L’esternalizzazione del lavoro è un bene o un male?

RelationshipBuilding_miniEsternalizzare si o no? La risposta più logica è: “dipende”; perché per prima cosa dobbiamo definire cosa vuol dire esternalizzazione: “definiamo esternalizzazione la tecnica di gestione imprenditoriale di acquisizione di fattori produttivi da una fonte esterna”. Ovvero quando un’impresa, pubblica o privata, si rivolge fuori da organi della sua struttura aziendale per ottenere elementi necessari per la costruzione, lavorazione o erogazione di un prodotto o di un servizio.

La scelta di ricorrere all’affidamento esterno all’impresa può avvenire quando un soggetto deve, ad esempio, rispondere ad un improvviso incremento della domanda e decide di assumere per il tempo necessario un numero maggiore di lavoratori, ricorrendo ad una cooperativa o a società di lavoro interinale, in modo da consentire all’imprenditore di non dover compiere selezione di personale, ed anche, principalmente, di doverlo gestire quando la domanda calerà. In alternativa, si può affidare ad un’altra impresa parte della lavorazione di una quota del bene da produrre, senza dover ricorrere ad un ampliamento sia della struttura produttiva che della consistenza dei macchinari.

Oggigiorno il fenomeno dell’esternalizzazione è molto diffuso in vari settori, ma principalmente riscontriamo un suo utilizzo nell’ambito della manodopera, dove si ricorre all’utilizzo di personale dipendente di una società diversa da quella per la quale sta lavorando, consentendo una forte riduzione dei costi imputabili al personale che un’azienda deve sostenere sia in un momento di forte domanda che in un momento meno florido dell’attività aziendale. Un tipico esempio è il personale che lavora per le grandi concessionarie di automobili di marchi premium che, impiegando personale di Società esterne solo quando necessario, circa undici mesi l’anno perché spesso ad agosto non si registra molto movimento di autovetture, possono così pagare solo il lavoro effettivamente svolto; altri casi sono rappresentati dalle ditte di pulizie che operano nei condomini, che sono subentrate nelle mansioni che fino a qualche decennio fa svolgevano i portieri.

Ad ampliare il ricorso a questo modello contribuisce anche l’evoluzione dell’economia mondiale dove con l’e-commerce si è verificato un miglioramento ed una evoluzione nel campo della logistica e distribuzione; infatti la distribuzione viene ormai appaltata a colossi del trasporto che a loro volta affidano consegne e prelievi a cooperative di trasportatori che usano furgoni con il logo della società di trasporto senza essere dipendenti diretti. Questo ha consentito di eliminare le piccole flotte di veicoli industriali leggeri (furgoni fini a 3,5t), portando ad un drastico taglio dei costi d’esercizio a carico di produttori e clienti, consentendo peraltro di fare arrivare i prodotti nella quasi totalità del mondo.

Nel settore pubblico da diversi anni si ricorre all’appalto esterno, principalmente da parte degli enti locali, dove a causa di tagli di bilancio o di vincoli come il patto di stabilità e del blocco del turn over. Molti servizi che prima erano svolti da uffici pubblici con proprio personale dipendente, ad esempio i lavori di pulizia e manutenzione del verde pubblico, ed anche la manutenzione dei sistemi informatici o il lavoro di segreteria o anche i servizi di portierato e vigilanza, sono affidati a personale esterno.

Negli ospedali spesso per una parte del personale infermieristico e del servizio del 118 si ricorre a cooperative di personale. Se l’esternalizzazioni possono essere considerate un ottimo strumento per la gestione e compressione dei costi d’esercizio, allo scopo di massimizzare l’efficienza ed efficacia del fine aziendale, questo è vero solo ad una condizione, e cioè – eccetto pochissimi casi – la brevità di periodo; infatti più si ricorre all’acquisizione di fattori produttivi da una fonte esterna per un tempo prolungato e più i costi aumentano fino a far ritornare più conveniente internalizzare il fattore produttivo acquistato dalla fonte esterna.

Se nel privato questo è facilmente registrabile diverso è il discorso nel pubblico, dove i ritardi dei pagamenti, la complessità delle gare d’appalto, la mancanza spesso di fondi costringe a sospendere il servizio o ad operare fuori mercato, soprattutto nei confronti del personale. Si registrano spesso contratti al minimo, con un’alta incidenza di precarietà, utilizzando cooperative di servizi, che rendono precario qualsiasi impiego, ma soprattutto la difficoltà di programmare gli interventi nel lungo periodo, formare il personale, e quindi fornire dei servizi adeguati.

Solo con una Pubblica Amministrazione efficiente, come quella di altri paesi europei Francia e Germania, può essere valutata una componente di esternalizzazione di alcuni servizi, altrimenti si finisce di spendere di più, non si ha un personale motivato che vede un futuro nel proprio lavoro, e cosa da non sottovalutare aumenta il livello di corruzione. Sul fenomeno corruttivo basta leggere i giornali.

di Giorgio Chiatti

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