Come abbiamo scritto più volte, le Neuroscienze riescono a “scardinare” le conoscenze neurologiche e neurofisiologiche che davamo come acquisite e definitive. E gli scienziati italiani all’estero sono veramente bravi. E’ un vero peccato continuare a perderli perché da noi i politici non comprendano affatto l’importanza della ricerca.
E’ il caso dell’italiana Paola Arlotta, professore presso la Harward Stem Cell and Regenerative Biology di Harward- Cambridge (USA) ricercatrice talentuosa. Ha fatto, assieme al suo gruppo, una importante scoperta di come si comporta la mielina nelle cellule nervose. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Science” (18 aprile 2014). Oltre a lei anche Alessandro Vercelli del Neuroscience Insitute Cavalieri Ottolenghi (NICO) dell’Università di Torino.
Ma cosa è la la mielina? E’ sostanza costituita per il 70-80% da lipidi e per il 20-30% da proteine, che riveste come una guaina le fibre nervose, con funzione protettiva e isolante della conduzione dello stimolo nervoso.
La guaina mielinica avvolge gli assoni in modo discontinuo: si interrompe infatti a intervalli regolari nei cosiddetti “nodi di Ranvier“, lo spazio fra due cellule di Schwann consecutive, in corrispondenza dei quali l’assone è quindi parzialmente scoperto.
Si permette così, per mezzo di un meccanismo a salti da un nodo di Ranvier al successivo, la propagazione del segnale elettrico molto più rapidamente (fino a 150 m/s) che non negli assoni senza guaina mielinica.
Se l’impulso dovesse percorrere l’intero assone, la velocità dell’impulso si ridurrebbe infatti a soli 5 m/s. (fonte Wikipedia).
Ma torniamo all’importante scoperta della nostra ricercatrice. Questa rimetterebbe in discussione la distribuzione della mielina che non sarebbe uniforme come finora si è sempre pensato.
E’ stato utilizzato anche un potente microscopio elettronico con il quale si è evidenziato che in alcuni neuroni lunghi tratti di fibra sono lasciati scoperti. Lì la mielina non c’è proprio. E dunque non solo dove sono i “nodi” non c’è mielina, ma anche in altre “aree” neurologiche. Produzione e distribuzione della mielina a livello cerebrale saranno importanti temi di attento studio nel prossimo futuro.
Dunque questa scoperta probabilmente potrà avere delle ricadute positive nella terapia di molte malattie neurologiche ancora senza risposta, come ad esempio la sclerosi multipla. L’area studiata dal gruppo di ricerca è stata quella dei neuroni piramidali della corteccia del topo.
Neuroscienze, avanti così.
Dr. Gherardo Tosi
Psicologo – Psicoterapeuta
E. mail : tosighe@libero.it
Foto: lem.ch.unito.it
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Molto interessante! Chissà in che modo si evolverà questa ricerca!