L’Eucarestia, cibo essenziale per la vita del credente

eucarestia

Con il vangelo di Domenica scorsa continua il discorso di Gesù sul pane di vita. I giudei precedentemente avevano mormorato perché Gesù si era proclamato “pane disceso dal cielo”, quindi un essere di natura divina. Nel Vangelo di oggi, invece, si scandalizzano perché afferma che la vita divina deriva dal mangiare la sua carne e dal bere il suo sangue; un linguaggio alquanto ripugnante per le orecchie dei suoi interlocutori, ben consapevoli che nell’A.T. il mangiare carne e il bere sangue umani era considerato un tremendo abominio e il segno della maledizione di Dio.

Per Gesù e per la logica della Nuova Alleanza da Lui stesso inaugurata, il mangiare e bere la sua vita ci fanno realizzare con Lui una vera comunione d’amore, una relazione intima che non è un annullarsi a vicenda, né un macabro cannibalismo per cui necessariamente il carnefice sopprime la vittima. A questo punto, il discorso di Gesù e il senso delle sue parole, diventa sempre più chiaro. Tutti lo sentono ma solo pochi lo ascoltano; i più, infatti, badano a pensare ai propri vantaggi e non comprendono affatto la novità del suo messaggio; ma Gesù, per facilitare la comprensione del suo discorso fa sempre riferimento all’A.T., le cui pagine parlano della manna, che il libro della Sapienza presenta come “cibo degli angeli, capace di procurare ogni delizia” e come “manifestazione della dolcezza di Dio verso i suoi figli”.

Ma nell’A.T. sono tante le citazioni nelle quali la comunione con Dio viene espressa attraverso l’immagine di un
banchetto: per es. nel libro dei Proverbi: “la Sapienza ha imbandito un banchetto, venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che ho preparato”. E ancora, il profeta Amos attestava che gli uomini non avevano solo “fame di pane e sete di acqua ma di ascoltare la parola del Signore”. Presentando il tema del banchetto, Gesù raccoglie le pagine dell’antica Scrittura e le porta tutte a compimento. Egli stesso, quindi, prepara ora una mensa e invita tutti. E il pane offerto da Gesù è un pane speciale perchè è la sua stessa carne.

Ma “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” potremmo anche noi obiettare. Tale obiezione risulta giustificata perché ciò che compie Gesù è davvero straordinario. Egli, conoscendo i loro pensieri, è ancora più esplicito: “se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterò nell’ultimo giorno. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui”. E’ un linguaggio molto concreto questo di Gesù ed è  scandalosamente crudo. “La carne e il sangue” indicano l’uomo intero, la persona nella sua completezza, la sua vita, la sua storia. 

Parlando così, Gesù offre se stesso ai suoi ascoltatori; potremmo dire, nel senso più realistico del termine, che si offre in pasto a tutti. Divenire uomo mangiato, consumato, spezzato, sangue versato, questa è la vocazione di Gesù! Davvero Gesù non vuole conservare nulla per se stesso e sulla croce offre tutt’intera la sua vita per gli uomini. L’Eucarestia, questo mirabile dono che il Signore ha lasciato alla Chiesa, realizza questa misteriosa comunione con Lui. Paolo con energia dice ai cristiani di Corinto: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?”.

Tutto ciò, carissimi, interroga il nostro modo di accostarci all’Eucarestia. Molti lo fanno con estrema superficialità, altri, purtroppo, se ne privano volutamente. Un grande mistero, così alto che ci deve far pensare di essere sempre e comunque indegni di riceverlo. Infatti, la pedagogia della S. Messa, anche dopo aver celebrato la confessione più perfetta, prima della Comunione ci fa sempre ripetere quelle memorabili parole del centurione: “O Signore, non sono degno di prendere parte alla tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato”. Sì, non siamo mai degni di accostarci al Signore. È una verità che spesso dimentichiamo perché non consideriamo abbastanza che è il Signore a venirci incontro, è lui che si avvicina a noi sino a farsi cibo e bevanda.

L’atteggiamento con cui dobbiamo avvicinarci all’Eucarestia dovrebbe essere quello del mendicante che tende sempre la mano, per chiedere amore, guarigione, conforto. Si narra che una donna si recò da un padre del deserto confessandole di essere assalita da terribili tentazioni. Il santo monaco le chiese da quanto tempo non faceva la comunione. Ella rispose che erano ormai molti mesi. Il monaco le rispose dicendole più o meno queste parole: “provi per altrettanti mesi a non mangiare nulla e poi venga a dirmi come si sente”. La donna capì quanto le aveva detto il monaco e cominciò a fare regolarmente la comunione.

L’Eucarestia è cibo essenziale per la vita del credente, è anzi la nostra stessa vita. Il Signore sembra non chiederci altro se non di rispondere al suo invito e gustare la dolcezza di questo pane che egli continua a donarci
gratuitamente e abbondantemente. Prendiamo maggiore coscienza che la Divina Eucaristia è l’unico farmaco per guarire dai mali che assalgono il nostro corpo e il nostro spirito e l’unico alimento per gustare e vedere come è buono il Signore: beato l’uomo che in Lui si rifugia!

Fra’ Frisina

Nella foto, la consacrazione dell’Eucarestia durante la messa: it.wikipedia.org

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.