Il mare: c’è chi lo protegge…

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Il mare è la risorsa più preziosa che la Terra ci offre, eppure noi uomini non facciamo che danneggiarlo pescando (e decimando) specie protette, gettandovi tutto il possibile, inquinandolo in ogni modo. Ma c’è chi dedica la propria professionalità e la propria vita a cercare di salvaguardare questo bene inestimabile. Nella giornata di ieri sono state presentate due importanti invenzioni tecnologiche per tutelare le acque che ricoprono il nostro pianeta. Dal Virginia Institute of Marine Science, negli Usa, è giunta l’invenzione di biosensori progettati per ripulire il mare inquinato. Questi piccoli organismi sono come gli anticorpi che produce il sistema immunitario per combattere la minaccia di qualche virus o batterio. I biosensori, in base agli esperimenti effettuati finora e riportati sulla rivista Environmental Toxicology and Chemistry, producono risultati in maniera molto più rapida rispetto alle tecnologie più avanzate utilizzate fino ad ora. I primi esperimenti sono stati fatti nelle acque di 2 fiumi: in 10 minuti, e al costo di pochi centesimi, i biosensori hanno analizzato l’acqua individuando gli inquinanti. Per ottenere gli stessi risultati in laboratorio occorrono molte ore e oltre 1000 dollari a test. L’invenzione è un miscuglio di tecniche “rubate” dai laboratori di biologia e di farmacia per attivare degli anticorpi monoclonali, a cui sono aggiunti i sensori elettronici. L’esperimento è partito dalla vaccinazione dei topi verso i contaminanti, così i loro organismi hanno prodotto degli anticorpi per combattere questi “intrusi”, come gli idrocarburi. Gli anticorpi vengono usati come campione per produrne grandi quantità monoclonali; infine vengono aggiunti i sensori elettronici che segnalano quando, questi anticorpi monoclonali, si legano con gli inquinanti. Un’altra importante novità riguarda il progetto europeo Argomarine, finanziato dall’Unione Europea con 3,3 milioni di euro. Il progetto ha modificato gli AUV, i veicoli sottomarini autonomi creati dalla Nato, i quali sono stati dotati di sensori in funzione di “naso” e “orecchie” con cui avvistare idrocarburi in mare e segnalare, alla base, le invasioni di barche o di gommoni nelle aree marine protette. Ieri mattina c’è stato il primo test per verificare la funzionalità degli AUV: un gommone ha invaso un’area protetta e immediatamente il veicolo ha mandato l’allarme. Test assolutamente riuscito, quindi. La speranza è che l’impegno di queste persone non sia vanificato dalle nostre cattive abitudini, ma che l’uomo capisca di avere un vero tesoro attorno a sé e sappia prendersene cura impegnandosi a rispettarlo, perché non dimentichiamo che l’acqua è fonte di vita!

Rosa di Matteo

Foto: vacanzaviaggio.com

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