Quando lo stupro arriva dietro casa

Qualche giorno fa la cronaca ci ha raccontato di uno stupro avvenuto ad aprile scorso ai danni di una ragazza romana di 17 anni e compiuto da sei ragazzi di nazionalità filippina. La violenza si è consumata nel cantiere dell’Auditorium all’interno del Pineto, parco che percorre tutta la via della Pineta Sacchetti in Roma. Abito in questa zona. Tutti i giorni con l’autobus percorro, prima in un senso poi nell’altro, la via Pineta Sacchetti che costeggia questo immenso parco conosciuto molto bene dai residenti, da tutti i romani ed anche dai maleintenzionati. Il Parco del Pineto è bellissimo, immenso, come molti parchi che hanno reso famosa e vivibile la città eterna. Dentro ci si perde letteralmente. Vi sono percorsi salute, gli scouts spesso mettono tenda e fanno le prime uscite diurne, raccontano anche di un lunghissimo percorso che da qui porta ai piedi del Vaticano. Su San Pietro vi è una vista bellissima. I primi anni della mia vita a Roma ci passavo tutte le sere al tramonto, mi addentravo un po’ e ad un certo punto, dopo pochi metri, è come trovarsi su una immensa balconata: di fronte “er cupolone”, a sinistra l’osservatorio di Monte Mario: uno scorcio di Roma li sotto. In questi anni ho visto provare a sistemare il parco in vari modi: è stata recentemente cambiata la recinzione, sono stati sistemati dei giochi per bambini, vi è una bellissima biblioteca comunale ricavata dentro ad un vecchio casale e, lì vicino, è stato anche allestito un piccolo spazio “palestra all’aperto” dove è possibile vedere esibirsi fanatici della tartaruga, a qualsiasi ora, in quello che a me sembra un circo all’aperto. Anziani con la borsa della spesa che fanno cyclette, uomini con tute attillate ed il sudore a fiume, ragazze che provano a perdere quel grammo in più: tutto a cielo aperto tra un passeggiare di cani, di famiglie con bambini, palloni e frisbees che volano e ritornano indietro. Mia moglie ci porta spesso i bambini in quel parco: è un polmone di aria fresca per l’estate romana. Ma tutti noi che abitiamo in quella zona sappiamo che la notte è meglio stare alla larga da quel posto, la notte è terra di nessuno, la notte è meglio anche camminare dall’altra parte della strada. Ci sono giusto passato ieri sera di ritorno da una cena da amici. Ho ascoltato, tra una macchina e l’altra, vociare sguaiato provenire dai cespugli e me ne sono andato anche io. All’inizio della Pineta Sacchetti poi vi è questa costruzione abbandonata da anni e per lungo tempo ho pensato fosse una piscina, poi qualcuno mi disse che era un parcheggio ed infine ho scoperto, e con me molti altri, che avrebbe dovuto essere un Auditorium per arricchire di cultura la nostra zona. Quella chiocchiola color rame, brutta a vedere seconda solo alla Statua del Betato Giovanni Paolo Ii a Termini, piano piano, pur se sembrava impossibile, è peggiorata in bruttezza causa lo stato di abbandonato accumulatosi stagione dopo stagione. Mai nessuno ha saputo esaudire il mio desiderio di maggiori informazioni in merito. Lì dentro si è consumato lo stupro alla ragazzina del quartiere. Non voglio qui cominciare a dire di chi sono le colpe e spartirle un tanto al chilo. Voglio solo dirvi, amici lettori, che quando poi lo stupro giunge nel parchetto dietro casa tua, quello che per molti altri è solo un assuefatto evento di cronaca, per te e per la tua famiglia diventa realtà, una dura e triste realtà dalla quale pensi che devi difenderti, e difendere la tua famiglia, da solo.

Giorgio Gibertini

Foto: it.notizie.yahoo.com

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