Cinquanta anni fa, esattamente il 10 agosto 1960, fu proiettato nelle sale americane uno dei film più amati e ricchi di suspense del maestro del brivido Sir Alfred Hitchcock: Psycho. Il successo fu clamoroso, tanto che altri registi successivamente ne realizzarono dei sequel, senza mai raggiungere i vertici dell’originale. In fuga dopo aver sottratto un’ingente cifra all’agenzia presso cui lavora come segretaria, la giovane e piacente Marion Crane ha la cattiva idea di passare la notte presso il sinistro Bates Motel gestito dall’ambiguo Norman, soggiogato dalla dispotica madre, che per passare il tempo si diverte ad impagliare uccelli. Proprio in una stanza dell’albergo si svolge la celeberrima (e resa ancor più agghiacciante dall’ossessiva colonna sonora di Bernard Herrmann) scena dell’accoltellamento nella doccia, quasi un minuto di puro terrore, cogliendo di sorpresa lo spettatore, che, dopo la morte della protagonista si chiede cos’altro possa avvenire nei restanti due terzi del film. Volendo sapere che fine abbia fatto la ragazza, la sorella di Marion ed il suo amante assoldano un investigatore e raggiungono il Bates Motel, dove non mancheranno le sorprese… Il personaggio di Norman Bates (interpretato da Anthony Perkins), apparentemente cordiale ma in balìa di una pericolosa doppia personalità, uno dei più amati e imitati tra i protagonisti dei film thriller e horror, è stato creato dallo scrittore Robert Bloch, al cui romanzo (Psycho, 1959) si è ispirato Hitchcock per il suo capolavoro, un vero classico del cinema che dopo mezzo secolo mantiene inalterato il suo fascino.
Valeria Gubelli
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