Legge elettorale: tanti partiti, tanto spreco di denaro pubblico, tante facce note

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Dopo l’incontro tra l’ABC (Alfano, Bersani e Casini) della politica, in questi giorni anche su internet e nei palazzi del potere si discute di come riformare la legge elettorale. Perché quella in vigore non rispecchia il volere dei cittadini ma, secondo la maggioranza degli italiani, soltanto quello dei segretari e leader di partito. 

Le tesi che circolano sono preoccupanti e volte ad un ritorno al passato, con la frammentazione degli schieramenti politici, o addirittura con leggi utili solamente a permettere che il potere rimanga nelle mani dei soliti noti.  

Le ipotesi prevedrebbero un sistema proporzionale che, anziché ridurre i partiti, incoraggerebbe la nascita di nuovi movimenti con la certezza, già provata nella prima Repubblica, dell’ingovernabilità, data dall’eterogeneità degli schieramenti politici, e di ulteriori sprechi di denaro pubblico che scaturirebbero con i seguenti finanziamenti.

Nell’aprile del 1993 un referendum abrogativo, promosso dai Radicali Italiani, ottenne il 90,3% dei voti a favore dell’abrogazione del “finanziamento pubblico ai partiti”. A dicembre dello stesso anno il Parlamento emanò la legge n. 515 “contributo per le spese elettorali” ripristinando, con un altro nome, l’erogazione di denaro statale. Oggi in Italia, così come in altri paesi europei, i partiti continuano a percepire finanziamenti dallo Stato ma con differenze sostanziali. Tanto per fare due esempi: Francia 74, 8 milioni di euro – Germania 98,8 milioni di euro – Italia 468,8 milioni di euro

Purtroppo in Italia ancora non si riesce a pensare e ad agire a favore del cittadino, come spesso a parole sostiene di fare la gran parte dei politici attuali. La realtà che si evince è che l’unico obiettivo della classe politica è seminare nel proprio orticello affinché maturino i frutti per il benessere del loro futuro.

E’ necessaria una legge elettorale bipolare e affidabile che disincentivi il disgregamento dei partiti, che darebbe vita ad un numero incalcolabile di nuovi partitini, e dia l’opportunità a chiunque lo desideri di candidarsi a guidare una coalizione per il bene della Nazione.

L’ulteriore esborso di altre decine di milioni di euro a favore di nuovi partiti, incentivati da un’eventuale  nuova legge elettorale sbagliata, significherebbe il finanziamento della casta e delle solite facce. Senza permettere alle nuove generazioni di giovani, non necessariamente di “politici”,  preparate e senza raccomandazioni, di poter ambire a governare il proprio paese come già accade negli altri paesi europei.

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Enzo Di Stasio
Foto: lapoliticaitaliana.it

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