Gravidanza, l’importanza della cardiotocografia

Per cardiotocografia (CTG) si intende la registrazione, che viene fatta mediante uno specifico apparecchio, della frequenza cardiaca fetale, della presenza o l’assenza di attività contrattile e di movimenti fetali. Un trasduttore esterno chiamato “toco” registra le contrazioni uterine e un sensore esterno ad ultrasuoni rileva la frequenza cardiaca fetale; entrambe  vengono contemporaneamente registrate su un quadrante luminoso e su di un tracciato ed è possibile ascoltare il battito del feto. La futura mamma viene posizionata su un lettino semi seduta oppure sdraiata su un fianco sinistro. La durata prevista è di circa 30 minuti. Questo è un controllo irrinunciabile ed importante che ci consente di  monitorare il feto a rischio, di valutare il suo stato di salute e la prognosi perinatale. Nella gravidanza patologica viene effettuata a partire dalla 26°-28° settimana di gestazione; in una gravidanza fisiologica  può essere eseguita a partire dalla 36° settimana di gestazione. Il nostro Sistema Sanitario Nazionale prevede l’esecuzione di un tracciato cardiotocografico a settimana a partire dalla 36° fino alla 40° (ovviamente se questo non mostra alcun segno di sofferenza fetale). Dobbiamo, però, accettare che la CTG non è in grado di fornire tutte le informazioni richieste. Senza dubbio, essa contiene dati importanti ed esistono due situazioni in cui la CTG fornisce dati validi sulle condizioni del feto: una CTG normale, reattiva identifica un feto sano, non affetto dagli esiti del travaglio; una CTG con la completa perdita di reattività e variabilità identifica un feto che non è in grado di rispondere agli stimoli. E’ reattiva quando la frequenza cardiaca di base è compresa tra 120-160 battiti al minuto, c’è la presenza di accelerazioni del battito, di movimenti fetali e inoltre è variabile. La variabilità della frequenza cardiaca fetale è l’espressione delle continue oscillazioni del battito che sono determinate fisiologicamente in risposta al complesso di stimoli che raggiungono il feto nel suo ambiente; è quindi indice di reattività che riflette il benessere e la capacità di adattamento del feto. Lo scopo primario della cardiotocografia è l’individuazione della sofferenza fetale e la prevenzione della morte intrauterina. L’abilità nell’interpretare la CTG è particolarmente utile in tutte le situazioni di rischio. Una corretta valutazione delle condizioni fetali attuata senza trascurare le condizioni cliniche materne permette di poter intervenire per ridurre le complicanze materno-fetali.  

Ostetrica Angela Ricci

Foto: blog.corsopreparto.com

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