Noti da secoli nelle medicine tradizionali orientali e occidentali per le loro proprietà depurative, i carciofi sono l’ortaggio principe di questo periodo di transizione stagionale, in cui l’organismo ha bisogno di essere alleggerito dalle tossine che ne appesantiscono le funzioni metaboliche per “ricaricarsi” adeguatamente in vista della primavera.
I carciofi rappresentano una vera e propria miniera di principi attivi e vantano particolari virtù terapeutiche.
Una ricerca pubblicata su “Nutrition and Cancer” ha evidenziato le speciali proprietà antitumorali dei carciofi. Nello specifico, ha mostrato come i polifenoli del carciofo possano contrastare l’azione ossidativa dei radicali liberi e interferire con i processi molecolari che inducono la trasformazione tumorale. Sono stati monitorati alcuni volontari sani che avevano consumato un pasto a base di carciofi cotti e per la prima volta è stato riscontrato in esseri umani che le molecole bioattive presenti nel carciofo, hanno la capacità di trasferire in circolo i suoi componenti attivi. Per questo gli scienziati si dimostrano moderatamente ottimisti nel credere alle possibilità protettive delle sostanze del carciofo per quanto riguarda le patologie tumorali.
Inoltre i carciofi sono molto indicati nelle diete dimagranti in quanto hanno pochissime calorie (22 calorie per 100 g), sono molto gustosi ed hanno molte fibre, oltre ad una buona quantità di calcio, fosforo, magnesio, ferro e potassio. Sono dotati di proprietà regolatrici dell’appetito, vantano un effetto diuretico e sono consigliati per risolvere problemi di colesterolo, diabete, ipertensione, sovrappeso e cellulite. Sono anche molto apprezzati per le caratteristiche toniche e disintossicanti, per la capacità di stimolare il fegato, calmare la tosse e contribuire alla purificazione del sangue, fortificare il cuore, dissolvere i calcoli.
La cucina romana da sempre ne ha apprezzato gusto e proprietà, adottando il carciofo tra le specialità locali. Chiamato anche “cimarolo” o “mammola” il carciofo romanesco è il primo in Italia ad essere tutelato a livello comunitario con il marchio IGP. Caratterizzato dalla forma tonda, l’assenza di spine e la consistenza molto tenera, è alla base delle due ricette tipiche: i carciofi alla giudia e i carciofi alla romana.
I carciofi alla giudia si rifanno ad una ricetta è molto antica, tanto che si pensa abbiano fatto la loro comparsa nel ghetto ebraico della capitale intorno al XVI secolo. I cimaroli devono essere puliti con un coltello per eliminare le foglie esterne e le punte rossicce; in seguito devono essere riposti in una bacinella con acqua e limone e, trascorsi 10 minuti, devono essere asciugati e conditi con sale e pepe. Successivamente vanno immersi nell’olio (per circa 8 minuti) e, una volta raffreddati, aperte le foglie verso l’esterno.
I carciofi alla romana vanno puliti esattamente come nella ricetta precedente e immersi in una bacinella con acqua e limone. Bisognerà intanto preparare un impasto, che andrà successivamente inserito all’interno di ogni carciofo, composto da uno spicchio d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, qualche foglia di mentuccia, pan grattato, olio e sale. I carciofi, una volta ripieni, andranno riposti in un tegame con olio e acqua e cotti a fuoco medio per circa 30 minuti.
Il prossimo mese non lasciatevi scappare la sagra del carciofo a Ladispoli. Dall’8 al 10 aprile 2016 anche quest’anno ci sarà una grande manifestazione enogastronomica a cui parteciperanno molte regioni d’Italia e dove sarà possibile degustare una varietà considerevole di prodotti tipici.
di Arianna Orlando
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