Michelangelo, un itinerario attraverso Roma e i suoi capolavori

Michelangelo

Michelangelo è forse l’uomo che ha impresso maggiormente la sua impronta su Roma negli ultimi 1500 anni. Le sue opere, oltre che affascinanti, sono numerose. È possibile però inserirle in un itinerario che le comprenda tutte. D’altronde, nulla vieta di percorrerlo in più tappe e/o in giorni successivi se il tempo a nostra disposizione è troppo breve.

Iniziamo il percorso dal Piazzale Aurelio, di fronte a Porta San Pancrazio. Oltrepassiamo il varco alla destra della porta attraverso le mura di Urbano VIII. Ci troviamo di fronte al prospetto di un edificio conosciuto come la “Casa di Michelangelo“. Così almeno recita la lapide apposta in alto: «Qui era la casa consacrata dalla dimora e dalla morte del Divino Michelangelo – S.P.Q.R 1871».

Sul Gianicolo ciò che resta della casa di Michelangelo, o forse no

Sino al 1930 il prospetto in questione, con la sua lapide, si trovava in Campidoglio. Che l’edificio fosse realmente la casa di Michelangelo, tuttavia, vi sono forti dubbi. Buonarroti, infatti, visse a lungo e morì nel 1564 in una casa piuttosto modesta situata nella scomparsa via dei Fornari. Una viuzza nella zona nell’attuale Piazza Venezia dove oggi è situato il Palazzo delle Assicurazioni Generali.

L’attribuzione del prospetto a casa di Michelangelo risulterebbe invece in una incisione di Angelo Uggeri del 1827. In tale opera si nota la michelangiolesca Cordonata del Campidoglio con accanto l’edificio di cui trattasi. Il titolo dell’incisione è “Via della Casa di Michelangelo”. In realtà, non sembra che l’artista abbia mai dimorato in Campidoglio prima della casa di Via dei Fornari. In precedenza fu prima ospitato nel Palazzo della Cancelleria, poi trovò un minuscolo locale vicino Porta Fabbrica. Quindi abitò una casa del Capitolo di S.Pietro, nel rione Borgo.

I lavori del ventennio attorno al Campidoglio distrussero comunque la presente abitazione. Le parti in travertino, peperino ed i mattoni originali del prospetto furono conservati per alcuni anni nei depositi della Rupe Tarpea. Nel 1939 l’architetto Adolfo Pernier fu autorizzato a riutilizzarli dove oggi sono, per nascondere alla vista un serbatoio ACEA.

Una cupola grande come il Pantheon ma a 80 metri dal suolo

Lasciamo la “Casa di Michelangelo” e le sue disquisizioni in proposito e percorriamo tutta la passeggiata del Gianicolo. Non mancando di ammirare la vista di Roma, giungiamo in Piazza della Rovere. La piazza è dedicata alla famiglia di Papa Giulio II che valorizzò maggiormente il genio toscano. Proseguiamo per il lungotevere verso Castel Sant’Angelo. Infine, giungiamo all’imbocco di Via della Conciliazione con la visione della Basilica di S. Pietro e la sua meravigliosa cupola.

Entriamo nella basilica e, nella cappella sulla destra, ammiriamo la Pietà (1497-1499). È la prima grande scultura michelangiolesca e l’unica firmata. Non compete al modesto cronista darne una descrizione. Possiamo soltanto ricordare che nel 1972 il capolavoro michelangiolesco rischiò di andare in frantumi per il gesto di un maniaco. Fortunatamente lo si fermò in tempo e la statua fu poi restaurata.

Michelangelo ridisegnò il progetto originario della Basilica di San Pietro di Donato Bramante. Sull’impianto a croce greca ideò la maestosa cupola, grande come quella del Pantheon ma ad oltre 80 metri da terra (1546-1551). La pianta della basilica fu poi allungata da Carlo Maderno e trasformata in croce latina. Usciti, consigliamo di seguire le indicazioni per visitare i Musei Vaticani.

Il capolavoro della Cappella Sistina e il più bel palazzo di Roma

Con la speranza di non imbatterci nelle frequenti immense file, possiamo ammirare all’interno dei Musei le michelangiolesche cappelle Sistina e Paolina. Alla “Sistina”, Michelangelo, chiamato da Papa Giulio II Della Rovere, lavorò in due fasi. Dipinse la volta tra il 1508 e il 1512. Poi, tra il 1537 e il 1541, la grande scena del Giudizio Universale. Subito dopo dipinse la cappella Paolina con la Conversione di Saulo (1542-45) e la Crocifissione di Pietro (1546-60). Parafrasando il poeta: «Nui chiniam la fronte», smarriti di fronte a tanta magnificenza.

Torniamo indietro e ripercorriamo all’inverso Via della Conciliazione. Attraversiamo il Tevere e prendiamo Corso Vittorio Emanuele. Dopo circa ottocento metri giriamo per Piazza della Cancelleria (che come detto ospitò Michelangelo). Attraversiamo Campo de’Fiori e prendiamo Via de Baullari. Giungiamo quindi in Piazza Farnese per ammirare il Palazzo michelangiolesco (1546-1550). Sede dell’Ambasciata di Francia, i romani lo chiamano bonariamente “il Dado Farnese”. È forse, però, il più bel palazzo rinascimentale di Roma.

Torniamo indietro per Via dei Baullari sino a riprendere Corso Vittorio. Giungiamo a Largo di Torre Argentina e poi giriamo a sinistra per Via dei Cestari, sino a Piazza della Minerva. All’interno della Chiesa di Santa Maria c’è il Cristo della Minerva (1519-1520). Una statua conosciuta soltanto dagli addetti ai lavori ma non per questa meno affascinante delle altre sculture michelangiolesche.

La più bella piazza di Roma e la tomba del Papa che valorizzò Michelangelo

Torniamo indietro per Via dei Cestari. Giriamo a destra e percorriamo l’ultimo tratto di Corso Vittorio sino a Piazza del Gesù. Sulla destra ci troviamo di fronte alla Cordonata del Campidoglio (un tempo parallela alla presunta Via della Casa di Michelangelo di cui sopra). Saliamo la bellissima scalinata e ammiriamo la splendida piazza del Campidoglio, entrambe del 1538-1552. Il progetto complessivo fu realizzato solo in minima parte su direzione di Michelangelo. Fu poi completato molto dopo la sua morte.

Lasciamo il Campidoglio scendendo da Via S. Pietro in Carcere. Percorriamo tutta Via dei Fori Imperiali sino a Piazza del Colosseo. Di qui ci arrampichiamo sul Colle Oppio seguendo le indicazioni per la chiesa di San Pietro in Vincoli. In essa, Michelangelo scolpì la monumentale tomba marmorea di Giulio II. Lo fece in sei differenti fasi (1505, 1513, 1516, 1525–1526, 1532 e 1542) senza completarla del tutto.

Vi troneggia la gigantesca statua del Mosè (1513–1515 circa) che rivaleggia con la Pietà e con il David di Firenze, tra le sculture del genio di Caprese. Questi, peraltro, era scontento della sua opera. Narra infatti la leggenda che le scagliò il martello, colpendola al ginocchio ed esclamando “Perché non parli?”. Ai lati anche le statue delle due mogli del biblico Giacobbe, Lia e Rachele (1542 circa).

Le ultime opere del grande genio

Da Piazza San Pietro in Vincoli scendiamo per la scalinata dei Borgia (Via di San Francesco di Paola). Giunti a Via Cavour giriamo a destra per poi proseguire lungo Via Giovanni Lanza sino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. All’interno della basilica, sulla destra, vi è la Cappella Sforza disegnata da Michelangelo nel 1560 circa. È l’ultimo lavoro diretto dall’ormai anziano pittore-scultore-poeta e architetto. Usciamo e dirigiamoci a sinistra della basilica sino a riprendere il prosieguo di Via Cavour.

Giunti a Piazza dei Cinquecento, attraversiamo la grande piazza sino all’ingresso del Museo nazionale Romano. Il grande Chiostro si deve ai disegni di Michelangelo che non fece in tempo a dirigerne i lavori. Analogamente fu per la sistemazione dell’aula centrale (frigidarium) delle Terme di Diocleziano nella chiesa di Santa Maria degli Angeli (1561-62).

Aggiriamo la chiesa. Ci lasciamo sulla nostra destra il Ministero dell’Economia e Finanze e percorriamo verso destra Via XX Settembre sino a Porta Pia (1561-1565). Anche il disegno della facciata interna della famosa porta si deve al genio michelangiolesco. Ormai in stile tardo-rinascimentale fu realizzata postuma.

Foto di Markus Baumeler da Pixabay

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