Misure economiche anticoronavirus, cosa si sta facendo e cosa è possibile fare

Misure economiche anticoronavirus. La crescita economica dell’area Ocse, secondo l’organizzazione che comprende le economie europee e del Nordamerica, scenderà a circa l’1,5% rispetto al 2,9 previsto. Per l’Italia, che è il paese Ocse dove il coronavirus si è diffuso maggiormente, non vi sono ancora previsioni ufficiali. Moody’s ha tagliato le previsioni 2020 per la crescita italiana di un punto secco percentuale. Dal + 0,5% ipotizzato in precedenza, a -0,5%. Ciò significa recessione.

Nel frattempo la Borsa di Milano è cominciata a franare. Da 25.120 punti base del 17 febbraio si è passati a 20.800 di venerdì 6 marzo. Si parla di 1300 miliardi andati in fumo nelle ultime sedute. La crisi da coronavirus contrariamente a quella del 2008, non è dovuta ai mutui “sub-prime”. Essa è una crisi dell’economia reale e non finanziaria.

E’ quindi il calo della produzione e dell’offerta di servizi la causa della presente crisi. Non una crisi della domanda per mancanza di liquidità. Il contagio sta mettendo a rischio il futuro del 10% delle imprese italiane. Sarebbe un disastro economico senza precedenti, dal dopoguerra. Per evitarlo, occorrono misure concrete ed immediate che riducano i costi per tutte le aziende, non solo quelle in difficoltà.

Le prime misure governative: dichiarazione dei redditi rinviata

Il governo ha adottato un decreto per affrontare l’emergenza coronavirus. Il finanziamento previsto, inizialmente annunciato 3,6 miliardi, è più che raddoppiato rispetto agli annunci, toccando i 7,5 miliardi. Si prevedono stanziamenti per il servizio sanitario nazionale, la protezione civile e le forze dell’ordine.

Oltre a tali misure specifiche per la sanità e l’ordine pubblico, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri ha dichiarato gli obiettivi complessivi del governo. Si intende rafforzare gli ammortizzatori sociali e sostenere le imprese concedendo una moratoria dei loro crediti nei confronti del sistema bancario. Per tali misure il governo chiederà l’autorizzazione alla Ue di ritoccare in alto di circa lo 0,4% il deficit 2020. In sostanza, si passerà dal 2,2% al 2,6%.

E’ prevista la proroga al 30 settembre per la dichiarazione dei redditi. Il documento precompilato sarà disponibile online dal 5 maggio anziché il 15 aprile. Inoltre, con un decreto “salvaturismo”, il governo ha già sospeso fino al 30 aprile il versamento dei contributi previdenziali e delle ritenute fiscali per le aziende del settore. Turismo e cultura, infatti, rappresentano da soli il 18% del Pil italiano. Essi subiranno più di altri settori le conseguenze del coronavirus. Tali misure sono sembrate insufficienti a Federalberghi. L’associazione degli alberghieri ha chiesto infatti di beneficiare di una deduzione totale dell’IMU e di sospendere le rate dei mutui almeno per un anno.

Tre provvedimenti cantierabili subito

A un primo esame, le misure adottate dal governo sembrano riguardare l’emergenza o poco più. Secondo Economy Group, una società di consulenza economico-finanziaria, oltre che gruppo editoriale, una crisi di tali dimensione non può essere affrontata con misure che sortiranno effetti tra sei o dodici mesi. La società avrebbe perciò individuato tre provvedimenti, a costo zero, che potrebbero essere adottati immediatamente.

Il primo di essi è l’estensione generalizzata a tutte le imprese e ai lavoratori autonomi dell’Iva per cassa. Ciò consentirebbe di posticipare il versamento dell’imposta sulle cessioni di beni e le prestazioni di servizi a emergenza sanitaria conclusa. Significherebbe alleviare quanto meno per un anno i costi fissi delle imprese di un 22% sul fatturato.

Il secondo sarebbe la sospensione dei pagamenti a carico delle imprese di tutta la parte immersa della retribuzione (cosiddetto “cuneo fiscale”). La sospensione dovrà durare almeno fino alla fine dell’emergenza. I relativi crediti pagati a rate nei successi due anni. La terza misura sarebbe la concessione di un credito d’imposta del 20% su tutti i costi derivanti dalle utenze o dei servizi dati in concessione dallo Stato (energia, trasporti, autostrade etc).

Sarebbero tre misure che non comportano un costo immediato per lo Stato ma una contrazione temporanea delle entrate fiscali. A regime inciderebbero comunque sul gettito fiscale e previdenziale del bilancio 2020, riducendolo. Determinerebbero perciò un incremento del deficit, verosimilmente maggiore di quello ad oggi preventivato. Per poi recuperarlo negli esercizi successivi.

Per lo sforamento del deficit serve comunque l’assenso della Ue

Da questo punto di vista, le istituzioni europee debbono accordare all’Italia una più consistente deroga temporanea ai parametri di Maastricht. Il fallimento del 10% delle imprese italiane sarebbe una sciagura molto peggiore, per il “sistema Europa”. Su tale linea sembra collocarsi anche l’economista Carlo Cottarelli, un tempo ritenuto “la vestale” degli accordi di Maastricht.

Cottarelli propone, inoltre, che vengano finalmente emessi gli eurobond. Con tale nome si intendono titoli per finanziare gli investimenti Ue garantiti da tutti gli Stati membri e non dai singoli debiti pubblici nazionali. La Germania, che si è sempre opposta a tali emissioni, deve comprendere di essere minacciata più di tutti gli altri Stati membri al flagello del coronavirus. Ciò dipende dalla sua esposizione nei confronti della Cina e per i suoi rapporti economici e commerciali con l’Italia.

Fonte foto: Agicult

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