Incertezza e frustrazione chiudono la 53esima conferenza sulla sicurezza di Monaco

image1monacoSi è conclusa con un sentimento di incertezza e frustrazione la 53esima conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera. Un sentimento solo in parte compensato dalle rassicurazioni che i partecipanti, in particolare quelli della pur nutrita delegazione americana, si sono prodigati di dare.

In tre giorni di lavori sono stati passati in rassegna non solo le numerose guerre e crisi che attanagliano vaste regioni del pianeta, ma anche gli altri fattori, molteplici e svariati, che in misura meno marcata e visibile contribuiscono a rendere il mondo insicuro, minacciando la pace, la democrazia e la convivenza civile. La lista è lunga ed è semplicemente impossibile pensare di redigerla senza omettere nulla.

Clima, energia, alimentazione, salute, inquinamento. Sono solo alcuni di essi. Fattori che interagiscono e si moltiplicano tra loro creando instabilità. E che diventano cruciali quando raggiungono punti di tensione tali da innescare crisi internazionali e perfino guerre. Ma guerre, crisi e minacce più o meno definite, più o meno identificate non esauriscono l’insieme dei rischi che incombono sulla società, sulla gente e sui popoli della terra nel XXI secolo. La stessa democrazia, può rivelarsi problematica.

L’idea di democrazia presuppone il consenso popolare. I suoi meccanismi fanno leva sul consenso della gente: lo stimolano, lo cercano, lo cullano. Ma se il consenso viene dato a persone che poi, una volta elette, assumono atteggiamenti antidemocratici allora, paradossalmente, la democrazia va in corto circuito. A Monaco non potevano passare in sordina le molte affermazioni del neopresidente Donald Trump relative a temi quali migrazione, terrorismo, alleanza atlantica, commercio internazionale e protezionismo nazionale. Trump, fisicamente assente, era palpabilmente presente, aleggiava come un fantasma nelle sale e nelle stanze dell’hotel sede della conferenza.

Ed è stata questa la vera novità. La nazione che ha sempre svolto, almeno sulla carta, il ruolo di stabilizzatrice nello scenario geopolitico mondiale è oggi diventata essa stessa fattore di instabilità e di insicurezza. Certo ci sono state le rassicurazioni di facciata, pronunciate dai ministri americani convenuti e afferenti a temi delicati e sensibili come la NATO e come la guerra al terrorismo, ma poi cosa succederà domani?

Cosa succederà in Siria dove, come affermato da Staffan De Mistura, ormai da anni si sta consumando la più crudele delle guerre? E lui di guerre ne ha conosciute. Potrà mai raggiungersi una soluzione duratura e stabile? Secondo l’Inviato speciale del Segretario generale dell’ONU per la Siria, nella soluzione del dramma siriano c’è un grande assente, gli Stati Uniti d’America. E tale assenza è da interpretarsi come il desiderio di non compromettere gli interessi del principale alleato della regione (Israele, ndr). A buon intenditor poche parole.

Va detto, a tal proposito, che la conferenza sulla sicurezza di Monaco ha un grande limite, quello di essere un incontro dove non si prendono decisioni. Tuttavia le centinaia di delegati partecipanti, tra questi numerosissimi capi di stato e ministri, sfruttano il vantaggio insito in quel limite e si prendono libertà che altrimenti non si prenderebbero, parlando liberamente, togliendosi pietroline e scagliando pietre. Questa libertà, sul piano diplomatico può rivelarsi problematica, tuttavia può anche portare ad accordi importanti, presi a latere della conferenza.

In questa direzione va collocato l’accordo di cessare il fuoco, a partire dal 20 febbraio, e sul successivo ritiro degli armamenti pesanti raggiunto tra il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov e i ministri degli esteri di Ucraina, Germania e Francia. Nonostante il ministro ucraino Pavlo Klimkin abbia dichiarato di non essere del tutto soddisfatto è comunque un passo avanti. Vedremo se le parole verranno mantenute. Vedremo se le parole si tradurranno in fatti.

Angela Merkel ha fortemente difeso la validità delle istituzioni create a baluardo della sicurezza e della pace tra le nazioni: l’ONU, la NATO, la UE. Tra queste la NATO è certamente quella più direttamente coinvolta in quanto l’unica idonea a utilizzare il dispositivo di difesa collettivo. Ma la NATO ha svolto e svolge un ruolo meno apparente e altrettanto importante. Si veda in proposito l’articolo apparso alcuni giorni fa su questa stessa testata.

I promotori dell'iniziativa PEMACS

I promotori dell’iniziativa PEMACS

Tra le iniziative presentate nel corso della conferenza ce n’è una che merita di essere menzionata. È la Euro-Mediterranean-Arab Partnership for Cooperation and Security (PEMACS) presentata da Miguel Angel Moratinos, ex ministro degli esteri spagnolo, da Benita Ferrero-Waldner, ex ministro degli Esteri austriaco e Commissario UE, da Sabri Bachtobji, segretario di Stato per gli affari esteri della Tunisia e da André Azoulay, Consigliere del Re del Marocco Mohammed VI. L’iniziativa ha lo scopo di riportare il Mediterraneo al centro dell’attenzione internazionale coinvolgendo il mondo scientifico e accademico e la società civile. Alla presentazione grande assente è stata l’Italia, nonostante il suo ruolo centrale nel mare nostrum. Ma questa assenza, le cui ragioni sono facilmente intuibili, ha purtroppo caratterizzato l’intera conferenza.

Nella foto in alto, l’intervento di Staffan De Mistura

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