Intervista esclusiva a Pietro Orlandi: c’è un legame tra le 5 Entità di Calcara e la sparizione di Emanuela?

orlandiAl Salone di Torino, l’8 Maggio è stato presentato il mio libro “Dai Memoriali di Vincenzo Calcara: le 5 Entità rivelate a Paolo Borsellino”, frutto di un lungo lavoro con il pentito Calcara. Nel racconto viene trattato l’argomento tabù relativo alle 5 forze occulte che decidono, ad ogni livello, il destino sociale, politico ed economico dello Stato, attraverso il posizionamento di menti perverse che ne attuano i programmi. Le 5 Entità, ovvero Mafia,’ndrangheta, Servizi segreti deviati, Massoneria e Chiesa, a detta del pentito Vincenzo Calcara, uomo “riservato” della famiglia Messina Denaro e confidente di Paolo Borsellino, sarebbero riconducibili alla sparizione della giovane Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983.

Ecco cosa ha riferito Pietro Orlandi in un’intervista rilasciata prima del suo intervento al Salone, in cui ha avvalorato con fermezza la tesi di Calcara sull’Entità Vaticano.

All’indomani dell’elezione di Papa Francesco, vi abbiamo visto scambiare qualche battuta, all’uscita della chiesa di S. Anna. Bergoglio sembrava disposto ad ascoltare le tue domande, in piena rispondenza con la sua vocazione di francescano e Papa.  Che cosa è cambiato a distanza di un anno? Hai ottenuto qualche risposta o il Vaticano continua a tacere, perpetrando il solito negazionismo che da trenta anni circonda la vicenda della sparizione di tua sorella Emanuela?

Quel giorno, sapendo che il Papa avrebbe detto messa a Sant’Anna in Vaticano, sono andato con mia madre e mia sorella nella speranza di incontrarlo.

Ha incontrato prima mia madre, io ero dietro e si vede dalle immagini. A mia madre ha detto” lei è in cielo”, è lì che mi si è gelato il sangue e non sorrido affatto. Poi quando è’ toccato a me, ha ripetuto la stessa frase” lei è’ in cielo” io avvicinandomi gli dico ” la nostra speranza è che lei sia viva, noi cercheremo sempre la verità e spero che lei ci aiuti in questo” e lui ha ripetuto ” lei è in cielo” stringendomi forte la mano e un sorriso d’incoraggiamento. In quel momento ho avuto la sensazione che quel sorriso fosse un” si” alla mia richiesta d’aiuto. Volevo capire di più, speravo di avere risposte da un incontro privato. Speravo che un incontro sarebbe stato chiarificatore, Il mio unico obiettivo era capire perché aveva detto quella frase, se sapeva il perché ” lei è’ in cielo”. Ero convinto che a seguito di quel breve incontro e a quella frase, non detta a caso, ci sarebbe stata la possibilità di un dialogo costruttivo per arrivare alla verità. Feci una serie di richieste direttamente al suo segretario senza risposta, non una parola. E’ un argomento tabu. Quell’apertura mi aveva fatto sperare, dopo tanto tempo, tante richieste inascoltate durante il pontificato di Benedetto XVI, trovarmi difronte un Papa che mi parlava, anche se per pochi secondi, di Emanuela, era per me un passo avanti e invece si è rialzato inesorabilmente quell’odioso muro del silenzio. MI ha ricordato in qualche modo l’incontro di tanti anni fa con Wojtyla. Sei mesi dopo la scomparsa venne a casa nostra, ci parlò di Emanuela e ci aprì alla speranza, ma poi permise al silenzio e all’omertà di calare su questa storia.

Come interpreti dunque il silenzio di Papa Francesco?

Quel silenzio lo interpreto in un solo modo, la verità sulla scomparsa di Emanuela deve rimanere occultata. Questo loro comportamento mi autorizza a pensare chela Verità sia un peso così grande per la Santa Sede che preferiscono subire le critiche e i dubbi da parte dell’opinione pubblica piuttosto che farla emergere. Non trovo altre giustificazioni.

Quali iniziative hai intrapreso in questi anni, al fine di sollecitare la Santa sede ad aiutarti nella risoluzione del caso? Se non erro c’è stata pure una raccolta firme presentata direttamente in Vaticano. Che risposte hai ottenuto?

Grazie alla solidarietà di tanta gente abbiamo portato avanti diverse iniziative per ottenere risposte e collaborazione. Manifestazioni in Piazza S. Pietro, affissioni di manifesti, petizioni sia a Benedetto XVI sia all’ex segretario di Stato Cardinal Bertone, dove chiedevamo che venisse aperta un’inchiesta interna allo stato Vaticano sul rapimento di una loro cittadina. La petizione a Benedetto XVI è stata sottoscritta da oltre 80000 persone, quella al cardinal Bertone, ancora in corso, ed intestata ora al nuovo Segretario di Stato (si può aderire sul sito www.emanuelaorlandi.it), è arrivata a quota 156600 ad oggi, non solo dall’Italia ma da oltre 40 paesi nel mondo. Nonostante questo, le risposte sono state pari allo zero. In una comunicazione della Segreteria di Stato a Benedetto XVI si arrivò a sconsigliarlo di parlare pubblicamente del caso quando io chiesi un suo intervento, una preghiera, un ricordo di Emanuela durante l’Angelus al quale era presente un numeroso gruppo di cittadini che avevano firmato la petizione e che simbolicamente volevano consegnarla, non avendolo potuto fare fisicamente, insieme con me.

Quali battaglie hai condotto nel nome di tua sorella e chi ti ha aiutato: Istituzioni, società civile, media?

Non mi piace chiamarla battaglia ma diritto e voglia di verità e giustizia, diventate quasi un’utopia mentre dovrebbero tornare ad essere i principi fondamentali di ogni civiltà che si reputi civile. Lo faccio per Emanuela ma la mia solidarietà è verso tutte quelle persone alle quali, come ad Emanuela, è stata tolta la possibilità di scegliere della propria vita. Un’ingiustizia non cambia d’intensità se sono passati un giorno, un anno, trent’anni ma rimarrà tale finche’ la giustizia, quella vera, non avrà fatto il suo corso. Nelle varie manifestazioni svolte sono stati con noi presenti molti famigliari di scomparsi unendo la loro voglia di verità alla mia. Uno dei momenti più intensi e di solidarietà è stato nel maggio 2012 quando organizzai una giornata nazionale di Verità e Giustizia per Emanuela. La risposta della gente fu bellissima. Molti Comuni d’Italia appoggiarono questa iniziativa, dal Veneto alla Sicilia appendendo delle gigantografie di Emanuela sui palazzi comunali e organizzando conferenze sul tema della verità e giustizia. Anche a Roma, al Campidoglio, il sindaco Alemanno decise di appendere la gigantografia. La gigantografia fu srotolata difronte a un migliaio di cittadini, venuti per sostenere la nostra causa, e alla presenza d’istituzioni italiane che appoggiarono questa iniziativa, il sindaco Alemanno, l’ex sindaco di Roma Veltroni e il presidente della Provincia Zingaretti. Da li partì un lungo corteo che arrivò in piazza S. Pietro per l’Angelus dove ci aspettavamo altrettanta solidarietà, ma invano.

In questi anni ho cercato di tenere alta l’attenzione su questa vicenda grazie anche ai media, senza i quali difficilmente sarei riuscito a far sentire la mia voce e a non far dimenticare, cosa che in tanti avrebbero voluto, “dimenticare e far dimenticare”.

Cosa che purtroppo sto notando in quest’ultimo anno. E’ calato improvvisamente il silenzio.

Nel corso di questi trenta anni abbiamo assistito solo a depistaggi e flussi d’informazioni, più o meno assurde, che farebbero crollare chiunque. Chi ti da la forza di continuare. Hai mai pensato di mollare? Chi o cosa ti da la forza di continuare?

Chi mi da la forza? Sicuramente la solidarietà di tante persone, Emanuela è diventata la sorella di tutti quelli che continuamente m’inviano messaggi di vicinanza, che mi seguono nelle manifestazioni o nelle petizioni. Quando sento ragazzi giovani, che all’epoca non erano ancora nati, che mi dicono” la tua volontà nel ricercare a tutti i costi la verità, ha risvegliato in me quel senso di giustizia che era addormentato”, beh, questo basterebbe a mandarmi avanti e non mollare, l’aver dato speranza e accresciuto il senso di giustizia ad un giovane, vuol dire aver dato un senso alla vita. I cambiamenti nascono dai piccoli gesti di ognuno di noi e sono certo che quel ragazzo lo trasmetterà ad un altro e un altro ancora.

Una grande persona diceva “ Sono le azioni che contano, i pensieri per quanto buoni possano essere, sono false perle fino a quando non le trasformeremo in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.

Hai mai avuto la sensazione dì essere vicinissimo alla Verità? Come gestisci le miriadi d’informazioni che quotidianamente ricevi?

Continuamente sento di essere vicino alla verità. La Verità è intorno a noi, è come se fosse riuscita a mettere un velo davanti ai nostri occhi, e ci inganna continuamente. In tutti questi anni siamo stati tantissime volte illusi e disillusi.

Il negazionismo capillare dei vertici ti ha mai fatto credere che le 5 entità di cui parla il pentito di mafia Vincenzo Calcara, del quale ho curato la biografia, siano realmente responsabili di quanto accaduto a Emanuela?

D’ipotesi su questa vicenda ne sono state fatte tantissime, dalla tratta delle bianche, lo scambio con il prigioniero attentatore del Papa, Agca, le questioni legate all’ambrosiano e i soldi della mafia usati per la causa polacca, le sovvenzioni ai regimi sudamericani per contrastare il comunismo legato a quella teologia della liberazione tanto osteggiata da Giovanni Paolo II che lo portarono a quei legami d’amicizia con Pinochet, sterminatore di un’intera generazione in Sudamerica, o il tentativo di frenare Giovanni Paolo II nelle questioni politiche legate a Solidarnosc, terrorismo internazionale ed altre ancora. Poi ancora Emanuela viva in Colombia, in svizzera in Lussemburgo, in Francia, in Inghilterra, in Tunisia, in Marocco e in una miriade di monasteri sparsi per il mondo. Purtroppo in nessuna di queste ipotesi è stata portata una prova che desse valore all’ipotesi stessa e scartasse tutte le altre. Io non ho mai abbandonato nessuna di queste ipotesi, non posso perché in ognuna c’è un brandello di verità, c’è qualcosa che continuamente mi porta a dire “ sì, può essere”. E così la testa diventa una spugna che assorbe tutto, trattiene ogni parola, ogni segnalazione, telefonata, contatto e non rilascia nulla. Ho una visione globale di tutta la storia, so che la verità è di fronte a me ma non riesco a sistemare il puzzle o ricostruire pezzi di verità come le facce colorate del cubo di Rubrik, che tanto piaceva ad Emanuela.

La verità è a portata di mano, bisogna trovare il filo che unisca tutti i pezzi.

Una cosa è certa, Emanuela era, è, una cittadina vaticana e il Vaticano avrebbe dovuto prendere, da subito, una posizione ufficiale riguardo al rapimento di una sua cittadina. Chiedendo collaborazione allo Stato italiano, visto che Emanuela è stata rapita in Italia e impegnandosi da subito ad offrire la massima disponibilità, come recita l’articolo dei Patti Lateranensi “…reciproca collaborazione per il bene del Paese..”, certo la reciproca collaborazione c’è stata ma per occultare la verità.  È certo che il Vaticano ha da sempre ostacolato e rallentato le indagini, e lo testimoniano le dichiarazioni di magistrati e forze dell’ordine che si sono occupati del caso:

“L’intera vicenda di Emanuela Orlandi fu caratterizzata da costante riservatezza da parte della Santa Sede che, pur disponendo di contatti telefonici e probabilmente diversi, non rese partecipi dei contenuti dei suoi rapporti la magistratura e le autorità di polizia…Ritengo che le ricerche conoscitive sulla vicenda siano state viziate proprio per il diaframma frapposto fra lo Stato italiano e la Santa Sede. L’intero svolgimento fu caratterizzato da numerose iniziative disinformative con fini di palese depistaggio, lasciando nel dubbio gli operatori…”.

Non pochi mi hanno detto frasi del tipo “ sappiamo che la verità è celata la dentro, indicando il Vaticano, ma che possiamo fare? Niente” oppure “ all’epoca ci impegnavamo molto ma certo i nostri superiori non ci incoraggiavano, avevano pressioni dal Vaticano a rallentare le indagini”. Quindi il comportamento del Vaticano non ha trovato ostacoli in uno Stato da sempre succube al potere della Santa Sede e pronto a chinare il capo difronte a tali richieste. La dimostrazione è che nonostante l’inchiesta sia ancora aperta, le indagini sono ferme a trent’anni fa.

Tutto questo mi autorizza a pensare che ci sia qualcosa che sicuramente va oltre le ipotesi formulate sopra, qualcosa d’inconfessabile, qualcosa di così pesante che la confessione della verità minerebbe le fondamenta della Chiesa stessa.

Il Sistema, “Il sistema ha la responsabilità di quanto accaduto a tua sorella” mi disse una volta un Monsignore in Vaticano e questo mi fa pensare a Calcara e le sue dichiarazioni.

La prima volta che parlai con Calcara fu al telefono, mi disse” Le tue parole, quando parli di sistema, sono le stesse descritte nell’agenda rossa che Paolo Borsellino portava sempre con sé”. Si riferiva a quando dichiarai -” Emanuela è purtroppo, un piccolo tassello, in un sistema di ricatti. Un sistema che lega pezzi deviati del Vaticano, pezzi deviati dello Stato, pezzi deviati della massoneria e le mafie. Un sistema che non solo ha occultato e continua ad occultare la verità’ sulla scomparsa di Emanuela ma che lega con un unico filo unico, la morte di Papa Luciana, l’attentato a Piazza S. Pietro, la morte di Calvi e il sacrificio di Emanuela.

Che Borsellino prendesse in considerazione la pericolosità di questo sistema rafforza le mie convinzioni. Se quella parte sana della giustizia e quella parte sana della Chiesa, nelle quali voglio ancora credere, cominciassero a prendere in considerazione seriamente quanto dice Vincenzo Calcara, non fosse altro per l’attendibilità datagli da Paolo Borsellino, potrebbero aprirsi spiragli di verità inquietanti, e non solo per la vicenda di mia sorella.

di Simona Mazza

foto: eclissisociale.com

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