I nodi da sciogliere sul decreto 80 euro

20140418_c5_renzimatteoI tecnici del Servizio Bilancio del Parlamento hanno sollevato ragionevoli dubbi sul Dl Irpef da 80 euro. Prima di loro anche i tecnici del Senato avevano evidenziato delle significative anomalie, almeno circa la definizione della platea dei beneficiari (i redditi sotto 24mila euro annui, con un ulteriore scaglione di beneficiari – ad azzerarsi – fino a 26mila euro), come evidenziato nell’articolo 1 del decreto stesso, cioè quello del calo sul cuneo fiscale.

Gli esperti hanno chiesto dunque al Governo dei chiarimenti “in merito al mancato utilizzo di dati più aggiornati disponibili”, tanto che in queste ore si sta esaminando ogni passo del dl. Utile precisare che gli emendamenti potranno essere consegnati al massimo fino alle 12 di domani e il Dl dovrà essere approvato in via definitiva entro il 23 giugno.
Del resto, era stata effettuata una simulazione prendendo in esame i redditi relativi al 2011, estrapolati al 2014, ma i criteri destano perplessità perché “Se da un lato potrebbero risultare incrementati i soggetti cosiddetti incapienti o senza reddito di lavoro dipendente (riducendo quindi il numero dei beneficiari), dall’altro lato potrebbero rientrare nel beneficio soggetti che nel 2014 realizzano redditi inferiori rispetto a quelli del 2011″, dunque a oggi la platea “potrebbe aver subito un cambiamento significativo sia dal punto numerico sia dal punto di vista del reddito”.
Francesco Boccia, presidente della Commissione bilancio di Montecitorio ha intanto fatto sapere che, poiché il provvedimento è arrivato alla Camera dopo 50 giorni, “le modifiche, che molti desideravano, dubito che possano essere fatte”. Dunque “Non possono esserci ostacoli alla conversione del decreto Irpef saranno mantenuti gli obiettivo di confermare il bonus degli 80 euro il 27 giugno e di renderlo stabile”.

Ma ecco nel dettaglio quali rilievi sono stati presi in esame:

Tagli ai Comuni: si legge a tal proposito che “andrebbero valutati i profili inerenti la sostenibilità per il comparto comunale del taglio addizionale dei trasferimenti e il rischio che tale riduzione possa incidere sulle risorse necessarie a garantire lo svolgimento delle funzioni fondamentali dei Comuni”.

Gettito Irap. “ In base alle informazioni disponibili si rileva che la riduzione del gettito in termini di competenza (stimato in 2.059 milioni annui) corrisponde ad una quota inferiore al 10% (misura della riduzione introdotta dal dl in esame) del gettito Irap settore privato realizzato nel 2013 (24.813 milioni). Sul punto appare opportuno acquisire dei chiarimenti in merito alle motivazioni sottostanti tale differenza”. ”Andrebbero altresì fornite maggiori informazioni in merito ai criteri adottati per l’estrapolazione al 2014 dei dati riferiti al 2011. Ciò con particolare riferimento all’andamento Irap del settore privato che, nonostante la crisi che ha interessato il periodo oggetto di estrapolazione, presenta un gettito crescente (23.962 milioni nel 2011, 24.422 nel 2012 e 24.813 nel 2013)”. La quantificazione del gettito derivante dalla maggiorazione delle aliquote sulle rendite finanziarie, desta qualche perplessità, che dal prossimo luglio verranno tassate dal 20 al 26%. I tecnici sottolineano che la relazione tecnica “non appare considerare effetti di sostituzione. In particolare, andrebbe valutata la possibilità che gli investitori scelgano di sostituire l’investimento effettuato in attività finanziarie, soggette all’incremento previsto, con altre attività finanziarie per le quali permane il livello di tassazione attuale o con attività reali (immobili). Sul punto appare opportuno acquisire l’avviso del Governo”.

Quote Bankitalia. “Appare opportuno che vengano forniti elementi di maggior dettaglio al fine di verificare la stima effettuata, con particolare riferimento alla definizione dell’importo complessivo, pari a 6,9 miliardi, su cui si applica l’imposta sostitutiva, tenuto conto della significatività del gettito atteso”.

Rinvio Tasi. Poiché la deroga del 2014 fa slittare il pagamento della prima rata a ottobre o a dicembre per i Comuni ritardatari “appare articolata e suscettibile di recare effetti finanziari con particolare riferimento a due aspetti”. Sul dossier, i tecnici evidenziano infatti un primo grumo riguardo agli interessi sulle anticipazioni corrisposte ai Comuni. “In proposito si segnala che, pur considerando che le somme erogate sono recuperate nel corso dell’anno, andrebbero prudenzialmente valutati gli effetti in termini di maggiori spese per interessi a carico del Bilancio dello Stato sulle quote corrisposte a titolo di anticipazione”. “Tenuto conto che la normativa vigente prevede un limite massimo di aliquota Imu+Tasi, l’erogazione di una somma anticipata calcolata sulla base dell’aliquota ordinaria Tasi potrebbe risultare eccessiva nei Comuni che, pur non avendo deliberato in materia di Tasi, abbiano applicato elevate aliquote Imu e, conseguentemente, dovranno applicare aliquote Tasi ridotte”.

Tagli alle partecipate statale nel Dl Irpef. Vi sarebbero “alcune criticità che potrebbero incidere sull’effettivo conseguimento dei risparmi attesi“. in quanto secondo i tecnici “la riduzione dei costi potrebbe venire bilanciata da una riduzione dei ricavi. Inoltre potrebbero riscontrarsi difficoltà operative che rendano di fatto impraticabile, in parte, la riduzione dei costi imposta dalla legge”.

Debiti della pubblica Amministrazione.La normativa del Dl “appare suscettibile di determinare un incremento del debito pubblico in misura pari all’ammontare dei debiti di fornitura della Pa che saranno oggetto di cessione al sistema finanziario”. In particolare andrebbero inoltre effettuati “chiarimenti in merito alla tempistica di riscossione dell’Iva” dal pagamento dei maggiori debiti Pa. “Infatti la quota Iva inclusa nello stimato pagamento dei 5 miliardi di debiti della pubblica amministrazione – pari a 650 milioni di euro – potrebbe essere suscettibile di non immediato incasso nell’anno 2014″.

di Simona Mazza

foto: ilgazzettino.it

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