La competizione, il dominio, la discriminazione, la ricchezza, sono la causa di tante ingiustizie

“Il figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la proprio vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). Queste parole di Gesù, carissimi, programma di vita per la Chiesa e per ogni cristiano, risuonano particolarmente forti in questa Domenica, Giornata Missionaria Mondiale. Il loro contenuto, avvolto di mistero e di mistico fascino, rivela anzitutto la lieta notizia che Cristo è venuto a portare a tutta l’umanità. Le parole del Maestro, paradossalmente inconcepibili alle orecchie dei discepoli, sono l’auto-presentazione di Gesù e, nello stesso tempo, forniscono la linea programmatica della sua missione terrena: non farsi servire dagli uomini ma servire l’uomo. Attraverso questo amabile servizio, e in maniera particolare, con il suo sacrificio sulla croce, Gesù rivela chiaramente l’amore che Dio Padre nutre per l’umanità. Quale altra fede sulla terra professa un Dio che si mette a servizio dell’uomo? Eppure tale aspetto non diminuisce affatto la sua divinità ma la illumina e la investe di luce nuova. Gesù Cristo rimane sempre il “grande e sommo sacerdote” (Eb 4,14); “In principio Egli era presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”, (Gv 1,2). Gesù è il Signore, che “pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 1,6-7); Gesù è il Salvatore, al quale possiamo accostarci con piena fiducia. Egli è “la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14,6), “il pastore che dà la vita per le pecore” (Gv 10,11), “il capo che conduce alla salvezza” (At 3,15).

Siamo tutti invitati a contemplare il volto di Cristo per trovare il giusto slancio missionario, attraverso il quale ogni battezzato è chiamato ad impegnarsi per testimoniare con gioia la sua fede in Cristo, unico Salvatore del mondo. Che grande grazia il Signore ci ha concesso, donandoci immeritatamente l’inestimabile dono della fede! È una grazia – non lo dimentichiamo – che nel giorno del nostro Battesimo ci fa annunciatori ed apostoli e che soprattutto oggi per noi diventa sempre più una fonte di responsabilità. Perciò, se non ritorniamo ad essere contemplativi, non potremo mai annunciare Cristo in maniera credibile. Solo ripartendo dal volto di Cristo e sul suo esempio, donandoci totalmente ai fratelli impareremo il senso e lo stile della nostra identità missionaria. Come Dio è stato solidale con l’uomo, inviando il Figlio nel mondo, così la chiesa si sforza di essere solidale con “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” (GS, 1). I membri della Chiesa che agiscono in questi termini diventano sempre più l’immagine vera ed autentica di Cristo in terra e nello stesso tempo svolgono il primo e il più grande servizio, quello cioè, di annunciare il Vangelo di Gesù, seguendo le precise coordinate che Cristo stesso ha tracciato: il servizio, la povertà, l’umiltà, la croce. La Chiesa, pertanto, deve avere il coraggio di resistere alla tentazione che il Vangelo di oggi ci rivela nel comportamento dei due fratelli, che senza sapere ciò che chiedevano, volevano sedere “uno alla destra e uno alla sinistra” di Gesù. È l’eterna lotta tra il bene e il male, tra lo spirito del dominio e quello del servizio.

Le parole di Gesù valgono ancora oggi: nella logica del Vangelo essere il primo significa essere il “servo di tutti” e questo aspetto lo si comprende sempre meglio nella misura in cui l’uomo saprà volgere il suo sguardo a Cristo Gesù, “disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire” (Is 53,3). E qui il nostro pensiero va ai tanti missionari che giorno dopo giorno, nel silenzio e nel nascondimento, in terre lontane oppure mimetizzandosi in mezzo a noi, annunciano il loro amore per Gesù, a volte anche con il dono della loro stessa vita. Ma accanto a coloro che si spendono in prima linea a favore della causa della missione ai popoli dobbiamo immediatamente considerare tutti i membri dell’intero popolo di Dio, ciascuno con il suo contributo: i piccoli, gli ammalati, anche i poveri con il loro umile obolo. La missione, infatti, riguarda tutto il popolo di Dio, ognuno con la vocazione che ha ricevuto dal Signore. L’insegnamento evangelico di Gesù sul servizio si fa anche profezia che annuncia un nuovo stile di rapporti da intraprendere non solo tra i membri della comunità cristiana ma anche all’interno della nostra società. Il cristiano, infatti, non perde mai la speranza di far nascere un mondo più umano e fraterno. La competizione, il dominio, la discriminazione, la ricchezza, sono la causa di tante ingiustizie. Le parole di Gesù, allora, diventano anche un chiaro invito a chiedere con insistenza il dono della pace perché secondo Dio, al vertice della storia dell’uomo c’è soltanto un progetto di comunione verso il quale deve essere orientata tutta la nostra vita e la nostra missione.

Chiediamo questo dono alla Vergine Santa, Regina della Pace, Regina delle Missioni e Stella luminosa della nuova evangelizzazione. Invochiamo la sua materna protezione su tutti i missionari. La sua preziosa intercessione, inoltre, ci ottenga da Dio una fede viva e ardente perché possa risuonare con forza a tutti gli uomini di buona volontà la proclamazione della verità di Cristo.

di Fra’ Frisina

Foto: psicozoo.it/

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