Quelli che… fecero la storia

Nella vita tutti sono chiamati a vivere la storia; molti sono chiamati  scrivere la storia, pochi, molto pochi, sono chiamati al privilegio di fare la  storia. Alla prima categoria appartengono tutti gli esseri umani; il ricco e il povero, il bello e il brutto, la giovane e l’anziana. Alla seconda vi si capita per caso fortunato o sfortunato che sia.  Penso per esempio allo sbarco di Normandia. Per fare la storia sicuramente bisogna essere fortunati, la storia la scrivono sempre i vincitori e mai i vinti; bisogna essere ottimi pianificatori e freddi calcolatori; avere la consapevolezza che il risultato è lo sforzo, il sacrificio, l’intuito, di tanti che fanno emergere il singolo. E poi… e poi c’è il Rugby. Un gioco maledettamente perverso; dove quella strana palla ovale (mente sconvolta, forse dalla birra, per poter inventare una palla di siffatta forma) che deve andare sempre indietro per poter avanzare e sconfiggere l’avversario, che ti aspetta fino in fondo, che sul campo non ti concede neanche un solo millimetro e che se  uno solo dei tuoi 15 uomini sbaglia, te lo ritrovi a festeggiare il suo punto. Be’ sabato 12 marzo 2011 un gruppo di 15 -20 – 30 – 50 tra giocatori e staff  ha pensato bene che fosse arrivata l’ora di scrivere un pezzo di storia. Certo qualcuno italiano per …. caso, che hanno fatto in modo di sentirci, proprio nella settimana del 150° anniversario dell’unità d’Italia, ancora più uniti (che che ne dicano certi personaggi).  Che commozione vederli cantare a squarcia gola l’Inno Nazionale, che sofferenza vederli lottare con ardore e non riuscire a sfondare, che gioia vederli passare in vantaggio, che commozione vederli piangere dopo la meritata vittoria, a questo punto dovrei dire “ contro i malcapitati Francesi” e invece dico “contro i fin troppo supponenti Cugini d’oltralpe”. Si!  Hanno fatto la storia, si potrà tornare a perdere contro gli avversari, ma l’impresa di sabato resta là indelebile e solare come non mai, e consentitemi una piccola digressione, si è vinto anche per chi, giovane promessa di questi antico e nobile sport, è stato portato via dal terremoto di L’Aquila. Grazie.

Leonardo Comple 

Foto: federugby.it

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