Nel 2013 il villaggio di Kalachi nella provincia di Akmolinsk (700 abitanti) in Kazakistan, balzò agli onori della cronaca a causa di una singolare epidemia di narcolessia che è perdurata fino al 2014.
Secondo le testimonianze, gli abitanti della “valle addormentata” arrivavano a dormire addirittura per una settimana di seguito, per poi svegliarsi senza ricordare nulla. Alcuni si sarebbero addirittura addormentati in piedi, altri al risveglio avvertivano una fortissima voglia di sesso, altri ancora restavano eccitati per un mese di fila. C’era pure chi restava stranamente immune dagli effetti.
Gli unici ad aver ricordato cosa fosse successo nei “giorni del grande sonno”, sarebbero stati due ragazzini, Rudolf Boiarinos e Misha Pliukhin, che hanno raccontato di aver visto lampadine che volavano, cavalli alati, le rispettive madri con otto occhi o con una proboscide da elefante, i loro letti infestati da serpenti e le loro mani divorate da lombrichi.
Per risolvere l’arcano fu pure interpellato un eminentissimo medico “sonnologo” Mikhail Poluektov, docente della cattedra di malattie e disfunzioni nervose della 1a Università medica di Mosca.
Il medico non fu in grado di emettere una diagnosi in quanto, ciò che accadeva nel villaggio non corrispondeva a nessuna delle 85 disfunzioni del sonno descritte dalla scienza, né era emersa alcuna patologia simile relativa agli studi sulle radiazioni.
Oggi, dopo aver brancolato nel nulla e dopo innumerevoli ipotesi, gli scienziati hanno escluso l’origine batterica o parassitica, come accade nella tripanosomiasi africana e ad hanno trovato il colpevole.
ORIGINE DEL GRANDE SONNO
A causare gli attacchi di sonno sarebbe stato il monossido di carbonio o del gas radon esalato da una miniera di uranio, chiusa negli anni ’90 dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Il radon in effetti viene utilizzato in medicina durante gli interventi chirurgici ed ha gli stessi effetti anestetici dello xeno. La sua durata sedativa dura tuttavia al massimo un’ora. L’esalazione si manifesterebbe solo in presenza di eventi geologici o chimici particolare, ma gli scienziati non ne hanno ancora individuato le origini. Unica cosa certa è che nessuno dei minatori che vi lavorava è mai stato vittima della narcolessia e che le impennate di casi si sarebbero registrati quando vi era un improvviso aumento della temperatura.
Piccolo particolare: dalle indagini topografiche è emerso che ad essere colpiti erano soprattutto coloro i quali presentavano un eccesso di liquido interstiziale nel cervello o un edema cerebrale.
di Simona Mazza
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