Papa Francesco e la coerenza evangelica…

papa francescoLe parole che Papa Francesco pronuncia nei suoi discorsi ed omelie, suscitano ammirazione per la semplicità dei toni e la spontaneità dei gesti con cui le accompagna. Non si può negare che in questi primi mesi di pontificato il Santo Padre ha trasmesso una forza nuova a quella “buona novella” che da duemila anni la Santa Chiesa custodisce e proclama al mondo. Le moltitudini di fedeli, e tutti gli “uomini di buona volontà”, guardano a questo Papa con grande fiducia; le sue “sommesse” denunce sui mali che inquinano il cuore dell’uomo e, di conseguenza, la società umana, stanno seminando una profonda (e contagiosa) speranza che sia iniziato (per davvero) un nuovo corso nella storia della Chiesa.

Anche i più feroci anticlericali fanno fatica a trovare argomenti convincenti per “attaccare” Bergoglio. Dallo stile che egli sta imprimendo al suo pontificato ne esce rinvigorita l’essenza stessa di una Chiesa che stava perdendo credibilità e splendore a causa, soprattutto, di un “Vaticano” che con i suoi misteri irrisolti e verità nascoste, è stato troppo spesso motivo di scandalo; i gesti simbolici e le parole di Papa Francesco, si stanno traducendo in scelte ed iniziative (soprattutto sul piano del governo della Chiesa che egli guida) che lasciano presagire un cambiamento concreto, reale, di “mentalità”. Si avverte una ventata di aria nuova che rinfranca molti (fedeli soprattutto) e infastidisce altri, in particolar modo chi si sente provocato ad interrompere “cattive abitudini”, fin troppo ossidate, e non proprio in sintonia con gli imperativi evangelici. Si pensi ai ripetuti interventi di questo Papa sulla corruzione, tanto per fare un esempio.

Ma, si sa, una cosa sono le parole o i gesti simbolici ad effetto, e un’altra cosa è riuscire a demolire realmente quelle strutture (marce) di potere, che ostacolano il cambiamento.

Nei giorni scorsi il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, in una intervista concessa ad un organo di stampa, ha sostenuto che Papa Bergoglio, ha dato il via ad un opera di smantellamento dei centri di potere economico in Vaticano, e questo sarebbe causa di nervosismo e agitazione per chi, finora, si è nutrito del potere e della ricchezza che derivano direttamente dalla Chiesa. Se si volesse dare un nome ad una definizione troppo generica, quello di “mafia finanziaria” sarebbe il più adatto a rendere l’idea di quale possa essere “l’entità” più pericolosa in grado di minacciare l’opera di pulizia nella chiesa, tanto auspicata da Benedetto XVI, finalmente “iniziata” da Papa Francesco.

Insomma, questo Papa sta cominciando a creare qualche insofferenza in certi ambienti. Secondo il PM Gratteri, i soggetti che si stanno innervosendo non sono certo i “padrini con la coppola”, peraltro praticamente scomparsi o in carcere, ma i “riciclatori di denaro”, coloro che da tempo immemore si nutrono delle connivenze con la Chiesa. Non una vera minaccia o avvertimento ”in stile”, ma un malcontento che, quando nasce in certi ambienti, si può trasformare in “azioni pericolose”. Nel corso della storia troppe volte il finalismo degli obiettivi ha giustificato ogni mezzo nella spregiudicatezza più totale (Machiavelli docet). Anche la Chiesa, inserita nella storia, non è rimasta immune a questa tentazione.

Quando la Chiesa si vede minacciata nella sua stessa esistenza, cessa di essere soggetta ai principi morali. Quando il fine è l’unità, tutti i mezzi sono benedetti: inganno tradimento, violenza, simonia, prigione e morte. Giacché l’ordine è necessario per il bene della comunità e l’individuo va sacrificato al bene comune”.

Sono parole pronunciate dal Vescovo cattolico di Verden (un antico principato ecclesiastico del Sacro Romano Impero) nel 1411, le quali, oltre a non avere nulla a che fare con gli insegnamenti di Gesù Cristo, sono anche un po’ “inquietanti”; fatto sta che a renderle addirittura attuali fù un Cardinale argentino (Antonio Caggiano), massima autorità ecclesiale negli anni della dittatura fascista, che trasse spunto da questa citazione per un discorso ai militari garantendo così, alla dittatura, una legittimazione morale al proprio operato ed alle atrocità messe in atto. È quanto riporta Horacio Verbitsky (giornalista e scrittore argentino, oggi uno dei principali esponenti del movimento per la difesa dei diritti umani, in passato militante politico e rivoluzionario), in un suo libro, molto discusso, dove accusava la Chiesa cattolica di aver collaborato e tacitamente sostenuto il regime fascista; criticò in particolare l’allora Arcivescovo di Buenos Aires, Card. Jorge Mario Bergoglio (ora Papa Francesco), per essere sceso a patti con quel regime; il Cardinale definì “un’infamia” la pubblicazione di quel libro. A quelle accuse, comunque (riemerse con l’elezione di Bergoglio alla Cattedra di Pietro), risposero ampie ed autorevoli smentite.

“Conoscere la Storia è importante”, si dice, soprattutto per non ripetere gli errori del passato. Purtroppo, studiando la Storia, ci si accorge quanto, troppe volte, si siano tragicamente ripetuti gli stessi errori od orrori del passato. Riaffiorano pertanto, puntualmente (perlomeno nelle coscienze ancora vive), interrogativi irrisolti che non possono essere estirpati dall’animo umano, primo fra tutti: la vera ragione dell’esistenza dell’uomo; Papa Francesco sta esortando a ritrovarla, questa ragione, indicandola ai credenti, soprattutto, ma proponendola, comunque, a chiunque lo voglia ascoltare. E la sua testimonianza di vita lo sta rendendo credibile.

L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni“, disse un predecessore di Papa Francesco, il venerato Paolo VI, in uno dei suoi discorsi.

I tratti distintivi dell’attuale Pontefice sono una spiritualità semplice e la vicinanza ai più poveri e deboli, caratteristiche che trovano in San Francesco d’Assisi l’ispirazione più autentica (oltre che per il nome che si è scelto da Papa), per una coerenza più unica che rara.

Recentemente Papa Francesco ha reso visita al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano. In quell’occasione anche il capo dello Stato ha riconosciuto nelle “semplici e forti parole” pronunciate dal Santo Padre, il profilo di “un orizzonte più vasto che va ben oltre i rapporti tra Chiesa e Stato”, ed ha intravisto in esse prospettive nuove per quel “dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari”.

Breve, ma incisivo, il discorso del Pontefice, che ha sollevato questioni di cruciale importanza per “uno sviluppo sereno dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia”. A leggerlo tra le righe, si riconosce l’abilità diplomatica con cui la Santa Sede, per bocca del Successore di Pietro, ribadisce i punti fermi della concezione che la Chiesa ha della società (avvelenata ormai, a detta anche del Presidente Napolitano), ed individua nella tutela, nella valorizzazione e nella difesa dell’insostituibile compito della “famiglia”, l’antidoto da cui partire per una rigenerazione di tutto il genere umano. Questi i tratti salienti del discorso del Pontefice:

Il compito primario che spetta alla Chiesa è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano..………… Al centro delle speranze e delle difficoltà sociali, c’è la famiglia. Con rinnovata convinzione, la Chiesa, continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili. La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione. Mentre mette a disposizione della società le sue energie, essa chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata.”………..

Misericordia-Solidarietà-Speranza è uno dei leit motiv preferiti da Papa Francesco,  uno dei “cardini” su cui poggiare le fondamenta di quello che egli definisce un nuovo “ordine sociale e civile più umano e più giusto……”

L’esigenza di dare un nuovo “ordine” al corso della storia si avverte sempre più urgente, quanto gravoso è il tentativo (ancora non riuscito) da parte dei governanti, di costruire una società più giusta e armoniosa, dove prevalgano l’amore e la concordia, dove cessino i conflitti tra i popoli e gli spargimenti di sangue, dove si anteponga, agli interessi di singoli gruppi, di elitè o di lobby, o come le si voglia chiamare, il bene dell’intera famiglia umana.

di Redazione

Foto: myblogsky.blogspot

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