Petrella è un trombonista di livello internazionale e Paolo Fresu uno dei migliori trombettisti viventi in assoluto”.

In chiusura, una battuta sulla sua eterna giovinezza: “Col trucco mi aggiusto. Pur non essendo giovanissimo, non mi sento addosso gli anni che ho. La vecchiaia si può sconfiggere, e per farlo basta usare una piccola accortezza: invece di ritardarla, bisogna anticiparla. Come? Fingendo acciacchi e dimenticanze prima del tempo, così quando ad esempio salgo sul palco zoppicando la mia band non sa mai se scherzo o se faccio sul serio”.

fonte: giffonifilmfestival.it

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