Ha avuto inizio il 24 ottobre u.s. l’anno centenario della nascita al cielo di san Luigi Guanella.
Il Santo sarà ricordato per tutto questo arco di tempo con celebrazioni, dibattiti e scritti da persone autorevoli e, dalla gente comune, attraverso la memoria tramandata o la testimonianza di intercessioni e grazie ricevute
A me, appassionata d’Arte Sacra, sembra giusto aprire una parentesi sull’aspetto della bellezza che circonda il Santo dando spazio al pittore che ha narrato col suo pennello la storia di questo prete dalle “scarpe grosse” e della grande famiglia di beati, consacrati e laici ferventi che ne è scaturita.
E’ Mario Bogani, l’artista che più di ogni altro, ha tradotto in immagini il carisma di don Guanella.
Conosco la sua pittura, la gran parte attraverso pubblicazioni, ma una piccola anche direttamente. Più d’una volta ho contemplato – nel vero senso della parola – la Cena in Emmaus di Curcio (frazione di Colico), affascinata da quel Cristo che effonde serenità, ho guardato per lunghi momenti i due aitanti Apostoli dipinti a mezzo busto davanti al presbiterio che hanno i volti che potremmo incontrare ogni giorno per strada, simili a giovani papà o ai nostri figli o fratelli.
I miei occhi, più di una volta, hanno rincorso quei colori vividi che si smaterializzano come fossero nuvole: il rosso corallo dell’abito che ricorda il sangue del Sacrificio, il bianco candido della tovaglia appena tolta da un cassetto che pre-dice la Resurrezione e i gialli, i verdi, i bruciati che via via diluiscono nello spazio sacro.
Quando passo da Prata Camportaccio il mio sguardo si sofferma sulla lunetta sopra il portale, dove la Madonna dei popoli sembra proteggere tutti quanti noi che passiamo.
Talvolta ho anche modo di vedere i quadri che abbelliscono le case di molti di noi che li acquistarono in occasione della mostra che il pittore tenne negli anni ’70 a Dongo, finestre aperte su spazi dilatati del nostro lago o abitati da fanciulli e animali mansueti.
E un primo contatto personale coll’artista l’ebbi in occasione della stesura del libro scritto a più mani per il Comune di Musso, per una coincidenza curiosa. Scrivendo di Giuseppe Antonio Castelli, pittore mussiano, trovai documentati due teleri secenteschi da lui dipinti per la chiesa parrocchiale di Dosso del Liro, venduti e sostituiti con i due affreschi ancora presenti, di mano di Torildo Conconi e del suo allievo Mario Bogani.
Sperando che potesse darmi notizie lo contattai telefonicamente. Cortese e disponibile, rimase ad ascoltarmi, ma purtroppo non ricordava quelle tele… probabilmente erano già state portate via. Mi sentii comunque debitrice.
A distanza di anni, il settembre scorso lo richiamai. Rispose ancora lui personalmente e mi presentai rammentando la vecchia vicenda. Gli chiesi stavolta una intervista centrata sulla sua pittura per don Guanella e mi rispose: “Sì”, senza esitare un attimo.
In genere, quando visito un paese che non conosco, inizio dalla parrocchiale. Mi orizzonto col campanile, cosa non difficile in Brianza, abbastanza piatta da permettere di individuarlo con agio. Anche a Fenegrò raggiungo la chiesa, dalla quale si intuisce immediatamente che è il paese dell’artista perchè il portale fa bella mostra di formelle bronzee con sculture in forte rilievo, opera del maestro. Anche dentro, la fonte di luce sopra il presbiterio, è una vetrata composta su suo disegno.
Mi avvio lungo la via principale, tracciata ai tempi in cui passavano solo carretti e inadeguata al traffico automobilistico di oggi. Al primo crocicchio, una Crocifissione di inconfondibile mano, fa guardia al cuore del paese dal muro di una casa. Mi conforta il fatto che sue pitture siano presenti, contraddicendo il detto che “nessuno è profeta in patria”.
Giungo puntuale all’appuntamento. Il maestro mi accoglie con cordialità ed entriamo subito in sintonia. Mi guardo attorno senza riuscire a fermare lo sguardo, tanti sono i quadri presenti, di ogni misura, e tanti, tanti, i bozzetti preparatori delle grandi opere che hanno occupato decine e decine di metri quadri delle chiese d’Italia e del mondo.
Passano lunghi momenti prima ch’io formuli qualche domanda. La prima è stata chiedergli quanto lavori ancora. Con grande modestia mi mostra il bozzetto dell’affresco di un grande presbiterio e mi risponde che, purtroppo, non se la sente più di salire su impalcature per opere così grandi.
Io resto a fissare per lunghi minuti quel grandissimo volto di Cristo mentre mi spiega alcuni accorgimenti per l’effetto deformante della superficie curva della conca absidale che ha lo accolto, evidenziando anche quanto la riproduzione fotografica possa ulteriormente modificarlo.
Lo invito a raccontarmi della sua vita di pittore, iniziata grazie a suo padre che capì le potenzialità di quel bambino che, in modo innocente, in tempo di guerra, lo mise in contrasto col regime fascista coi suoi disegni. Traspare dalle sue parole la gratitudine che ancora riserva verso il genitore intelligente che gli permise una formazione artistica presso i maestri che mi nomina con grande rispetto. Non ricorda un momento particolare in cui decise della sua vita, per lui fu da sempre un fluire di giorni passati a disegnare ovunque capitasse.
La maggior parte della produzione pittorica del maestro è stata di carattere sacro. Oggi sarebbe molto difficile andare in Iran ad affrescare in una chiesa, ma nel 1990, raffigurò Cristo e Madonna della consolazione con gli Apostoli nel presbiterio della Consolata a Tehran.
Molteplice è stata la sua collaborazione con le congregazioni religiose, dai Salesiani, che ricorda con riconoscenza, ai Fatebenefratelli, alle Canossiane, ai Camilliani… fino alle meno note facenti capo ai beati Monti e Giovannina, nostri conterranei lombardi.
Con la congregazione di don Guanella è stata particolarmente ricca: per la casa di riposo di Castel San Pietro del canton Ticino ha dipinto due opere che mostrano la beata Chiara Bosatta e (l’allora) beato Luigi Guanella tra gli ospiti (che fecero da modelli) e le suore in vesti a noi contemporanei, senza tralasciare di ambientarli sul nostro lago.
Il ricordo che lo emoziona ancora è legato a La piscina Probatica, dipinta nel Santuario del Sacro Cuore di Como nel 1996, estesa raffigurazione di gente che si affolla al bordo della grande vasca dove Gesù compie il miracolo per il cieco, gesto di pietà che è ripetuto nell’angolo da don Guanella intento a sorreggere un bambino: il Maestro e il Santo hanno lo stesso fisionomia e lo stesso sguardo. La fissità dell’episodio è solo apparente perché il pittore crea – anche qui – una dimensione nuova coi movimenti del capo di alcuni personaggi attirati dalla figura del Cristo. La grande scena fa da sfondo alla cappella che accoglie le spoglie del Santo e della Beata Chiara.
In occasione della canonizzazione del 2011 a Bogani è affidata la rappresentazione delle Opere di Misericordia sistemate nella navata del santuario, insieme alla grande Immagine di san Luigi Guanella situata in controfacciata sopra il portone d’ingresso.
L’ampia area presbiteriale conserva anche le quattro figure di san Giovanni Bosco, don Orione, mons. Bacciarini e san Pio X.
La collaborazione del maestro coi Guanelliani annovera anche il grande pannello che illustra la Vita della beata Chiara Bosatta presso la Casa Santa Maria della Provvidenza di Lora.
Prima di lasciare Fenegrò mi reco al camposanto del paese per vedere il Morte e Risurrezione della cappella cimiteriale che mostra anche vetrate disegnate da lui. Uscendo dal paese, ancora una grande pittura sul muro di una casa, la Mietutura, mi attrae col suo giallo dominante che è sole, colore e calore: mi sembra un inno alla Vita nel lavoro del giovane, nel gesto della donna che allatta e negli animali amici dell’uomo.
Bibliografia
Bogani, L. Caramel, Mario Bogani, Nicolini ed., 2010
Folonaro, S. Fasana, Sui passi di don Luigi Guanella, Lyasis ed., Sondrio, 2013
Todeschini, Le Opere di Misericordia del maestro Mario Bogani collocate nel santuario del S. Cuore, Como, 2012
di R.F.T.
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