Papa Giovanni Paolo I sarà beatificato il prossimo 4 settembre

papa giovanni paolo I

Papa Giovanni Paolo I Luciani. Il 23 novembre 2003 la diocesi di Belluno aprì la causa per il riconoscimento della sua santità. Dopo la proclamazione delle “virtù eroiche” vi fu il riconoscimento del primo miracolo attribuito all’intercessione del Papa. L’evento si sarebbe verificato a Buenos Aires, il 23 luglio 2011. Il soggetto era una bambina undicenne affetta da una grave encefalopatia infiammatoria acuta. Il quadro clinico era caratterizzato da uno stato di male epilettico refrattario maligno e da uno shock settico da broncopolmonite.

La piccola, in preda a giornaliere crisi epilettiche, era ormai in fin di vita. Tuttavia il sacerdote dell’ospedale la affidò all’intercessione di Papa Luciani e la bambina guarì. Il 31 ottobre 2019 la Consulta medica vaticana ha definito la guarigione completa, improvvisa e scientificamente inspiegabile. Con decreto del 13 ottobre 2021, Papa Francesco ha riconosciuto l’evento come miracoloso.

Stando alla normativa canonica vigente si dovrà attendere l’esito di un altro processo, riguardante un successivo eventuale miracolo dopo la beatificazione. Poi si potrà procedere alla proclamazione della santità. In tal caso, la Chiesa avrebbe riconosciuto santi tutti gli ultimi quattro Papi non più in vita.

Papa Giovanni Paolo I Luciani, il mistero della sua morte

Papa Luciani si spense dopo soli trentatré giorni di pontificato, tra le ore 23:00 del giorno 28 e le ore 5:00 del 29 settembre 1978. Alle 5:20 circa suor Vincenza Taffarel in servizio nell’appartamento papale lo trovò morto nel suo letto. Alle 6:00 il medico Renato Buzzonetti ne constatò il decesso, stimando l’ora del trapasso alla sera prima. La Radio Vaticana ne dette l’annuncio della morte alle ore 7:30.

Il comunicato ufficiale risultò però pieno di inesattezze e ciò alimentò un filone complottista. «Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le 5.30 – recitava – il segretario privato del Papa, non avendo trovato il Santo Padre nella Cappella del suo appartamento privato, lo ha cercato nella sua camera. Lo ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come persona intenta alla lettura. Il medico, dr. Renato Buzzonetti, immediatamente accorso, ne ha constatato il decesso. Avvenuto presumibilmente verso le 23 di ieri, per infarto miocardico acuto».

Divenne poi noto che il corpo non venne trovato dal segretario privato, ma da suor Vincenza Taffarel, che da sempre accudiva Luciani. Ciò fu svelato da persona coperta dal segreto professionale dei giornalisti e poi la notizia pervenne all’ ANSA. Fu quindi raccolta la testimonianza della suora che venne diffusa soltanto dopo la sua morte (1984). Il vaticano allora rettificò ma nel frattempo fu imposto alla religiosa di ritirarsi in convento con il voto del silenzio.

Molte inesattezze sul comunicato ufficiale della morte di Papa Luciani

L’altra importante inesattezza riguarda lo stato della salma all’atto del ritrovamento. Il 2 ottobre, infatti, la stessa emittente vaticana precisò che il Papa non stesse leggendo, al momento del trapasso. Ma avesse in mano fogli di appunti stesi da lui medesimo. Il contenuto di tali appunti non fu mai reso pubblico. Gli occhiali e addirittura le pantofole del pontefice sembravano essere scomparsi, alimentando ipotesi varie.

Nell’ambito della letteratura “complottista” del caso, il best seller è In nome di Dio di David Yallop. A tale saggio si è ispirato Francis Ford Coppola per il film Il Padrino Parte III. I “complottisti”, chiaramente, non riconoscono che il decesso sia dovuto a infarto miocardico acuto. In particolare, l’ex sacerdote Giovanni Gennari, ipotizzò l’assunzione di una dose eccessiva di sedativo e poi la sparizione del farmaco stesso. Gennari, tuttavia, si esprime per l’accidentalità del decesso e non per omicidio volontario. Procediamo allora a una nostra piccola inchiesta 44 anni dopo i fatti.

Il possibile movente del presunto assassinio di Papa Giovanni Paolo I

La scienza della criminologia prescrive che per avere la certezza di un avvenuto omicidio deve convergere lo stato di tre elementi: movente, arma del delitto e stato del corpo della vittima. Per quanto riguarda il movente: chi aveva interesse a uccidere il Papa, dopo soli 33 giorni di pontificato? Può esserci stato un movente ideologico nella dottrina cattolica? Talmente rivoluzionario da indurre alla soppressione del Papa da parte delle (tante) potenti lobby conservatrici della Chiesa?

A dire al vero un’affermazione molto poco dottrinale, Giovanni Paolo I la fece. Il 10 settembre 1978, dopo soli quindici giorni dalla sua elezione esternò alle folle di Piazza San Pietro: «Dio è papà, più ancora è madre!». Un’affermazione che contraddice quanto insegnato per millenni dalla Chiesa. Addirittura in apparente contrasto con la sua più importante preghiera, il “Padre nostro”. Ma ciò può ritenersi sufficiente?

Più fondato sembrerebbe il “movente economico”, su cui si basano Yallop e Francis Ford Coppola. Fresco di nomina cardinalizia, Albino Luciani entrò in conflitto con lo IOR nella persona del suo presidente, l’arcivescovo Paul Marcinkus. Questi aveva deliberato di cedere al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, con la mediazione di Michele Sindona, il 37% delle azioni della Banca Cattolica del Veneto. La BCV aveva per scopo sociale il finanziamento di opere umanitarie locali. Della sua decisione Marcinkus aveva escluso, senza neppure informarli, i vescovi della regione. Come è noto, sia Calvi che Sindona facevano parte della P2. In seguito furono anch’essi uccisi in circostanze misteriose alcuni anni dopo.

Giovanni Paolo I e la sua avversione per l’arcivescovo Marcinkus

Luciani, contrario all’operazione, si recò a Roma per incontrare Marcinkus senza però ottenere alcun risultato. L’opinione del neo-Papa Giovanni Paolo II circa il presidente della banca Vaticana era perciò negativa. Sembra affidabile, perciò, l’ipotesi sostenuta da Yallop e da Giovanni Gennari. Cioè che il Papa avesse intenzione di operare una ristrutturazione delle gerarchie ecclesiastiche. Tale operazione avrebbe coinvolto lo IOR previa sostituzione di Marcinkus.

Sulla mancanza di scrupoli di quest’ultimo – deceduto nel 2006 – si è ampiamente diffuso il collaboratore di giustizia Vincenzo Caldara. Le sue confidenze furono rese pubbliche solo nel 2008. Ma già il tribunale di Roma (nona sezione penale, con sentenza del 6 giugno 2003) le ritenne credibili. Marcinkus, cioè, sarebbe stato uno dei “terminali” della mafia per le necessità di riciclaggio di denaro sporco.

Il movente, in questo caso, sussiste ampiamente ed è ricollegabile al Capo della banca Vaticana, alla mafia e alla P2, di cui facevano parte Calvi e Sindona. Proprio come sostenuto da Yallop e Francis Coppola. Marcinkus inoltre avrebbe avuto collegamenti con Enrico De Pedis della Banda della Magliana nell’ambito della sparizione di Emanuela Orlandi. Questo almeno ha riferito la compagna del malvivente poi sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare in Roma.

Papa Giovanni Paolo I Luciani, l’arma del delitto e il corpo della vittima

Sul corpo della vittima, tuttavia, non sarebbero emerse tracce di avvenuto omicidio. Il condizionale è d’obbligo non essendosi proceduto ad autopsia del cadavere. Tale operazione non è affatto in contrasto con il diritto canonico, come erroneamente ritenuto dall’opinione pubblica. Sull’ultimo Papa morto dopo un breve pontificato infatti, l’autopsia era stata effettuata. Si trattava di Pio VIII, morto il 30 novembre 1830, dopo venti mesi dall’elezione. Inoltre, data l’incertezza della diagnosi, fu lo stesso cardiologo del Papa a sostenere l’opportunità dell’esame su Luciani.

Il compito di esprimersi definitivamente fu però affidato a un collegio di tre medici e due di essi espressero parere negativo. Il collegio cardinalizio si espresse allora, accogliendo la proposta del Segretario di Stato Jean Villot di rinunciare definitivamente all’esame. Il corpo della vittima, quindi, non fu messo in grado di esprimersi sulla causa certa del decesso. Né, quindi, se si sia trattato di omicidio o meno. L’arma del delitto, poi – se di delitto si sia trattato – non è mai emersa. Pur essendo sicuramente scomparsi altri oggetti (supra), non vi è alcuna prova che sia mai esistita. Quindi, in mancanza anche di questo elemento, non è possibile affermare che la morte del compianto Papa Luciani possa essersi trattato di omicidio. A meno che qualcuno non disponga l’esumazione della salma e l’autopsia dimostri il contrario, dopo quasi cinquant’anni.

Foto di Carlo Armanni da Pixabay

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