Keith Emerson: morto il re delle tastiere progressive

3c4779e6-97fe-4b9e-8a51-c15c93e2b6b0La notizia ha colto gli appassionati di progressive rock nella serata di ieri, le voci si rincorrevano sui lanci di agenzie “è morto Keith,  il principe del Moog, il re del prog”. Si parla addirittura, pare, di suicidio.  

La notizia, apparsa ieri sera sulla pagina ufficiale del mitico gruppo, Emerson, Lake & Palmer (ELP)We regret to announce that Keith Emerson died last night at his home in Santa Monica, Los Angeles, aged 71. We ask that the family’s privacy and grief be respected”.

Uno dei primi ad usare il Moog, fondatore del celeberrimo gruppo rock-prog.  Tanti i messaggi di cordoglio di amici artisti, da Jimmy Page e Robert Plant dei Led Zeppelin, a Steven Wilson, Jordan Rudess, Elton John e molti altri.

Nel 1967 Emerson era un giovane, talentuoso, pianista inglese di formazione classica che non disdegnava il Jazz, il Pop e il Rock’n roll. Per i tempi di allora questa polivalenza musicale era eccezionale: non era facile, anzi addirittura impossibile quasi, trovare qualcuno che sapesse suonare una fuga di Bach e subito dopo una canzone dei Beatles.

Nella magica “Swinging London” il giovane Keith si fa notare con i Nice. Suona l’organo Hammond con un fraseggio ritmico travolgente: alle sue interpretazioni di “I want to live in America” di Bernstein o del “Blue Rondò a la Turk” di Brubeck, non si addicono complessi di inferiorità verso gli originali.

Nel 1969 l’incontro con Greg Lake e Carl Palmer, origina il gruppo rock prog, tra i più importanti e trendy del momento. I primi quattro album che gli Emerson Lake & Palmer offrono alla raffinata platea, sono capolavori autentici: il primo, forse il più bello, condensa così tante idee tematiche e armoniche, magie, atmosfere timbriche, suggestioni stilistiche (dalla musica colta contemporanea, al Jazz, al Rock inglese più avanzato), da risultare immediatamente icone colte e superbe della musica importante.

Anche solista, Keith era impareggiabile; faceva tanto, tanto di più: oltre a prodursi in vertiginosi virtuosismi, “pestava” il suo organo Hammond, mentre un gigantesco mostro raffigurante “Tarcus” arrivava sul palco (quando suonarono alla Stadio Flaminio di Roma il mostro non fu però portato in scena). Furono proprio questi eccessi musicali che con il tempo, amplificarono e generarono la furia rigeneratrice del Punk. Un punk successivamente in grandissima ascesa. Il declino di Keith è stato forse inevitabile, in un mondo in cui tanti “perbenisti” bollarono la sua musica prog e la sua ricerca armonica  come “arrogante ritondante, eccessivamente pomposa”. Chissà, forse non si è guardato troppo in giro, forse non ha voluto vedere, “guardare” cosa succedeva in torno a lui; forse non ha accettato il lento declino di una musica particolare e di nicchia (di cui, personalmente sono grande fan), forse ha pensato ed immaginato che la sua arte potesse rigenerarsi automaticamente. Chissà, sono molti i “forse ed i però”. Forse, la lenta malattia degenerativa alle splendide mani che ci hanno regalato emozioni, estensioni musicali e lunghi viaggi della mente, unita al declino inesorabile di un certo tipo di musica d’autore, hanno prodotto la tragedia. Certamente il suo contributo è legato a un periodo molto preciso e ad un modo di suonare e concepire la musica oggi, datato, ma che continua ad avere fan devoti in tutto il mondo che considerano gli album degli EL&P, alla stregua dei capitoli di un libro sacro.

Non ci sono molte altre cose da aggiungere; oggi abbiamo necessità di riflessione e proviamo molta tristezza.

Tantissimi di noi sentono di dirti “grazie”, per la ricerca e le tante emozioni regalateci.  Uno dei più grandi tastieristi della storia del Rock, ci ha così lasciati a 71 anni; una giornata molto triste per gli appassionati di musica d’autore, colta, raffinatissima e superba.    

Si ringraziano:

il sito http://www.keithemerson.com

La pagina ufficiale Facebook

Il sito http://www.emersonlakepalmer.com/

di Alessandra Paparelli

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