Moda critica è anche bella

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Chi l’ha detto che Critical Fashion significa vestirsi con pastrani informi e maglioni di fattura andina decisamente poco eleganti? Benvenuti a So Critical So Fashion, l’evento della settimana della Moda di Milano dedicato alle creazioni ecosostenibili.

Da venerdì 23 a domenica 25 settembre, 39 stilisti hanno presentato le loro collezioni P/E 2012. Il focus è sui materiali utilizzati, che spaziano dal classico cotone organico, dalla consistenza morbida e impalpabile, ai tessuti riciclati, fino a quelli più inconsueti, come forchette, tasti di Mac, peluche, giornali, gonfiabili in plastica, lattine di Coca Cola. Tutto rigorosamente recuperato  da scarti di lavorazione, riparatori di computer o attraverso il passaparola. Ma l’attenzione è naturalmente anche sui processi produttivi. L’ethical fashion rifiuta qualsiasi forma di sfruttamento della manodopera, le fibre biologiche vengono trattate solo con coloranti atossici e vegetali e la lavorazione viene ridotta al minimo indispensabile, così come i consumi di acqua ed energia.

B.e Quality, ad esempio, produce i propri capi di maglieria utilizzando solo cotone coltivato nel Nord del Perù. La raccolta e la selezione delle fibre vengono fatte a mano grazie al lavoro di manodopera qualificata. No al lavoro minorile, no a condizioni di lavoro estreme, no a qualsiasi abuso. Sì, invece, alla qualità. Il risultato della raccolta manuale si sente e si vede. La fibra di cotone, leggera e morbida come la seta, è considerata una delle più pure e raffinate al mondo. Tanto da essere chiamata anche “Cashmere dei cotoni”.

La sartoria l’Orlando Furioso, in collaborazione con la cooperativa Altra Mente, unisce il concetto di riciclo a quello di aiuto sociale. I capi sono cuciti a mano da donne che hanno avuto, o hanno, difficoltà psichiche ed emotive. Queste donne trovano un aiuto nel cucire, scucire e ricucire. Proprio quello che dovrebbero o vorrebbero fare con la loro vita. Iniziano da qui, da questa attività simbolica dal potere terapeutico, e riprendono in mano i fili della loro esistenza. I tessuti sono il più possibile naturali e a km zero e gli scarti di lavorazione vengono riutilizzati per creare collane di stoffa e cappelli. Il risultato sono capi attuali, originali e accattivanti.

Novità assoluta di quest’anno sono invece i bijoux creati con i tasti dei computer Mac. Anelli, orecchini e gemelli, disponibili anche in un’edizione limitata con base in argento, soluzione democratica e comunque dai prezzi abbordabili per chi avesse problemi di intolleranza alla bigiotteria.

Non ci sono più scuse dunque. Oggi è possibile vestirsi nel rispetto dell’ambiente, delle materie prime e dei lavoratori. E al tempo stesso è possibile trovare capi alla moda, belli e seducenti. Che per di più sono pezzi unici, perché cuciti a mano e spesso non più ripetibili. Unica annotazione, i prezzi non proprio stracciati. tuttavia ciò che si paga non è il brand. Qui il valore è dato dalla qualità dei tessuti, dalla lavorazione non industriale e dallo studio di design che si nasconde dietro ogni capo. Perché utilizzare oggetti riciclati e ricavarne accessori e abiti alla moda non è facile e richiede doti artistiche non comuni.

E poi, con un pizzico di ottimismo, possiamo dire che qualcosa già si muove anche tra i marchi low cost per eccellenza. Nel 2010 H&M ha utilizzato circa 15mila tonnellate di cotone organico per la sua linea eco e l’obiettivo è di arrivare entro il 2020 ad abbandonare del tutto il cotone lavorato in modo industriale non nel pieno rispetto dell’ambiente.

Oggi ecosostenibile nella moda significa bello. H&M ci insegna che anche economico è possibile.  

di Eleonora Alice Fornara

SartoriaOrlandoFurioso

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Foto: B.E. QualitySartoria l’Orlando Furioso – Eleonora Alice Fornara

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