La Mitologia

Cosa sono un mito, una leggenda, un racconto popolare, una fiaba, una favola? Sono semplicemente parole diverse che descrivono la medesima cosa, o c’è una differenza? La parola mito deriva dal greco mythos, “ciò che è detto”, una storia.

Ma se diciamo che un mito è una storia, dobbiamo subito aggiungere che si tratta di una storia non vera, per esempio su Dei e Dee che non sono mai esistiti. Questa definizione comune di mito, una storia falsa o non vera, non è però corretta perché non considera che i miti sono ritenuti assolutamente veri dalle culture che li producono. Gli antichi egizi credevano che Osiride, il dio dei morti, fosse stato ucciso dal malvagio fratello Seth e in seguito fosse riportato in vita per governare il regno dell’aldilà. Analogamente al dio, morto e resuscitato nel racconto, ogni credente egiziano aveva fede nella propria resurrezione nella terra di Osiride, per loro era un essere umano realmente esistito e la sua storia era autentica. Noi, naturalmente, non crediamo in Osiride e non consideriamo vere le sue storie. Ma i cristiani credono che Gesù Cristo sia stato crocifisso e sia risolto offrendo ai suoi devoti seguaci la vita eterna nel mondo a venire, proprio ciò che i fedeli di Osiride pensavano del loro dio. La differenza principale tra Osiride e Gesù è che al primo non si crede più, il suo culto si è estinto, mentre quello di Gesù prospera ed è praticato in numerose parti del mondo. Perciò, chiamiamo miti le storie del dio egiziano e invece definiamo quelle di Gesù e dei suoi apostoli vangeli, cioè buone novelle, storie vere. Siamo bendisposti nei confronti delle nostre credenze, però, dobbiamo sempre ricordare che ciò che per uno è teologia per un altro potrebbe essere mitologia. Tra migliaia di anni, quando la nostra civiltà sarà ormai estinta, qualcuno forse dirà che le popolazioni di Europa e America adoravano un semita, crocifisso e risorto, ma che al quel dio non si crede più.

I miti

I miti sono narrazioni e sono ritenuti assolutamente veri dalle culture o società che li raccontano. Ma chi ha creato questi miti? Si può solo dire che le storie sono di autori anonimi, tramandate oralmente di generazione in generazione e hanno un’origine popolare. Numerosi fattori culturali, storici e psicologici contribuiscono alla nascita di un mito. Se un mito assomiglia ad un altro di una cultura diversa, questo non significa necessariamente che sia stato preso in prestito. Ma non vuol dire neanche che non ne possa essere stato influenzato. Ogni caso va studiato singolarmente. La teoria di un’unica fonte non può spiegare le diversità e le similitudini tra i miti. E’ inoltre importante ricordare che, per quanto un mito sia simile ad un altro, esistono delle differenze fondamentali tra miti di diverse culture. Ogni mito riflette il mondo in cui ha avuto origine. I principali protagonisti sono spesso divinità, come Zeus, Thor,  le cui gesta costituiscono la base del racconto. Ma a Dei e le Dee si uniscono spesso mortali, eroi ed eroine, a loro volta accompagnati da esseri semidivini e da una schiera di creature reali e fantastiche, come cavalli alati, draghi, animali e piante parlanti. Di solito, i miti sono storie sacre e serie: Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden. Ma vi sono anche miti più frivoli, come quelli di Zeus e dei suoi amori con giovani e fanciulle e dei mille modi da lui utilizzati per sedurre diverse creature sfuggendo al controllo della sua consorte Era. I miti combinano aspetti realistici, per le culture che li producono, con elementi fantastici: Zeus ed Era si comportano come una qualsiasi coppia greca e anche come molte coppie sposate dei giorni nostri. E’ una tradizionale famiglia patriarcale, con la moglie ben attenta a che il marito non smarrisca la retta via e pronta a punirlo se ciò avviene. Ma nessun mortale può mutarsi in animali e oggetti, come fa Zeus per sfuggire alle ire della sposa. I primi ad interrogarsi sul significato del mito furono gli antichi Greci. Essi si ponevano domande quali: Crono ha veramente castrato il padre Urano? Zeus si è abbandonato a comportamenti sessualmente immorali vietati ai mortali? Il carro di Apollo attraversa davvero il cielo recando il giorno? Questi e altri analoghi interrogativi turbavano gli intellettuali greci, molti dei quali misero perfino in dubbio l’esistenza stessa degli Dei. Il punto di vista scettico, ma realistico, trovò eco presso molti eruditi greci, particolarmente tra i filosofi stoici. Un modo di risolvere il dilemma fu di non accettare i miti alla lettera, ma di ricercare i significati nascosti o di contenuto simbolico. Quest’approccio fu ben sintetizzato dallo storico greco Plutarco, quando sostenne che i racconti devono essere interpretati “filosoficamente e con riverenza”, cioè simbolicamente e allegoricamente. Entrambi i termini, allegoria, dal greco “parlare in senso figurato”, e simbolo, dal greco segno, sono usati in modo intercambiabile. Quest’approccio interpretativo è stato adottato da alcune scuole del pensiero cristiano, fin dal Medioevo, che vedono ogni cosa, nel mondo reale e nella Bibbia, in termini allegorici o simbolici. L’approccio allegorico-simbolico venne mantenuto perfino nel Rinascimento, quando si abbandonarono diverse idee antiquate, e proseguì fino all’Ottocento ed è tuttora adottato in alcuni libri divulgativi di mitologia.

Le leggende

Quando usiamo il termine mitologia, intendiamo una raccolta di miti. Perciò, parliamo di mitologia greca o finnica, indicando un insieme di miti di una certa cultura, religione o gruppo etnico. Ma l’uso della parola mitologia come sinonimo di favola o leggenda è errato, perché, pur essendo racconti tradizionali anonimi, le leggende e le favole non sono miti. La leggenda, derivata dal latino raccogliere, scegliere, leggere e dal termine greco raccogliere, viene spesso confusa con il mito. Come questo, essa è una storia anonima tradizionale tramandata di generazione in generazione. Ma, laddove il mito ha come protagonisti principali Dei e Dee, una leggenda presenta personaggi storici, come Carlo Magno, El Cid, Maometto, san Francesco d’Assisi o Billy the Kid. Accanto a questi compaiono personaggi di fantasia e creature immaginarie come draghi, angeli e demoni. Inoltre, anche se una leggenda si svolge in tempi storici, e non in epoche primordiali, essa contiene elementi fantastici: sappiamo che Maometto è esistito veramente, ma che abbia cavalcato in cielo sull’animale fantastico Al Borak è sicuramente ancora da dimostrare. Mentre un mito è ritenuto assolutamente vero dalle persone che lo raccontano, una leggenda non lo è necessariamente. Spesso, in effetti, quando definiamo una cosa leggendaria, vogliamo sostenere che non esistono basi storiche che confermino la sua veridicità, anche se alcuni personaggi del racconto sono figure storiche. Per esempio, numerose leggende circondano la figura del Cid, ma non tutte le imprese che gli vengono attribuite hanno necessariamente avuto luogo, e naturalmente gli elementi fantastici allontanano i racconti dalla storia reale.

I racconti popolari e le fiabe

Arriviamo ora all’espressione racconto popolare, che indica una narrazione orale anonima, tramandata di generazione in generazione, non considerata vera, ma inventata. I racconti popolari vengono narrati a scopo d’intrattenimento o per diffondere dei valori comuni. Essi hanno avuto luogo “una volta…”, cioè non sono mai accaduti. Presentano personaggi generici, come il Re, la Regina, l’Orco, la Strega. Includono anche elementi fantastici. Quando un racconto popolare assume forma scritta, può entrare a far parte della letteratura, come nel caso della raccolta di racconti dei fratelli Grimm, spesso chiamati in modo poco preciso fiabe. Quando autori della levatura di Hans Christian Andersen si servono delle tecniche del racconto popolare abbiamo le cosiddette fiabe. Come si vede, i due termini sono spesso intercambiabili.

Le favole

Se dal racconto popolare, passiamo alla favola, scopriamo che essa, dal latino parlare, discorso, storia, è una narrazione molto breve, ancora derivata da una fonte anonima, e tramandata di generazione in generazione. Non c’è indicazione di tempo. Ma, mentre i personaggi di un racconto popolare sono umani, gran parte delle favole ha come protagonisti animali parlanti. Alla favola si accompagna spesso una morale. La più famosa raccolta di favole è quella attribuita ad Esopo, ma molte altre raccolte si sono sviluppate nel corso dei secoli. La favola tradizionale riutilizzata da un grande scrittore, come per esempio La Fontaine, si trasforma in opera d’arte.

Da queste brevi descrizioni, si arguisce che esistono molte similitudini, ma anche differenze tra mito, leggenda, racconto popolare, fiaba e favola. Gli studiosi discutono e analizzano queste opere creative, tentando di districarne la complessa trama e noi, come lettori, possiamo solo trarre beneficio dalla loro enorme fatica. Noi apprezziamo queste opere perché catturano la nostra attenzione; parlano di noi, delle nostre speranze, paure, gioie, e tragedie. Persino in quest’era scientifica, in cui ci siamo liberati da così tante vestigia del passato, troviamo queste opere vibranti e vitali perché trattano di noi.  

Leonardo Comple

Foto: olympia.scoom.com  

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