Il circuito delle mafie

Cover Contro rivoluzioniA mantenere viva l’attenzione sul problema della lotta alla mafia ci ha pensato questa volta la rivista italiana di geopolitica Limes che dedica l’ultimo numero al “Circuito delle mafie”. In occasione della sua presentazione, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, sede di rappresentanza della Presidenza del Senato, sono intervenuti Piero Grasso e Rosy Bindi, Presidente della commissione Antimafia, la quale ha individuato nel rapporto tra mafia ed economia, il problema più urgente da affrontare partendo da un aggiornamento della nostra legislazione antimafia che, pur essendo bisognosa di essere rivisitata, rimane tuttavia un modello nel mondo. Per combattere l’enorme capacità di penetrazione con cui l’economia “malata” inquina l’economia “sana”, è necessario realizzare (con la mente libera da qualunque tipo di condizionamento) la tanto agognata riforma della giustizia. Un tessuto sociale debole e la mancanza di lavoro soprattutto per le giovani generazioni, rendono più facile l’azione della mafia.

Per il Presidente del Senato, Piero Grasso, l’accettazione a livello sociale di comportamenti disonesti e, peggio ancora, l’assuefazione alla corruzione, al lavoro nero, all’evasione fiscale, fanno perdere la consapevolezza di quanto il bene comune sia un valore dal quale dipende la sopravvivenza stessa di una società. Purtroppo, al contrario, la situazione dalla quale non si riesce ad uscire ha la sua principale causa in una crisi del senso di responsabilità sociale e dal radicamento di comportamenti scorretti sul piano etico. La lotta più dura da affrontare comincia proprio da questa consapevolezza: “si può e si deve sconfiggere la mafia e la sua mentalità”, intervenendo soprattutto nei programmi educativi, adottando politiche sulla famiglia, mettendo in grado i territori locali di attirare investimenti e risorse professionali, favorendo così le condizioni di uno sviluppo concreto, reale, di una società che rischia sempre più di sprofondare su un terreno melmoso dove l’erba buona fatica a crescere.

Mentre ”La mafia teme la scuola più della giustizia perché l’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”, diceva un grande personaggio simbolo della lotta al crimine organizzato in Italia, Antonino Caponnetto, magistrato italiano; fu lui a guidare il Pool antimafia ideato da Rocco Chinnici nel 1980.

La mafia si è ormai “mondializzata”, rendendo così globale anche quell’economia illegale sulla quale essa si fonda, vive e prolifera. Il fenomeno mafioso contemporaneo ha assunto un carattere che non si esaurisce nella vita interna agli Stati ma il suo “circuito”, appunto, che diventa argomento di studio per la geopolitica, collegando tra di loro la politica con l’economia, è arrivato al punto di avere la capacità di influenzare i rapporti tra gli Stati inquinandone l’economia e corrodendone la democrazia.

“La globalizzazione dell’economia” ha detto Grasso “ha cambiato il volto al crimine organizzato che è sempre più simile ad un’impresa commerciale transnazionale, caratterizzata dal multi-traffico, cioè dalla fornitura simultanea di diverse tipologie di beni e servizi illegali. La criminalità organizzata ha raggiunto proporzioni macroeconomiche”; secondo lui, il compito delle istituzioni è “riaffermare il ruolo e la forza della decisione politica perseguendo politiche pubbliche capaci di operare su quelle condizioni sociali economiche e culturali che maggiormente favoriscono il radicamento delle mafie in Italia”…….

“La mafia si può e si deve sconfiggere”, dice Grasso……..Abraham Lincoln diceva che una volta deciso che la cosa può e deve essere fatta, bisogna solo trovare il modo……nella lotta alla mafia, però, suonano perentorie ed inquietanti altre parole, quelle del compianto Paolo Borsellino, che fece della lotta alla mafia la sua principale ragione di vita: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”…….

I latini solevano pronunciare questa massima: “Qui habet aures audiendi, audiat” meglio conosciuta (soprattutto perché ricorre spesso nei vangeli), nell’italiano “Chi ha orecchie per intendere intenda”…

di Redazione

foto: huffingtonpost

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.