Le 72 lunghe ore di New York

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Declassato da categoria 2 a 1 l’uragano Irene si dirige verso New York. Si abbatterà sulla città dando inizio a quelle che il presidente Obama ha definito: “72 ore molto lunghe”.

New York ha il volto di un fantasma, è stato dato ordine di evacuazione a 370 mila persone, equivalenti al numero dell’intera popolazione di Firenze. Dal mezzogiorno di ieri tutti i trasporti pubblici sono stati bloccati e non è sicuro che si riesca a riaprire le vie di comunicazione già lunedì se il rischio di allagamenti è reale. Diverse miglia di cavi elettrici sono stati disattivati dalla Conedison per evitare incidenti. I tre principali aeroporti – JFK, La Guardia e Newark – e gran parte dei ponti che collegano Manhattan alla terra ferma sono stati chiusi.

I cittadini non evacuati sono stati invitati ad un coprifocuo di almeno 24 ore prendendo pertanto d’assalto i grandi magazzini rimasti aperti per consentire l’acquisto di generi di prima necessità. I pochi che si aggiravano oggi per la città parlano di un paesaggio desolante: saracinesche abbassate, cinema, ristoranti e negozi chiusi, sacchi di sabbia di fronte ad alcuni locali. Restano aperti pochi ristoranti italiani che coraggiosamente propongono un “menu Irene”, ed un gruppo di serfisti altrettanto coraggiosi che attende insieme ad Irene l’onda perfetta.

Tutte le telecamere stradali del dipartimento dei trasporti sembrano al momento essere fuori uso ma i blogger parlano per ora soltanto di piogge. Nel suo lungo percorso verso la costa est degli Stati Uniti Irene ha effettivamente perso molta della sua intensità fino a raggiungere il livello più basso della scala Saffir-Simpson generalmente usata come punto di riferimento. Anche in questo modo tuttavia i venti mantengono una velocità di 136 chilometri orari e rimangono altissimi i rischi legati all’ enorme volume delle piogge ed alle onde che Irene potrebbe sollevare.

I pareri sono discordanti su quanto gli allarmi lanciati oggi possano costituire solo una mossa preventiva, da parte del sindaco Bloomberg, per evitare di ripetere gli errori commessi nel passato inverno con l’emergenza neve. Occorre tuttavia ricordare che raramente gli uragani riescono a spingersi così a nord, New York non è pertanto una città preparata a questo tipo di eventi, l’ultimo uragano che colpì la grande mela risale infatti al 2008 ed anch’esso aveva una intensità di primo livello.

Nel frattempo su Twitter e Facebook si susseguono i timori ed i messaggi: c’è chi già paragona New York a Venezia e chi crea un profilo “Uragano Irene” su Twitter dichiarando “Non voglio ferire nessuno”. Forse un utile modo per far passare la paura durante il coprifuoco e comunicare con i propri cari senza intasare le linee telefoniche già sotto pressione.

La città è ormai pronta mentre Irene entra prepotentemente.  

Claudia Durantini

Foto: mashable.com

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