“Se mi faccio comprare, non sono più libera, e non potrò più studiare: è così che funziona una mente libera” (Ipazia, Vita e sogni di una scienziata del IV secolo)
Filosofa, matematica e astronoma, Ipazia incarna a pieno il ruolo della donna nella società. Le notizie biografiche, alquanto scarse, per lo più ci giungono attraverso gli scritti di Socrate Scolastico, avvocato e suo contemporaneo, e di Damascio, filosofo neoplatonico vissuto un secolo più tardi. Nata intorno al 370 d.C. ad Alessandria d’Egitto, Ipazia venne avviata fin da bambina allo studio della matematica e dell’astronomia dal padre Teone. Con il passare degli anni decise di dedicarsi allo studio della filosofia platonica e aristotelica, tanto da assumere all’età di 31 anni la direzione della Scuola neoplatonica di Alessandria. Non figuriamoci Ipazia come una pensatrice solitaria e dalla mentalità ristretta, ma come una figura poliedrica in grado non solo di svolgere le mansioni richieste alle donne dell’epoca, ma anche di assumere un ruolo di spicco nella società e di avviare allo studio delle scienze matematiche tutti coloro che si mostravano ben disposti a ricevere il suo sapere. In pochi anni divenne un’autorità e un punto di riferimento, tanto da attirare l’invidia del vescovo Cirillo d’Alessandria; era il 415 d.C quando, sulla via di casa, Ipazia venne assalita da un gruppo di fanatici cristiani che, ritenendola pagana (era l’epoca delle persecuzioni anti-pagane a seguito dei Decreti teodosiani), la uccisero in modo brutale, facendola letteralmente a pezzi e bruciandola nel Cinerone.
Ipazia rappresenta la prima figura femminile dedita non solo “a tutto ciò che riguarda il suo sesso” – come scrive il filosofo irlandese Toland nel 1720 – ma anche alla scienza e alle discipline che all’epoca erano viste come prettamente maschili; è un chiaro esempio di come una donna può elevarsi nella società, dotata di un’intelligenza pari, se non superiore, a quella degli uomini. Non venne assassinata per il suo sapere, ma per via della sua “non voluta” fama; sua caratteristica principale era la generosità con cui tramandava il suo sapere, pubblicamente e sempre ben disposta verso chiunque, tanto da essere rispettata dalle autorità cittadine e additata dalle cerchie più fanatiche come esponente principale di nuove dottrine. Si dice che proprio lei infatti, in ambito astronomico, fu la prima a mettere in dubbio il sistema tolemaico geocentrico; è probabile che, se non avesse avuto questa tragica fine, avrebbe anticipato di 12 secoli il pensiero di Copernico e Galileo, che pone il Sole al centro del Sistema Solare e attribuisce orbite ellittiche, e non più circolari, ai pianeti.
Una vita intensa quella di Ipazia di Alessandria, dedita alle scienze ed alla divulgazione del sapere. Purtroppo i suoi scritti sono andati tutti perduti o incorporati in opere di altri autori, ma nonostante tutto viene inserita tra le più grandi e rivoluzionarie menti della filosofia neo-platonica; viene raffigurata in compagnia delle menti filosofiche e matematiche ne La scuola di Atene di Raffaello, in basso a sinistra, diventando poi un’icona dell’estremismo come vittima del fanatismo religioso e “martire laica del pensiero scientifico” durante l’Illuminismo. Del 2009 è Agorà, film di Alejandro Amenàbar che, in forma romanzata, tratta la vita di Ipazia, interpretata da Rachel Weisz.
Le immagini: la prima è tratta dal film Agorà, la seconda è uno zoom su Ipazia raffigurata nell’opera La scuola di Atene di Raffaello, immagine in basso.
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