Povertà: in Italia aumentano le fasce deboli

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La povertà non è stata abolita. Purtroppo la promessa fatta a settembre 2018 da Luigi Di Maio, allora ex vice premier e leader dei 5stelle, era solo una sua mera illusione.

La realtà ce l’ha consegnata qualche settimana fa il rapporto Coldiretti “Poveri, il lato nascosto dell’Italia” che ha puntato i riflettori sull’allarme povertà nel nostro Paese.

Il rapporto Coldiretti sulla povertà 

Il recente studio di Coldiretti, su dati FEAD, offre uno spaccato abbastanza severo. Stando ai dati riportati, l’Italia sta vivendo la peggiore crisi degli ultimi quarant’anni. A risentirne sono soprattutto le popolazioni del Sud, dove nel 2021 le famiglie in povertà assoluta hanno raggiunto il 10% del totale. I più colpiti sono stranieri, bambini e anziani. Sono infatti oltre 3 milioni le persone che non riescono a garantirsi il “pane quotidiano” e devono ricorrere a forme di sostegno alimentare. 

Quali sono le cause? 

COVID-19 e guerra in Ucraina

Le prime criticità si sono riscontrate dopo la pandemia COVID-19, quando (a livello planetario) è aumentato il gap fra poveri e ricchi. Molte categorie si sono arricchite traendo profitto dalla situazione, altre invece sono finite sul lastrico. Parliamo della piccola e media impresa, di persone che non hanno mai beneficiato di alcuna forma di sostegno o assistenza pubblica. Anche i lavoratori impiegati a tempo determinato o con contratti di collaborazione hanno risentito della pandemia.

E se nel 2005, le famiglie in condizioni di povertà assoluta rappresentavano appena il 3,6% del totale nel nostro Paese, dopo la pandemia e la grande crisi finanziaria del 2021, i nuclei familiari indigenti sono saliti al 7,5%. A peggiorare le cose, la guerra in Ucraina, a causa della quale i prezzi delle materie prime e dei generi alimentari sono saliti alle stelle. 

Il settore alimentare: minori a rischio fame

Per quanto riguarda i generi alimentari, sono aumentati del 12,5% rispetto all’anno precedente e, secondo Coldiretti, circa 630.000 bambini sotto i 15 anni necessitano di assistenza per nutrirsi. Si tratta di numeri veramente impressionanti che collocano l’Italia tra i peggiori paesi europei per quanto riguarda il rischio di povertà minorile (31%), nonostante il nostro Paese si collochi al 7° posto tra i più industrializzati del mondo. 

Anche gli anziani a rischio povertà

Oltre ai bambini, anche gli anziani stanno vivendo un momento assai delicato. Sono infatti circa 365.000 anziani sopra i 65 anni hanno dovuto ricorrere a forme di sostegno alimentare. 

Chi sono i nuovi poveri?

Il 23% degli indigenti è rappresentato dai migranti. Ad essi si aggiungono circa 90.000 persone senza dimora e circa 34.000 disabili che non riescono a tirare avanti nonostante il sistema di welfare statale.

Le parole di Papa Francesco

Sul tema si è espresso anche Papa Francesco.

Non c’è santità se non c’è cura per i poveri, per i bisognosi, per coloro che sono un po’ al margine della società– aveva detto qualche giorno fa nel corso di un’udienza generale in Vaticano.

Sicuramente la solidarietà e la giustizia sociale sono dei valori centrali nella costruzione di una società più equa, inclusiva e cristiana. In una società basata sul consumismo, pensare che ci siano persone che affrontano la fame o la privazione alimentare appare un controsenso. Anche se, parlando dei poveri è facile cadere nella retorica. Così come è facile fermarsi alle statistiche o pensare di contrastare il fenomeno attraverso delle frettolose elemosine, senza preoccuparsi di dare un volto a chi soffre.

Ma cosa si può fare in concreto, al di là delle parole di conforto? 

Il Fondo per la sperimentazione del Reddito alimentare 

Introdotto nell’ultima legge di Bilancio, il Fondo ha approntato una serie di misure atte a contrastare gli sprechi e, conseguentemente la povertà. Esso prevede l’“erogazione, a soggetti in condizioni di povertà assoluta, di pacchi alimentari realizzati con l’invenduto della distribuzione alimentare”.

Sarà sufficiente, dal momento che non si baserà sull’erogazione di sussidi ma solo sulla distribuzione di pacchi alimentari, realizzati con prodotti invenduti, alla popolazione in condizione di vulnerabilità socioeconomica?

A una prima lettura, la misura potrebbe risolvere due problemi: lo spreco alimentare da un lato e l’aiuto agli indigenti dall’altro ma, almeno allo stato attuale, ci sarebbe bisogno di un intervento più strutturale e non meramente accademico. Non si capisce infatti se i pacchi soddisferanno i fabbisogni nutrizionali dei beneficiari. In aggiunta, Coldiretti evidenzia i limiti dell’accesso selettivo a queste misure a partire dai “criteri di selezione fortemente discrezionali da parte dei Comuni”.

Tuttavia, al di là dei limiti, attraverso delle politiche territoriali e nazionali, ogni iniziativa volta a contrastare la povertà è benvenuta.

Riguardo al Reddito alimentare, sarebbe il caso di inserirlo nel contesto di misure preesistenti e di trasformazione del welfare. un esempio su tutti la Social card (o Carta acquisti) introdotta nel 2008 (decreto legge 112), un sostegno sia per la spesa alimentare oltre che sanitaria e per il pagamento della luce e del gas dal valore di 40 euro al mese. 

O ancora la Carta risparmio spesa, novità introdotta dalla Legge di bilancio 2023 (art. 1, commi 450-451), che ha istituito un fondo destinato all’acquisto di beni alimentari di prima necessità da parte di soggetti con Isee non superiore a 15.000 euro. 

Comunque, l’appuntamento è al prossimo 17 ottobre, quando sarà celebrata la “Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà”, una tappa fondamentale per capire a che punto stiamo a livello globale.

Ricordiamoci, però, che una maggiore solidarietà e cooperazione tra persone, anche localmente, può fare la differenza. Ciascuno di noi, nel nostro piccolo, con un gesto minimo, può aiutare a contrastare la povertà. Ovviamente, senza l’illusione di abolirla. 

Foto di Sara Vaccari da Pixabay

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