La Corte di Strasburgo condanna l’Italia sui cognomi materni

corte europea di strasburgoLa Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia perché non garantisce alla madre il diritto di trasmettere il proprio cognome al figlio al posto di quello paterno. La questione è sorta grazie ad una coppia di italiani che ha citato in giudizio lo Stato arrivando a portare la loro richiesta fino alla Corte europea, vincendo.  

L’usanza di dare ai figli solo il cognome del padre da noi ha origini antiche,  almeno risalenti alla tradizione dell’antica Roma, e da molti è difesa anche per questo motivo: “è parte della nostra cultura”. Anche prima della cultura romana, in effetti già la cultura greca, che molto ci ha influenzati, utilizzava spesso il patronimico per identificare una persona: l’eroe omerico Achille è detto “Pelide” perché figlio di Peleo.

In molti Paesi, oggi, si è deciso da tempo di abbandonare questo tipo di usanze e attribuire di diritto il cognome della madre, vicino a quello del padre,  al figlio: così anche in Spagna, per esempio. E su questo solco si è mossa anche la Corte di Strasburgo, che ha considerato l’attuale legislazione italiana non rispettosa del principio di parità tra i sessi. Tale principio è contenuto nella Carta Europea dei Diritti dell’Uomo, sottoscritta anche dal nostro Paese, solenne documento entrato a far parte del diritto europeo e che la Corte ha il dovere di far rispettare.

Il punto è che in Italia, oggi, non è possibile che il neonato prenda solo il cognome della madre, perché quello del padre deve esserci sempre, obbligatoriamente. Bisogna notare però che è possibile per i genitori far aggiungere quello materno, ma solo facendone esplicita richiesta in Prefettura. Questa opzione perciò non si attiva automaticamente.

In realtà anche la nostra Corte Costituzionale, con una sentenza del 2006, aveva dichiarato che era illegittima “l’attribuzione, automatica ed indefettibile, ai figli del cognome paterno” perché ciò “si risolve in una discriminazione ed in una violazione del principio fondamentale di uguaglianza e di pari dignità”. La Corte però aveva altresì osservato che non era di sua spettanza intervenire, bensì del legislatore: questa sentenza perciò valse solo come -inascoltato- monito.
Oggi però sembra che anche sul fronte del Governo qualcosa si muova. Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha infatti annunciato la sua intenzione di adeguare la normativa vigente ai criteri fissati dalla Carta dei Diritti. Se ciò avverrà, vi sarà la necessità di scegliere tra varie possibilità: si potrebbe far decidere ai coniugi se far apporre il cognome della madre o quello del padre, per esempio; oppure stabilire che vengano ereditati in automatico entrambi i cognomi, lasciando scegliere quale vada scritto per primo, o decidendo che siano posti in ordine alfabetico. Ma questi sono solo esempi delle opzioni che adesso si prospettano.

di Lorenzo Masucci

foto: corrispondenzaromana.it

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