No a elezioni anticipate. La crisi finanziaria in corso diverrebbe catastrofe economica

Come era prevedibile una decina di giorni  fa sono cominciati i primi contatti tra finiani e centristi. Alcuni rappresentanti di Futuro e Libertà, il nuovo movimento politico che fa capo al presidente della Camera,  si sono incontrati con uomini dell’Udc ed esponenti dell’Api, l’Alleanza per l’Italia formata da Rutelli dopo l’uscita dal Pd, per astenersi insieme sulla mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo. E così, trovato il pretesto per rompere il ghiaccio, gli scissionisti di destra e quelli di sinistra,  nonostante le continue smentite,  si  sono visti e con tutta probabilità si rivedranno nei prossimi giorni per mettere a punto, in caso di elezioni, una coalizione di centro. Speriamo almeno che ciò non accada per formare l’ennesimo movimento utile solo a prendere sovvenzioni statali e a diventare strumento dona-poltrone.  Purtroppo il timore è che ci troveremo di nuovo, come ai tempi della prima Repubblica,  con un gruppo parlamentare di centro che vorrà ricoprire il ruolo  di ago della bilancia. Evidenziando in questo caso  le diversità di vedute su vari argomenti, dalla bioetica all’immigrazione, dalla laicità alle riforme dello stato e così via. Un gruppo formato da parlamentari che, con molta probabilità, faranno pesare il loro voto alternativamente, una volta a favore di uno schieramento politico una volta a favore dell’altro, ignorando ancora il fine fondamentale del mandato parlamentare: la politica a favore del cittadino.  Ma qui di politiche a favore del cittadino se ne vedono poche. Perché se è vero che in una democrazia il popolo è sovrano è altrettanto vero che, per chi ha votato e ora pretende legittimamente che la legislatura duri cinque anni, non è giusto trovarsi di nuovo a dover andare a scegliere questo o quello affinché si governi, o addirittura trovarsi ad essere governati da chi non è stato eletto a farlo; i cittadini hanno dato la loro preferenza e, volenti o nolenti, questa scelta va rispettata. Ora per i prossimi tre anni siano lasciati in pace. Altrimenti sarà del tutto normale, alla prossima tornata elettorale, ritrovarsi con una percentuale altissima dell’astensione. Lo scardinamento dei progetti comuni, come quello cardine previsto dall’art. 60 della Costituzione sulla durata dei due rami del Parlamento, non è concepibile perché tradisce il mandato elettorale. Nei giorni passati abbiamo assistito ad un gruppo di parlamentari eletti col Pdl, e quindi in quota alla maggioranza, fare accordi con l’opposizione, da giorni siamo spettatori di litigi continui nel partito di maggioranza relativa a e di strumentalizzazione politica dell’opposizione, ma non abbiamo sentito nessuno preoccuparsi di precisare che uno dei doveri fondamentali dei politici è il rispetto del mandato elettorale ricevuto e della gente comune che li elegge e li manda in Parlamento. Non si possono calpestare le regole dello Stato e poi pretendere che il popolo sia corretto, educato e ligio nei doveri. Non si può pretendere che in classe la maestra balli e gli alunni stiano fermi e zitti a guardarla. Inoltre andare a votare oggi significherebbe solo sprecare denaro pubblico e tempo utile necessario a riforme urgenti che il paese si attende: come quella della giustizia, per poter sperare anche nella fine della noiosa diatriba tra politica e magistratura, quella del federalismo fiscale, che, ultimata, obbligherà tutti i cittadini a comportarsi doverosamente e non con alcuni zavorre di altri più scrupolosi, e poi la scuola e l’università, la pubblica amministrazione. Insomma Berlusconi & Co. di promesse ce ne hanno fatte, che le mantengano. Anche perché molti elettori che oggi, dopo soli due anni, si sentono tirati per la giacchetta alle urne non prenderebbero bene questa  ipotesi, consapevoli che il denaro sprecato aiuterebbe a trasformare la crisi finanziaria in corso in una catastrofe economica. Pertanto, auspicando in un ripensamento di Fini che zittisca tutti quelli che si agitano solo per una poltrona, noi riteniamo che sia meglio un governo a tempo determinato, magari con un rimpasto di ministri e una maggioranza allargata a gruppi con programmi e ideali simili che permetta di governare e portare al termine naturale la legislatura, che le elezioni.  Gli italiani sono stanchi dei giochi di potere. E comunque qualora vincesse quest’idea folle del voto anticipato che almeno precedentemente si cambi la pessima legge elettorale vigente; una legge che in parlamento non porta i rappresentanti del popolo ma solo i delfini dei capi popolo.

Enzo Di Stasio

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