Giovanna D’Arco: tra Dio ed eresia

Jeanne d'ArcAncora fanciulla, Giovanna d’Arco combatte alacremente contro gli inglesi per liberare la Francia, occupata nel corso della Guerra dei Cent’anni. Bruciata sul rogo come strega ed eretica, verrà riabilitata 25 anni dopo e nel 20º secolo diverrà Santa.

Giorni di guerra

Dalla gelida Inghilterra bassomedievale, da quell’isola con il cielo bigio ed i venti nordici che battono alle porte, imperiosi come un secondo re, dalle fredde acque che ne lambiscono le aspre coste, celando villaggi e piatte campagne esposte ai nemici, la Francia doveva apparire splendente, oltre che strategicamente fondamentale. E la storia insegna che la conquista di una terra ricca di potenzialità naturali, commerciali e militari è un buon motivo per muovere guerra. Ben lo sapevano i Plantageneti che, sin dal secolo XII, non avevano celato la loro conflittuale vicinanza alla monarchia francese.

Non sorprende, dunque, che, nel 1337, l’inglese Edoardo III, nipote di Filippo IV il Bello, approfitti del vincolo parentale per assumere il titolo di re di Francia, ottenendo, tuttavia, nulla più della mera corona. La nazione, infatti, gli è in gran parte nemica, talché, per completare l’opera di conquista, dal 1339 al 1453 l’Inghilterra ingaggia con la Francia un’aspra guerra passata alla storia come Guerra dei Cent’anni.

Avanzate e ritirate; vittorie e sconfitte si alternano a lungo, così come si avvicendano molti re sul trono di Francia, alcuni inglesi, a ciò legittimati da collegamenti dinastici e prevaricazione militare.

In questo lungo, estenuante conflitto, i francesi sembrano avere troppo spesso la peggio e le sorti della guerra lentamente piegano a favore dell’Inghilterra, tanto che nel 1429 la Francia è ad un passo dal perdere la propria identità nazionale. Il sovrano inglese Enrico V, con il sostegno politico e bellico dei borgognoni, infatti, conquista la Francia del nord e, quale genero di Carlo VI, in quanto maritato con Caterina di Valois, detiene le leve del trono di Francia al posto dell’erede designato, Carlo VII detto il Bastardo.

Tuttavia, con l’assedio di Orléans, il destino francese cambia. Ed è un destino strettamente legato alla carismatica figura di Giovanna d’Arco, che sostiene Carlo VII contro l’inglese Enrico VI, nel frattempo succeduto al padre sul trono d’Inghilterra e di Francia.

Nascita d’una vocazione

2) Libretto VerdiGiovanna conduce una vita spensierata, nei primi anni della sua esistenza. Impara a filare ed a ricamare, pur rifiutando gli altri lavori femminili. Ben presto, però, la sua forte religiosità presta orecchio a voci inudibili emesse da diafani volti che solo lei è in grado di vedere. Ha 13 anni quando afferma di ricevere messaggi da S. Michele, S. Caterina e S. Margherita. Attraverso di loro Dio le descrive i mali della Francia e le indica la via per risolverli: gli inglesi devono essere cacciati. I Santi la stimolano ad agire. Inizia così la sua avventura bellica.

Non è facile far comprendere ai genitori la sua missione. Il padre è una persona umile, un pastore, e la madre, una donna di casa e di campagna, semplice e molto religiosa. Il legame tra madre e figlia, però, è tale da superare qualunque dubbio, sicché Giovanna troverà in lei un’amica, che non solo riuscirà a capire e condividere i suoi piani, ma coinvolgerà in ciò anche il marito.

Dotata di un animo temerario, armata di viva speranza e di quella peculiare forza che scaturisce dalla Fede, la piccola Giovanna lascia presto Domrémy, il paese natio. “Il cielo mi aveva promesso di mandarmi un segno, ed ecco egli mi ha mandato quest’elmo; da lui esso mi giunge, il suo ferro mi penetra di una forza divina, il coraggio dei cherubini m’infiamma, con l’impeto dell’uragano mi spinge ad entrar nella mischia; odo il grido di guerra, giunge il destriero e squillano le trombe” scrive Schiller nella sua Pulzella d’Orléans, poi mirabilmente musicata da Verdi. Sotto l’egida delle sue ferventi convinzioni, nel 1429 Giovanna si reca da Carlo VII, ottenendo da questi la possibilità di condurre un esercito in soccorso dell’assediata Orléans.

3) assedio di orleansTra i mesi di maggio e luglio di quell’anno, combattendo a fianco della resistenza francese, Giovanna infiamma gli animi dei soldati, decuplicando la loro forza ed il loro coraggio, e contribuisce alla liberazione di Orléans, sconfiggendo gli anglo-borgognoni nella battaglia di Paty. Il 17 luglio Carlo VII viene consacrato re di Francia a Reims. Interessante notare come alla cerimonia di consacrazione assistano, orgogliosamente, anche i genitori di Giovanna, i quali, dunque, confermando con la loro presenza d’aver superato ogni dubbio, appoggiano apertamente il suo eroico apporto al nazionalismo francese, unendosi al coro di consensi.

Purtroppo il neo incoronato re non sostiene Giovanna con altrettanto entusiasmo. Poco dopo, infatti, le nega un’adeguata azione militare; anzi, a voler essere più precisi, la abbandona a se stessa. Giovanna, tuttavia, nient’affatto intimorita dalla povertà di mezzi a sua disposizione, tenta comunque la liberazione di Parigi, rimanendo ferita; quindi, nella primavera dell’anno successivo, con una compagnia di appena 200 uomini, incurante della sproporzione di forze rispetto a quelle, ingenti, di cui dispongono l’Inghilterra ed i suoi alleati, marcia su Compiègne ed il 24 maggio, al ritorno da una ricognizione oltre l’Oise, cade prigioniera dei borgognoni. Gli inglesi richiedono subito l’intervento dell’Inquisizione e, boicottando il commercio inglese con i Paesi Bassi, costringono il duca di Borgogna e conte della Fiandra a cedere Giovanna, affinché sia consegnata al Tribunale ecclesiastico di Rouen.

4) Carlo VIICarlo VII, in tutto questo, non muove un dito per salvarla, offrendo l’ennesima prova di spregevole bassezza nei suoi confronti.

Un processo ecclesiastico

La scelta inglese di sottoporre Giovanna ad un processo ecclesiastico in Francia risponde ad un ben preciso disegno politico: lasciando che fosse la Francia a giudicarla, l’Inghilterra avrebbe evitato il tipico rimbalzo di popolarità che lucrano i prigionieri politici giudicati dallo straniero, quand’anche vincitore della guerra. Solo il giudizio dei connazionali poteva, infatti, confutare il suo ruolo di eroina di Dio; e tale confutazione era assolutamente necessaria al fine di minare la forza del nazionalismo francese di cui Giovanna era simbolo. Al contrario, se ad emettere la condanna fossero stati direttamente gli inglesi, questi sarebbero apparsi come abitatori degli inferi giunti in terra francese per uccidere un emissario di Dio. Scrive lo storico Michelet: “Se la Pulzella non fosse stata giudicata e bruciata come strega, se non si fossero attribuite al demonio le sue vittorie, esse sarebbero sembrate all’opinione popolare dei miracoli, cioè opera di Dio; se Dio era contro gli inglesi, essi erano stati giustamente legittimamente sconfitti”.

Giovanna, dunque, cade nelle spire stringenti dell’Inquisizione.

L’aver affidato il processo ai francesi non implica, da parte dell’Inghilterra, l’accettazione dell’alea di un esito assolutorio. E’ tutto scritto sin dall’inizio. Nulla lasciando al caso, gli inglesi si sono nell’ombra assicurati che la condanna a morte giunga inesorabile: figurano nella manica inglese, infatti, sia il vescovo Pierre Cauchon, presidente del Tribunale ecclesiastico, sia la quasi totalità del consesso giudicante, composto da monaci, preti e dotti dell’Università di Parigi, esponenti, per interesse o per paura, dell’intellighenzia teologica anglofila.

Tra il 9 gennaio ed il 30 maggio 1431 Giovanna viene sottoposta a pressanti interrogatori. Nulla tralascia l’Accusa: dall’eretica affermazione d’essere stata spinta alla guerra dalle voci dei Santi, alla corona di Carlo VII, a suo dire proveniente direttamente da un Angelo, così come all’assalto di Parigi fatto in un giorno di festa; dai suoi abiti maschili, al suo rifiuto di recitare il Padrenostro in aula di giustizia. Sono molti i crimini di cui è accusata, commessi contro l’ortodossia cattolica.

Giovanna non viene sempre escussa nello stesso luogo; a volte l’interrogatorio avviene nella cappella del castello di Rouen, altre si sposta nella sala grande dove è ammesso anche il pubblico, ed altre ancora in prigione con la ragazza in ceppi. Ogni cosa pur di gravare le sue spalle con il peso del processo e della religiosità ortodossa che esso esprime. Eppure nulla scalfisce la forza di questa giovane donna, che, a testa alta, risponde spesso con ineccepibile piglio alle domande che le vengono poste ed agli obblighi che le vengono imposti: “Ho giurato ieri, dovrebbe bastarvi”, esclama in più di un’occasione.

Il vescovo Cauchon, nel tentativo di domarla, sempre più fa sfoggio dell’immenso potere della Chiesa, contro il quale la fanciulla non può nulla. Le ricorda, ad esempio, che dal castello di Rouen non potrà fuggire come fece a Beauvoir, dove saltò giù dalla torre. Neppure questa ostentazione di potenza, però, intimorisce Giovanna, la quale replica seccamente:“Non accetto alcuna proibizione”.

Le viene chiesto di rimettersi all’autorità della Chiesa. Giovanna afferma di rimettersi alla volontà di Dio, della Vergine e dei Santi che sono, o dovrebbero essere, una cosa sola con la Chiesa. È ben chiaro a tutti a quale Tribunale Giovanna intenda rispondere; un Tribunale sicuramente superiore a quello che la sta giudicando. Ecco! E’ stato, infine, toccato il nervo scoperto, il clou del dissidio politico, polla del processo e delle aspre accuse: la differenza tra Chiesa trionfante, Dio, e Chiesa militante, il Papa. “Sono stata mandata al re di Francia per volontà e comandamento di Dio”, afferma, titanica, la fanciulla. Nulla di più offensivo e pericoloso, per quel Tribunale. In questa frase è racchiuso non solo il pensiero di Giovanna, ma l’inizio della sua fine, il vero motivo della sua condanna.

La condanna

5) giovanna darco sul rogoNel mese di maggio il processo si fa più duro. Il 9 Giovanna entra nella sala dei tormenti ed il 24 dello stesso mese le viene estorta una ritrattazione nel cimitero dell’abazia di Saint-Ouen, di fronte alle fascine di legna già allestite per un rogo. Nulla di tutto ciò la piega. Il 28 maggio ella afferma d’aver ritrattato perché obbligata a farlo e riconquista la libertà delle proprie opinioni: i suoi pensieri restano saldi, restano quelli di sempre. Si dichiara pronta a morire per questo ed è ciò che accade due giorni dopo.

Mercoledì 30 maggio. La piazza del Mercato Vecchio di Rouen è affollata. Il rogo viene allestito in prossimità della chiesa di Saint-Sauveur. Giovanna indossa una tunica di tela di sacco, eppure non è mai stata così splendente: tanta è la sua forza morale. Cauchon legge la sentenza e definisce Giovanna “scismatica, idolatra, invocatrice di diavoli”. La folla non ha voce neppure per mormorare: quelle accuse non collimano con lo sguardo della pulzella.

Mentre il fuoco l’avvampa, una sola parola esce dalla bocca della condannata; è un’invocazione,Jesus, e lo stupore coglie tutti i presenti perché nessun diavolo, nel fuoco, invocherebbe Dio. Un inglese esclama: Siamo perduti: abbiamo ucciso una santa!. Così è, in effetti. Dopo un lungo processo di riabilitazione, iniziato nel 1450, dopo che Carlo VII aveva riconquistato Rouen, e conclusosi il 7 luglio 1456, Giovanna sale la dorata scala della purezza e della santità, sebbene quasi mezzo millennio dopo la sua atroce esecuzione. Nel 1895 è Venerabile per papa Leone XIII; nel 1909 diviene Beata per volere di papa Pio X; ed, infine, nel 1920, è dichiarata Santa da papa Benedetto XV. Viene, in tal modo, aggiunto un importante tassello conoscitivo alla mirabile figura di questa ragazza, che resta tra le più discusse e complesse della storia: guerriera, mistica, Santa, visionaria, persino schizofrenica, ma soprattutto coraggiosa eroina della Francia libera.

di Raffaella Bonsignori 

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