Il rosso e il blu, ovvero esperienze in smart working

Capitolo 1: ieri, di pomeriggio

E’ una normale giornata di lavoro di questa nostra nuova vita, la vita in epoca COVID-19 dove tutti i giorni sembrano uguali. Nella testa i soliti pensieri di un piccolo borghese, la grande paura sembra passata e scongiurato (per chi di noi è stato fortunato) il pericolo del contagio. 

Ora siamo più preoccupati di continuare ad avere la dispensa strabordante, scorte di bagnoschiuma e dentifricio con le quali ci potremo lavare per i prossimi sei mesi anche dieci volte al giorno. 

Abbiamo un nuovo amico che ci rassicura e ci permette di continuare a sognare scorribande di shopping on line alla ricerca della res consolatoria, l’utile inutile. Il nostro amico è anche il nostro nuovo nemico e si chiama smart working”. Rappresenta un nuovo paradigma di sopravvivenza in chiave tempi moderni, la sopravvivenza nella giungla del terziario avanzato, ma è al servizio del cittadino, ci diciamo in molti, e con questa auto giustificazione andiamo avanti. Ma è anche una nuova sfida alle leggi fondamentali della fisica classica: Dio può essere ovunque, noi no. 

Per iniziare lo studio dell’adattamento dell’uomo allo “smart working” sarebbe di fondamentale importanza conoscere anche la proprietà dell’Impenetrabilità delle conference call, descritta dal principio che recita: “Se una call A costituita da un gruppo B per trattare l’argomento C occupa uno spazio/tempo (generalmente troppo), questo spazio/tempo non può essere occupato da un’altra call X costituita da un gruppo Y per trattare l’argomento Z”. Ma la Storia insegna, Galileo “sostenitore della teoria copernicana eliocentrica sul moto dei corpi celesti in opposizione alla teoria geocentrica, sostenuta dalla Chiesa cattolica” fu condannato per eresia e all’abiura forzata delle sue concezioni. Tra qualche mese anche noi potremmo essere costretti a rivedere le nostre antiche opinioni, figlie di una pre-COVID esistenza digitale. 

Ma oggi voglio essere rivoluzionario, mi concedo cinque minuti di distrazione, ben conscio che nell’ultima ora non ho risposto a dieci telefonate, che ho lasciato indietro cento problemi e che nei prossimi minuti potrei ricevere mille telefonate importantissime (per chi?). 

Mi affaccio dal balcone e vedo una scena che mi colpisce: un “barbone” cammina sotto casa mia con fare confuso. Lo osservo e in pochi secondi ridimensiono il pericolo, non è un “barbone” sovversivo che attenta alla sicurezza del mio condominio (ben più importante della sicurezza nazionale, sono italiano, quindi naturalmente propenso ad una visione feudale e fortemente campanilistica dello stato, prima il cortile e poi la nazione. Tranne che durante i mondiali o quando mi conviene). Comunque, non è un “barbone”, è semplicemente un uomo molto sporco che vaga. Ma non può vagare nel mio condominio! Sono un piccolo borghese e il mio condominio deve essere rispettabile. Lo perdo di vista. Inaccettabile! Si sarà nascosto e starà ordendo trame contro il mio patrimonio, e se andasse a rubare nelle cantine? 

Mi vesto scendo e lo trovo in un anfratto del cortile condominiale. Sta solo fumando una sigaretta al riparo dal vento perché ha freddo, mi dice che vive in questa zona da sempre (sarà vero? Mai visto). 

La situazione è ancora socialmente poco accettabile, deve andare via. 

Il “barbone”, un italianissimo uomo di 46 anni, chiede scusa e va via. Un particolare però in tutto questo mi colpisce e smuove qualcosa in me: è scalzo. Sul resto posso anche passarci sopra con una certa dose di indifferenza, ma un uomo non può affrontare i propri tormenti esistenziali a piedi scalzi. Gli dico di aspettarmi due minuti, salgo a casa, prendo un maglione vecchio, gli preparo due panini, raccolgo pochi euro da dargli per mangiare, non per questo mi sento buono o migliore di ieri. Mi va semplicemente di farlo. Ma, come detto, un uomo non può navigare tra le difficoltà della vita a piedi scalzi e così mi tolgo le scarpe da ginnastica che indosso e le metto in un sacchetto. Scarpe mediamente nuove, mediamente belle (per me) nel loro blu intenso in armonia con un rosso sangue, soprattutto mediamente mie. Porto giù il tutto e lo saluto. Con le scarpe potrai essere un uomo in difficoltà che non ha male ai piedi. Questo gesto mi fa sentire bene.

Capitolo 2: oggi, di pomeriggio

Dallo stesso balcone al settimo piano, consueta call in sottofondo (non la stessa di ieri, ma quasi), microfono disattivato, vedo in strada in lontananza un oggetto che mi colpisce, colori a me familiari. Un blu intenso in armonia con un rosso sangue: una scarpa, mediamente nuova, mediamente bella.

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