Intervista a Monia Azzalini, ricercatrice all’Osservatorio di Pavia

Monia Azzalini è ricercatrice presso l’Osservatorio di Pavia, dove è responsabile del settore Media e Genere. Nel corso degli anni ha coordinato e partecipato a progetti e ricerche di importanti committenti come la Commissione Europea, l’European Institute for Gender Equality, l’Ordine dei Giornalisti, RAI e Mediaset. Collabora per progetti, seminari e corsi con diverse Università italiane. Dal 2005 è co-coordinatrice nazionale del Global Media Monitoring Project per l’Italia. Dal 2013 è socia dell’Associazione Italiana di Sociologia. È autrice di numerosi saggi, articoli e contributi scientifici, fra cui (con K. Ross) “The WIME Study: Contexts, Methods and Summaries, in C. Padovani, K. Ross, (eds), Gender Equality and the Media. A Challenge for Europe, Taylor and Francis, New York and London, 2017. Con Luisella Seveso e Giovanna Pezzuoli ha ideato il progetto « 100 donne contro gli stereotipi ».

Chi è Monia Azzalini?

Ricercatrice (no professoressa, se non in occasione di qualche docenza a contratto all’Università o nelle scuole) all’Osservatorio di Pavia, da più di 20 anni. Responsabile del settore Media e Gender.

Dottoressa, lei è co-ideatrice padella portale 100esperte.it, una banca dati online, che raccoglie 100 nomi e CV di esperte nell’ambito di Science, Technology, Engineering and Mathematics (STEM), un settore storicamente sotto-rappresentato dalle donne e al contempo strategico per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Quanto “pesa” ancora essere donna in campo scientifico?

I dati dicono che pesa ancora, come in tutti i settori. Le donne scontano un ritardo storico che non è facile superare, con tutti gli ostacoli ancora persistenti sulla strada della realizzazione sostanziale della parità fra donne e uomini. Studiano tanto quanto gli uomini, si diplomano o laureano meglio, ma entrano con più difficoltà nel mondo del lavoro e soprattutto fanno fatica a fare carriera.

La sua indagine si è concentrata anche sull’immagine femminile veicolata dalla Tv, la quale quasi sempre inchioda la donna a ruoli puramente secondari. Il soffitto di cristallo è ancora così difficile da infrangere? Le lotte strenue delle nostre antenate sono servite a nulla?

Qualcosa sta cambiando, ma troppo lentamente, come dimostrano tutte le più recenti ricerche. Per esempio, l’ultima edizione del Global Media Monitoring Project, che è il più ampio e longevo progetto di ricerca e promozione delle donne nei mezzi d’informazione, ha dimostrato che in 20 anni si è passati, su scala globale dal 17% al 24% di visibilità femminile nelle news di stampa, radio e TV. Ma le donne sono “inchiodate” a quel 24% dal 2010. Una percentuale ben lontana dall’incidenza delle donne sulla popolazione mondiale (pari al 50% pressoché ovunque) e che mostra un deficit di democrazia nei contenuti dei media.

Che opinione ha sul ruolo dei social nella realtà attuale?

Un potere gestito con poco senso di responsabilità.

Combattere gli stereotipi sessisti è un’impresa culturale faticosa ed immane. A suo parere che ruolo dovrebbe svolgere la scuola in tale direzione?

Fondamentale. Ma non possiamo chiedere alla scuola che faccia tutto. Sono madre di due bimbi, e per esperienza, vedo che sedimentano bene messaggi coerenti: è buono/giusto quello che dice la maestra o la prof. se è lo stesso di quello che si dice e che si vede a casa e viceversa.

Lei ha avuto dei modelli culturali, dei fari di riferimento?

Simone Weil. L’ho studiata molto e bene per la mia tesi di laurea, in filosofia,  e ha profondamente segnato la mia esistenza.

Come è la sua giornata-tipo?

Sveglia alle 6.30, colazione, riordino, bimbi a scuola il piccolo, ché il grande va da solo o esce col papà) e poi lavoro, che non finisce mai. Lavoro con un portatile che mi porto sulle spalle ovunque, come la tartaruga il suo guscio. A volte fino a tarda ora. Non spengo mai la luce, prima di aver letto una storia ai miei figli e due righe di qualche romanzo o saggio di attualità.

In questa nostra liquida società, quali sono i suoi punti fermi?

Molti, ruotano tutti attorno alla volontà di lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’ho trovato. E all’illusione di provarci ogni giorno, nel lavoro, senza il quale non potrei vivere, e nei rapporti umani, fondamentali.

Che cosa porterebbe con sè su un eremo?

Non potrei mai vivere su un eremo!

Che cosa vuol fare da grande?

 Continuerò a fare ricerche, progetti, attività in cui credo.

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