Il branco di Colonia

coloniaC’era una volta, nelle strade delle città tedesche, la libertà di camminare indisturbate. A ogni ora del giorno e della notte. C’era una volta, per le donne tedesche, la consapevolezza della sicurezza e del rispetto, appendici non secondarie delle conquiste ottenute per l’emancipazione e per l’eguaglianza sociale, nel privato come nel pubblico, a casa come nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle strade e nelle piazze.

In Germania l’emancipazione femminile è cominciata subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, in largo anticipo rispetto ad altri paesi europei. Il riconoscimento del diritto di voto, le donne tedesche l’avevano avuto già nel 1919, in Italia è arrivato nel 1946. La storia tedesca degli ultimi due secoli è ricca di personaggi femminili, intellettuali e scrittrici in primis, che si sono impegnate nella causa dell’autodeterminazione della donna, del suo valore nella società, della sua importanza nelle relazioni all’interno delle istituzioni, della politica e della famiglia.

Poi c’è stato il femminismo come movimento di massa. Pur non senza critiche e ancorché in modi e tempi diversi nei vari paesi occidentali, il femminismo ha contribuito a creare la parità giuridica tra uomini e donne e a vincere importanti battaglie civili come quelle per il divorzio, per il controllo delle nascite e per l’aborto.

Quanto a diritti delle donne, nel resto del mondo c’è ancora molto da fare. In particolare c’è molto da fare nei paesi di religione musulmana, dove le donne sono ancora ben lungi dal vivere in una condizione di parità con gli uomini. Negli ultimi anni i flussi migratori hanno portato, in Europa più che altrove, le diverse culture a contatto e le differenze sono apparse più evidenti.

La notte di San Silvestro nel cuore di Colonia, nello spazio di un campo di di calcio e nell’arco di una manciata di minuti, sono avvenuti reati contro la persona, perpetrati esclusivamente nei confronti di donne, molestate da gruppi di uomini, in prevalenza nordafricani e arabi. Le testimonianze parlano di una folla di un migliaio di uomini che da soli o in piccoli gruppi hanno aggredito, derubato, molestato e in alcuni casi persino violentato le donne presenti nella piazza tra la stazione ferroviaria e il duomo della città. L’episodio ha causato un acceso dibattito sull’integrazione e sull’accoglienza ai rifugiati. Temi complessi e controversi intorno ai quali la società tedesca rischia ora di spaccarsi.

A tutt’oggi, circa 750 donne hanno esposto denuncia contro gli autori dei misfatti, in grandissima parte rimasti senza nome. Individui che hanno approfittato del clima di festa, del rumore dei botti, dell’ingenuità delle donne presenti sulla piazza. Confusi nel branco, hanno trovato un coraggio che invece è solo vigliaccheria.

La gravità dell’episodio è fuori dubbio e tuttavia molta ponderazione è necessaria prima di pronunciare un verdetto di colpevolezza che colpisca indiscriminatamente tutti i profughi. Che si trattasse di un branco di balordi è poco ma sicuro, che fossero organizzati è stato smentito dalla stessa polizia che ha anche ammesso le proprie responsabilità per non aver reagito prontamente e adeguatamente alla gravità della situazione. Molti erano ubriachi, il che di per sé non rappresenta un attenuante semmai pone un quesito sulla reale appartenenza alla fede islamica, che come noto vieta il consumo di bevande alcoliche.

La strumentalizzazione dell’episodio di una parte della politica e della società non si è fatta attendere, col risultato che ben più massicci sono stati, nei giorni successivi, gli interventi della polizia per evitare una escalation delle manifestazioni di protesta e di contro-protesta. Ci sono stati anche episodi di razzismo e di linciaggio. Piccoli branchi a caccia di capri espiatori. Dalli allo straniero.

Nel 2015 in Germania sono arrivati, e sono stati registrati, un milione e novantamila profughi, oltre la metà dei quali siriani, iracheni e afgani. Le domande d’asilo sono state 470.000 (la differenza tra il numero di registrati e domande di deve al fatto che gran parte degli arrivi sono avvenuti a partire dal mese di agosto e ai tempi burocratici connessi con le richieste d’asilo, ndr). L’accoglienza dei cittadini tedeschi è stata, inizialmente, calorosa e generosa. Poi calore e generosità si sono ridimensionati, ma rimane encomiabile il grande sforzo della politica e della società tedesche di farsi carico, più che altrove in Europa, di gran parte del drammatico flusso migratorio avvenuto nell’ultimo anno.

Torniamo alle molestie e alle violenze sessuali. Secondo dati resi pubblici dalla polizia tedesca, ogni giorno in Germania venti donne subiscono una violenza. Questo numero è solo la punta dell’eisberg, giacché svariati studi hanno stimato che in circa il 90% dei casi la denuncia non viene fatta. Durante la sua vita una donna tedesca su sette è vittima di violenze, che spesso avvengono tra le mura domestiche, perpetrate dal proprio partner. Una su due è vittima di molestie. Gli autori, nella maggioranza dei casi, non sono né sconosciuti, né membri di un branco, né stranieri portatori di una diversa cultura. Sono soltanto uomini. Uomini e basta. Anche la notte di San Silvestro a Colonia erano uomini.

La presenza in Europa di milioni di profughi e di stranieri comporterà e richiederà una profonda trasformazione e ristrutturazione della società. Per poter attuare la ristrutturazione sarà necessaria un’analisi approfondita delle differenze culturali esistenti. Per comprendere le diverse culture e per mediare saranno necessarie competenze specifiche. Saranno necessarie intelligenza, sensibilità e cultura.

La migrazione rappresenta la grande sfida del nostro tempo. Una sfida da cogliere e da vincere. Perderla vorrebbe dire dover affrontare scenari ben più drammatici, alcuni dei quali già vissuti in un passato neanche troppo lontano. La condizione femminile sarà uno dei principali fattori di successo della sfida, perché rappresenta il metro del progresso di una comunità.

di Pasquale Episcopo 

foto: Süddeutsche Zeitung

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