La storia, vecchia amica, ci insegna che nel corso degli anni molte sono state le mode a fare tendenza, altrettante quelle mosse dai pensieri e punti di vista delle comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). Numerosi sono infatti i maestri dello stile che hanno fatto coming-out e che hanno strutturato una storia dello stile che, senza l’influenza gay, ora, non sarebbe la stessa.
“Immagina le donne dell’alta società vestite bondage” disse Gianni Versace a Valerie Steel, direttrice del Fashion Institute of Technology di New York. Detto fatto, fu proprio il caro Gianni a far sfilare Naomi Campbell vestita fetish in pelle nera stracciata in fili e lacci.
Ispirandosi ai personaggi di spicco, la Steel idea un resoconto storico della moda e dell’orientamento sessuale, di come quindi i vestiti vestono le differenze di idee: “Sono genuina nella mia preferenza di vestiti maschili – dichiarò un giorno Marlene Dietrich – non li indosso per essere più appariscente! Ritengo solo di essere più attraente in questi vestiti”.
La mostra, nominata A Queer History of Fashion from the Closet to the Catwalk, parte proprio da stilisti come Cristobal Balenciaga, Yves Saint-Laurent – che ricordo tenne segreta per anni la sua storia d’amore con Pierre Bergé – e Christian Dior, per poi passare ad Alexander McQueen, Marlene Dietrich, personaggi più dandy come Andy Warhol e Oscar Wilde, per non dimenticare Jean Paul Gaultier (in foto uno degli abiti in mostra) fino ad arrivare a semplici icone dei diritti degli omosessuali: in poche parole, come la moda nel corso degli anni è stata influenzata dal pensiero gay.
Fred Dennis, che ha curato la mostra, spiega alla stampa che l’esposizione è “un omaggio ai designer lesbo-gay di ieri ed oggi. Per riconoscere il loro contributo alla moda e incoraggiare tutti a guardare in faccia la diversità”.
di Mauro Stano
foto: thpfashionblog.com
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