“Incubi, Zucche e Case Stregate” Halloween e mistero nel romanzo di Raffaella Bonsignori

Alla vigilia del 31 ottobre, notte di Halloween, festa che, negli ultimi anni, sta prendendo piede anche in Italia con mascherate ispirate al mondo dell’occulto, al regno dei morti, alla stregoneria, voglio parlare del libro Incubi, Zucche e Case Stregate della nostra collaboratrice di terza pagina Raffaella Bonsignori (foto), avvocato penalista e scrittrice romana; libro pubblicato con il Gruppo Editoriale L’Espresso, sia in cartaceo che in e-book, e disponibile per l’acquisto sul sito www.ilmiolibro.it, o, previa ordinazione, presso qualunque libreria Feltrinelli.

Si tratta di una favola-horror ambientata in un paesino immaginario del nord America, Green Lake City, scosso, nella notte di Halloween, da una battaglia epica tra Bene e Male: tre bambini decidono di raggiungere una vecchia casa abbandonata, in cima ad una collina, il cui sentiero boscoso già cela insidie e sortilegi; nel momento in cui entrano in casa, forze divergenti si scatenano per prendere il sopravvento su tutti gli abitanti in un fondersi di storie private, paure, desideri ed alterazioni spazio-temporali.

Per l’occasione incontro l’Autrice.

Una favola-horror. Perché?

Perché il mondo fiabesco è intimamente legato a quello che Freud definisce Unheimlich, il perturbante. Ed il perturbante è ciò che abbiamo dentro sin dalla nascita; l’angoscia per il celato, l’oscuro, lo sconosciuto. Schelling lo descriveva come qualcosa che avrebbe dovuto rimanere nascosto ed, invece, è riaffiorato. Orbene, ciò che riaffiora dopo essere stato rimosso, deve essere affrontato. Ed è esattamente ciò che avviene imparando a convivere con l’elemento perturbante attraverso la fantasia.

Quindi l’horror è educativo?

Detta così non lo sembra affatto. Ciò che è educativo, stando agli studi psicanalitici, è il contatto fascinoso con la parte nascosta di noi, sicché possa, nello svelarsi, non fare più paura. Nel mio libro, ad esempio, uno dei protagonisti torna a casa e scopre che c’è qualcosa di “sbagliato”, scopre il perturbante ed impara a reagire ad esso, a riprendere il filo dei propri pensieri e della propria forza di volontà.

Parli di fascinazione. La paura è affascinante?

Innanzi tutto è inevitabile e sana; poi, sicuramente, è anche affascinante. Sono molte le interazioni evolutive dell’Io legate alla paura ed ai meccanismi di reazione alla paura. Se Harry Potter, per parlare del più famoso mago della storia letteraria, non avesse avuto paura di Voldemort, non avrebbe raggiunto il traguardo finale. I segnali attraverso i quali parla il perturbante non sono altro che i segnali dell’inconscio, come giustamente afferma Aldo Carotenuto, ne Il Fascino Discreto dell’Orrore, e l’inconscio non si lascia ignorare a lungo. Prima o poi emerge, foss’anche solo nei sogni. Le favole-horror insegnano a gestirlo.

Hai ambientato il tuo romanzo nella notte di Halloween. E’ una scelta legata al fatto che, tradizionalmente, se ne parla come della “notte delle streghe”?

Certamente! Però Halloween non è solo la notte delle streghe; coincide con la fine dell’anno celtico, con l’inizio dei mesi invernali e dell’oscurità ed è un momento di incontro tra vivi e morti, che a me ricorda tanto una splendida operetta morale di Giacomo Leopardi, I Morti di Ruysch. Secondo la tradizione celtica le porte dell’aldilà si aprono e gli spiriti tornano sulla terra, quelli cattivi, come demoni e streghe, ma anche quelli buoni, che si recano nelle loro case, accanto ai loro cari per proteggerli e che sono simbolicamente rappresentati dalla fiamma accesa all’interno delle zucche. Ecco perché, in casa, si apparecchia un posto in più per loro e si prega per la loro anima. Nel corso della cristianizzazione dei popoli pagani, alcune feste furono proibite, altre, invece, troppo radicate per combatterle, se non a discapito del proselitismo, furono in un certo senso “assorbite” da analoghe festività cristiane. E’ quanto accaduto all’Halloween celtico, che letteralmente significa vigilia di Ognissanti. Se riflettiamo sulle date, infatti, scopriamo che anche per noi cristiani il primo novembre è Ognissanti e, quindi, il trentuno è la vigilia. Quanto all’interazione tra i regno dei morti e quello dei vivi, i cristiani vi si sono avvicinati collocando a seguire, ossia il due novembre, la festa dei morti.

Halloween appartiene, dunque, anche al nostro passato?

Se per “nostro” intendiamo italiano, possiamo dire che appartiene alla tradizione di quelle regioni del nord, un tempo abitate dai celti. Lì è da sempre molto sentito. Se, invece, riferiamo il “nostro” al mondo cristiano, direi di sì: è una tradizione anche cristiana.

Che ruolo gioca la tradizione in un romanzo per ragazzi?

Il ruolo principale! La tradizione non è altro che lo specchio del folklore, che costituisce l’humus dell’attività creativa popolare, come giustamente afferma Propp ne Le Radici Storiche dei Racconti di Magia. Non si può conoscere se stessi se non si conosce la propria storia. Prendendo ancora ad esempio la saga di Harry Potter, incantevole coacervo di fantasia e folklore, ci accorgiamo che può essere letta su due piani differenti: nel primo c’è l’attenzione alla vicenda, all’avventura; nel secondo al folklore, alla tradizione, ai riferimenti mai banali ad un passato in cui magismo, religione, filosofia e politica coesistevano.

La scelta di ambientare la storia nella notte di Halloween non è il solo riferimento celtico che il tuo romanzo contiene, però …

E’ vero. In tutto il romanzo ho disseminato riferimenti ad altre tradizioni celtiche, come le rune, ad esempio, che, al pari dei simboli ogham, rappresentano una sorta di scrittura segreta, divenuta tale quando la cristianizzazione dei territori celtici aveva imposto divieti relativi a pratiche pagane. Nella storia, però, focalizzo l’attenzione sul significato “magico” di questi simboli, ossia sull’interpretazione divinatoria che si usa attribuire loro.

E’ anche un libro di magia, dunque?

Non è un manuale di incantesimi. Se ne avessi uno lo userei per aggiustare molte cose, nel mondo! Di sicuro, però, c’è magia, tra le sue pagine; c’è il sogno; c’è la speranza

I veri protagonisti sono tre bambini

L’innocenza di cui sono portatori è la chiave magica per eccellenza. Il bambino è un portale verso moltissime esperienze extrasensoriali

Tu credi nella magia?

Ogni cosa è magia. I termini che usiamo per definire la vita poco rilevano. L’amore è magia; la nascita è magia; il modo in cui gli atomi si uniscono formando ogni cosa, è magia.

Ma credi che si possa leggere nel pensiero, od uscire dal corpo, come descrivi nel tuo libro?

Ho letto di tutto, in materia, libri sensati e libri deliranti. Di sicuro credo che le nostre potenzialità siano molto più ampie di quel che immaginiamo. Non metto mai limiti al potere infinito della natura.

Uno dei leit-motiv del romanzo è legato alla musica: canzoni note, il cui testo assume un particolare significato nel contesto della narrazione. Sono tutte canzoni rock. E’ il genere che prediligi?

Amo molto il rock, ma, a rischio di sembrare contraddittoria, amo soprattutto l’opera lirica.

Hai pubblicato il libro da sola, sul sito ilmiolibro.it. Come mai questa scelta?

Sino ad oggi, avendo scritto essenzialmente testi giuridici, ho pubblicato con case editrici tradizionali, come Treccani, Cedam, Ipsoa e Giuffré, con la quale, peraltro, è uscito anche il mio primo libro di narrativa, Il Bene che Crediamo di Fare, una raccolta di racconti su problematiche endofamiliari. La CendonLibri, editrice diretta dal prof. Paolo Cendon, ha, poi, pubblicato in e-book un altro mio romanzo, Blue Christmas, ed un’opera teatrale, Tre Storie in Azzurro. Per Incubi, Zucche e Case Stregate ho voluto tentare la strada proposta dal Gruppo Editoriale L’Espresso che unisce i vantaggi dell’editoria on line   -rapidità nell’uscita del libro, vendita on-line sia delle copie cartacee che degli e-books e rendicontazione mensile dei diritti di autore-   alla distribuzione tradizionale, essendo possibile ordinare il libro anche in tutte le librerie della catena Feltrinelli. Del resto il mondo dell’editoria italiana di tipo tradizionale è spesso discutibile: molte case editrici non ricevono manoscritti, altre li ricevono per poi cestinarli; il giudizio sui libri viene dato a peso   -tot pagine, tot costi-   e ciò comporta la richiesta di autori dal volto noto, che garantiscano vendite, a prescindere dalla loro concreta capacità di scrivere. Alcuni editori, addirittura, lavorano solo traducendo libri stranieri che abbiano già avuto successo altrove. Per non parlare dei contratti che propongono! L’autore inizia a vedere una parvenza di guadagno dopo le duemila copie vendute, ossia mai, se è un esordiente. Con l’editoria in internet, invece, è tutto più semplice ed il valore dello scrittore lo determina il pubblico, non la pubblicità!

Alla fine del romanzo hai scritto una postfazione molto divertente, in cui spieghi il significato di Halloween, l’uso delle rune, la simbologia legata al sangue ed alla musica, l’uso delle erbe. L’incipit è il seguente: “Dal momento che, di solito, con il progredire degli anni, guardandomi allo specchio la mattina, mi trovo brutta almeno sempre un po’ più di quanto non lo fossi la sera prima, e sistematicamente esclamo oddio, che strega, mi sento abbastanza in parte per darvi qualche notizia magica su quello che ho scritto”. Ti consideri davvero una strega?

Forse. A volte. Il punto non è vedersi strega la mattina, ma amarsi anche come strega.

… e farsi amare!

E farsi amare! In questo sono molto fortunata: ho accanto un uomo incantevole che la pensa come me e che prova ribrezzo per le donne tirate, gonfiate, rifatte, innaturali. Di sicuro non vado ad ingrassare chirurghi senza scrupoli. Non ho mai messo neppure una crema antirughe! Il passare del tempo è un dono. Che lasci anche il suo segno! Ogni ruga corrisponde ad una fulgida esperienza che si posa sull’anima e ci rende migliori.

C’è da dire, però, che hai cinquant’anni e, per parlare seriamente di rughe, dovremmo rivederci tra un po’ di anni!

Allora diamoci sin d’ora appuntamento! Non per parlare di rughe, però, né di cosmetici ed interventi chirurgici, perché ammetto la mia grande ignoranza, in materia. Diamoci appuntamento per parlare di un altro mio libro fantasy!

Hai un progetto nel cassetto?

I miei cassetti sono costruiti con i progetti! Idee, pensieri, racconti, sinossi …

Nulla da anticipare? Di che parlerà?

Di draghi … ma nulla di particolarmente spaventoso: si tratterà solo di rettili volanti che sputano fuoco, non del presidente della BCE, di cui l’Italia teme costantemente l’opinione ed i dettami!

di Enzo Di Stasio

Titolo: Incubi, Zucche e Case Stregate

Autore: Raffaella Bonsignori

Editore: Gruppo Editoriale L’Espresso

Anno 2013

Pag. 234

 € 12,50

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